Dodici
brevi ritratti dedicati alle donne dei Medici, figure femminili sconosciute
alla maggior parte delle persone a meno che non siano storici o cultori della
Toscana medicea come scrive Paolo Ermini nella presentazione del libro.
Se
tutti più o meno conoscono, anche solo i nomi, degli esponenti maschili della
dinastia, pochi sono informati o si
soffermano sull’importanza che ebbero alcune donne di questa illustre famiglia.
Daniela
Cavini (autrice di “Storia di un’altra Firenze”), attraverso questi dodici camei prova a fare luce su queste figure
femminili che furono a loro modo protagoniste della storia sebbene spesso
dimenticate o peggio ancora talvolta vilipese.
Il
primo ritratto che incontriamo è quello della madre di Lorenzo il Magnifico Lucrezia Tornabuoni, moglie di Piero il
gottoso, colei che il suocero Cosimo il Vecchio definì l’unico uomo della famiglia. Dapprima sostegno per il marito spesso
malato e poi per il figlio al quale di fatto consegnò praticamente intatto il
patrimonio familiare, patrimonio che Lorenzo non fu altrettanto bravo a
gestire.
Fu
proprio la mente acuta di Lucrezia a ritenere che fosse giunto il momento
adatto per fare il salto di qualità procurando al figlio una moglie di nobile stirpe
e la scelta ricadde su Clarice Orsini.
Clarice Orsini fu la prima
straniera ad entrare nella famiglia Medici e come tutte le straniere non fu
mai accettata dal popolo. Non fu un matrimonio d’amore, Clarice onorò il suo
compito e diede al magnifico nove figli, ma non si adatto mai ai costumi
fiorentini e si scontrò spesso con il marito per l’educazione da impartire alla
prole. Fu lei ad individuare nella cugina Alfonsina Orsini la moglie più adatta
al primogenito Piero, detto in seguito Piero il fatuo.
Alfonsina Orsini è forse una
delle meno conosciute di queste figure femminili. Quando nel 1494 i Medici
furono nuovamente cacciati da Firenze a seguito dell’arrivo dei francesi lei restò da sola
per un anno nel palazzo di via Larga a presidiare i beni di famiglia prima di
risolversi a riunirsi al marito. Dopo la morte di questi poté dare sfogo a
quella che la storia definì ambizione smisurata, ma che se fosse appartenuta ad
un uomo probabilmente sarebbe passata per astuzia e intraprendenza. Sta di
fatto che riuscì ad accasare i figli in modo molto conveniente: la figlia
Clarice sposò infatti il banchiere Filippo Strozzi e il figlio Lorenzo, per il
quale la madre era riuscita ad ottenere dal cognato papa Leone X il Ducato di
Urbino, sposò la nipote del re di Francia Madeleine de la Tour d’Auvergne,
Purtroppo Lorenzo e la moglie morirono entrambi a distanza di pochi giorni
l’uno dall’altro, dopo solo un anno di matrimonio quando la figlia Caterina
aveva solo qualche giorno di vita.
Oltre
alle pagine dedicate a Caterina de’
Medici e a Maria de’ Medici le due
regine di Francia, la prima passata alla storia come la regina nera, l’avvelenatrice
e la discepola di Machiavelli e la seconda come la mercantessa di Firenze superficiale, superba e dallo scarso senso
politico, troviamo le pagine dedicate a Caterina
Sforza ricordata dalla storia anche come la Tigre di Forlì.
Caterina
Sforza fu la madre di Giovanni dalle
Bande Nere che sposò la nipote di Lorenzo il Magnifico, Maria Salviati,
figura femminile della quale si parla pochissimo, ma che fu fondamentale per la
formazione e l’educazione del figlio Cosimo, destinato a divenire il primo
Granduca di Toscana.
Cosimo
sposò Eleonora di Toledo, sovrana
superba e di una bellezza marmorea, come la definisce Daniela Cavini; il
loro fu un matrimonio politico basato su forti interessi economici, ma che si
rivelò, stranamente per l’epoca, anche un matrimonio d’amore.
Altre
pagine sono dedicate a Isabella de’
Medici, la figlia prediletta di
Cosimo I, donna colta e libera che trovò la morte molto probabilmente per
mano del marito Paolo Giordano Orsini con la complicità del fratello di lei
Francesco I, e a Cristina di Lorena,
nipote di Caterina de’ Medici andata in sposa a Ferdinando I succeduto al
fratello Francesco dopo la morte di questi sopraggiunta quasi
contemporaneamente a quella della sua seconda moglie, la famosa Bianca Cappello, a cui non poteva
ovviamente mancare in questo libro un capitolo a lei dedicato.
Infine, l’ultimo ritratto non poteva essere che riservato a lei, ad Anna Maria Luisa de’ Medici,
l’Elettrice Palatina, ultima della sua
stirpe colei a cui spettò il gravoso e ingrato compito di consegnare il Granducato
nelle mani degli Asburgo-Lorena non senza avergli fatto sottoscrivere prima
quel famoso Patto di Famiglia grazie
al quale Firenze possiede ancora oggi il suo immenso patrimonio artistico che
ne fa una delle città d’arte più belle del mondo.
Non
possiamo dire che le donne dei Medici
rivestirono sempre un ruolo passivo perché furono mogli e madri di uno spessore
straordinario. A mio avviso, i Medici per primi compresero il valore e
l’importanza delle figure femminili nello scacchiere politico e sociale tanto
che spesso attribuirono alle loro donne, diremmo oggi, un ruolo mediatico di
rilievo. Le donne Medici si distinsero
alcune anche per bellezza, ma soprattutto per la loro componente intellettuale
e la loro eleganza. È vero che oggi solo gli appassionati della famiglia
Medici e gli storici ne ricordano i nomi e l’importanza, ma se
guardiamo al passato non fu sempre così o almeno non per tutte le figure
femminili della famiglia.
Il
libro di Daniela Cavini è un validissimo compendio per colmare le lacune del
lettore sul ruolo della donna in seno alla famiglia Medici e per spingerlo ad
approfondire la storia di quelle figure femminili che più l’hanno colpito e
incuriosito.
“Le
magnifiche dei Medici” è un breve saggio puntuale, ben documentato e dalla
veste grafica preziosa ed accattivante.