IL TESCHIO E L’USIGNOLO
di Michael
Irwin
NERI POZZA
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Londra 1760. Richard Fenwick è
appena tornato dal suo Grand Tour, viaggio attraverso l’Europa che ogni giovane
aristocratico compie per perfezionare il proprio sapere.
Richard Fenwick, orfano dall’età di dieci anni, però non è né ricco né
di nobili natali e deve la sua istruzione esclusivamente alla benevolenza del
suo padrino, Mr Gilbert, un vecchio amico del padre.
Giovane di belle speranze e
nessuna fortuna, attende ora di essere convocato dallo stesso Mr Gilbert nella sua
residenza di campagna a Fork Hill per conoscere che cosa egli abbia deciso per
il suo futuro.
James Gilbert, un uomo anziano ed enigmatico, gli propone uno strano quanto inaspettato accordo:
Richard potrà continuare a vivere a Londra a sue spese, conducendo una vita di
piacere e divertimento, assecondando ogni proprio capriccio e desiderio, ma in
cambio dovrà raccontagli attraverso una fitta corrispondenza ogni minimo
dettaglio ponendo particolare cura nel descrivere sensazioni, sentimenti ed emozioni.
Richard Fenwick, incredulo e felice, non esita ad accettare la proposta
di James Gilbert abbandonandosi come da contratto ad una vita sociale tutta
dedita all’edonismo.
La città intera sarà la mia arena
Solo con il passare dei giorni e
il procedere dell’esperimento, però sì renderà conto di quali insidie l’accordo
nasconda e pagina dopo pagina si
troverà sempre più coinvolto in un gioco perverso, schiacciato dai dubbi, dai
ripensamenti e dagli scrupoli.
Desiderio e Moralità, Illusione e Passione si trovano in un gradevole
stato di antagonismo, e l’esito non sarà predeterminato in favore della Virtù,
come accade nei romanzi. Sarà quel che sarà.
“Il teschio e l’usignolo” è stato
giustamente paragonato ad opere quali “Le relazioni pericolose” di Pierre
Choderlos de Laclos ed a “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde.
Richard Fenwick è un elegante libertino che si muove a proprio agio in
una Londra descritta splendidamente da Irwin così come magnificamente sono
descritti i balli in maschera, le cene, il teatro e tutti i personaggi che
animano questa storia intensa, oscura ed ambigua.
Il libro di Michael Irwin è un
libro ben scritto, un romanzo
d’atmosfera e ricco di mistero che non può non essere apprezzato da tutti
coloro che amano la letteratura del diciottesimo e del diciannovesimo secolo.
Non stupisce quindi che questo
romanzo sia stato scritto da un professore universitario di letteratura inglese
specializzato proprio in letteratura del XVIII e del XIX secolo ed autore di
diversi studi su Fielding, Defoe, Richardson, Sterne, Smollett, Johnson e Pope.
Il romanzo idealmente potrebbe
essere diviso in due parti: nella prima parte abbiamo la descrizione della vita
dissoluta del giovane Fenwick che pian piano si addentra sempre di più nel
vizio mentre nella seconda parte leggiamo di come egli inizi a rendersi conto
delle conseguenze del suo stile di vita e soprattutto delle pericolose implicazioni
del legame da lui stretto con il padrino.
Richard Fenwick comprende che uomo sia realmente Mr Gilbert e quale
influenza negativa egli abbia avuto nel corso degli anni sulle persone che
in un primo tempo sembrava aver aiutato solo per bontà, il giovane inizia inoltre a disperare di poter essere nominato un
giorno unico erede dell’uomo che lo ha legato a sé tramite un patto immorale e
dissoluto.
A questo punto riuscirà Richard Fenwick
a salvare la sua anima o sarà ormai troppo tardi?
Come sempre non voglio anticipare
nulla per non rovinarvi il piacere della lettura. Vi dico solo che per me il
finale è stato davvero una sorpresa pur approvando appieno la scelta
dell’autore.
“Il teschio e l’usignolo”, primo
romanzo di Irwin ad essere tradotto in italiano, è un romanzo dalla trama affascinante, una storia fatta di intrighi,
passioni e manipolazioni.
Un romanzo ben riuscito sotto
ogni aspetto dalla scelta del linguaggio alla caratterizzazione dei personaggi
alle citazioni dei più grandi romanzi dell’epoca.
Lettura assolutamente
consigliata.