Il libro non è una biografia
di Giovanni Pascoli, ma un romanzo
in cui la storia si dipana attraverso i ricordi esposti in prima persona dal
poeta e da coloro, familiari e amici, che fecero parte della sua vita.
Le memorie e i fatti di vita
vissuta non seguono un ordine
cronologico prestabilito, ma incalzano il lettore in un ininterrotto susseguirsi
di flashback. Gli avvenimenti e i
dialoghi riportarti in queste pagine non necessariamente sono accaduti davvero,
ma nascono dalla lettura della figura di Pascoli da parte dell’autore che ne fa
un racconto che si potrebbe definire verosimile.
Molto suggestiva è l’immagine che Giovanardi dà dei suoi personaggi definendoli
come coriandoli e al lettore
sembra quasi di vederli volteggiare nel vento quei coriandoli, figure di uomini
e donne che fecero parte della vita del poeta.
La scuola ha consegnato a
noi studenti la figura di un Pascoli ossessionato dalla morte del padre, un
uomo che aveva sofferto profondamente l'essere orfano. Forse proprio per questo
motivo, attribuiva un'importanza fondamentale al nido familiare, considerandolo
l'unico luogo dove poter trovare la pace.
Il
Giovanni Pascoli di Claudio Giovanardi è un uomo, un professore, un poeta, ma
soprattutto è un fratello devoto, votato alla felicità delle due sorelle minori.
Mentre Ida avrà la forza di vivere la sua vita e rompere il cordone ombelicale,
Giovanni quella forza non la troverà mai, restando
per sempre legato a Maria che egoisticamente lo terrà avvinto a sé per tutta la
vita, impedendogli di spiccare il volo.
Altra figura particolare è
quella di Giuseppe Pascoli: un rapporto
burrascoso quello del poeta con questo fratello sventurato, inventore mancato e
sempre a corto di denaro. Un rapporto fatto di amore e odio il loro, dove
Giuseppe dichiara sì di amare Giovanni, ma allo stesso tempo non si esime dal
dipingerne un ritratto fosco, attribuendogli talvolta un comportamento ipocrita
e a tratti anche crudele.
Nel raccontarsi, i Pascoli spesso cadono in contraddizione,
narrando versioni diverse di uno stesso episodio; la situazione si fa quasi
pirandelliana, inducendo il lettore ad interrogarsi su quale sia il personaggio
che sta dicendo la verità, ma forse non esiste mai una sola verità.
Dieci fratelli, una famiglia
numerosa, eppure solitudine e silenzi sono
le due parole che ricorrono più spesso per descrivere i rapporti tra loro e
il loro comune sentire.
La vita di Giovanni Pascoli orfano, studente, anarchico socialista,
carcerato, insegnante sempre in giro per l’Italia e poi finalmente professore universitario, sembra aver avuto come filo conduttore il vivere sempre ai limiti
dell’indigenza.
Le sue poesie parlano di un vissuto
quotidiano, di piccoli gesti, di cose semplici; quanto diversa la sua poesia da
quella roboante di D’Annunzio, ma anche da quella del suo maestro Giosuè
Carducci.
Il libro di Claudio
Giovanardi non può prescindere dalla poetica e dai testi di Giovani Pascoli, ma
non manca neppure di riferimenti alla poesia di altri poeti, come la sillaba storta che appare
all’improvviso, eco di montaliana
memoria.
“Voci dal Passato” è un
romanzo particolare, dalla prosa scorrevole ed intensa, un testo profondo e intimo reso con un linguaggio elegante e poetico.