domenica 3 novembre 2019

“L’abito di piume” di Banana Yoshimoto


L’ABITO DI PIUME
     di Banana Yoshimoto    
 FELTRINELLI 
Hotaru, dopo una cocente delusione d’amore, torna al suo villaggio natale, un piccolo paese attraversato da un fiume.
Il suo compagno, un uomo sposato, dopo otto anni d’amore l’ha lasciata di punto in bianco preferendole definitivamente la moglie e la famiglia.

Ad attenderla al paese c’è la nonna con la sua caffetteria pronta a confortarla e a darle un lavoro, una piccola occupazione, ma pur sempre qualcosa che possa farla sentire utile.
Anche se il padre è sempre in viaggio e la madre è morta quando lei era ancora piccola, Hotaru decide di non tornare a vivere nella casa dei genitori, ma di sistemarsi nel magazzino della caffetteria per poter avere i propri spazi e ripartire dal nulla o meglio da quella piccola valigia con i pochi abiti che ha portato con sé da Tokyo.

Nel paese natale Hotaru avrà modo di fare i conti con il suo passato e ritrovare se stessa.
Riallaccerà i contatti con l’amica Rumi, una ragazza dal carattere particolare alla quale era molto legata in passato, ritrovando con lei immediatamente la complicità di un tempo.
Sarà proprio Rumi in seguito ad aiutarla a risolvere un mistero al limite del paranormale.

Durante una passeggiata lungo il fiume Hotaru incontra un ragazzo; la vista di Mitsuru lascia in Hotaru una strana sensazione di déjà vu.
Grazie alla sensibilità ed alla capacità di Rumi nel comprendere cosa si cela nell’animo delle persone, Hotaru sarà in grado, al momento opportuno, di fare chiarezza sulla vicenda e capire cosa la lega a quel giovane con il quale nel frattempo ha stretto amicizia.

Il titolo originale del libro “Hagoromo” (letteralmente “abito di piume”) indica un particolare tipo di kimono leggerissimo che le tennyo, figure mitologiche femminili dalle sembianze di donne angelo, indossavano per volare tra il mondo terreno e l’aldilà.

Hotaru ha solo ventisei anni, anagraficamente la si potrebbe definire una giovane donna.
Nella realtà Hotaru è ancora un’adolescente alla ricerca della propria strada ed allo stesso tempo una donna invecchiata precocemente per il dolore provocatole all’abbandono dell’uomo che amava. 
Grazie alla tranquillità del piccolo borgo natio e grazie all’affetto delle persone care, Hotaru riuscirà a guarire dal dolore e ritornare alla vita, indossando quell’abito di piume che le permetterà di nuovo di volare e vivere finalmente quella spensieratezza giovanile che fino a quel momento le è stata negata.

“L’abito di piume” è il primo libro che leggo di questa autrice dalla quale ammetto di essere stata conquistata fin dalle prime pagine.

La prosa di Banana Yoshimoto è una prosa elegante e rilassante come il lento scorrere  dell’acqua di un fiume.

L’autrice riesce a raccontare con leggerezza anche le vicende più malinconiche grazie alla sua capacità di saper sempre infondere nel lettore un senso di speranza.
Banana Yoshimoto dimostra di saper comprendere a fondo le fragilità, le debolezze e le paure dell’animo umano, ispirata ed influenzata da quella saggezza orientale il cui eco emerge spesso tra le righe del suo romanzo.

Tutti quei sentimenti e stati d’animo che proviamo, ma che non siamo in grado di mettere a fuoco, ebbene, tutto questo sentire lei riesce a metterlo, con apparente facilità e tanta grazia, nero su bianco facendoci sentire compresi e meno soli.
Le paure, i sensi di colpa, i dolori che i personaggi provano sono le nostre stesse paure, i nostri stessi sensi di colpa, i nostri stessi dolori.

Nel postscriptum del libro l’autrice tiene a precisare che questo libro è un romanzo adolescenziale e che da anni non ne scriveva più uno.
Inoltre, evidenzia il fatto che lei ha sempre vissuto a Tokyo e pertanto il personaggio di Hotaru è molto distante da lei tanto che le viene quasi spontaneo parlare di questo libro come se fosse stato scritto addirittura da un’altra persona.

Come ho già detto, “L’abito di piume” è il primo romanzo che leggo di Banana Yoshimoto e non posso quindi sapere quanto questo possa essere diverso dagli altri suoi romanzi, ma so per certo che ho amato ogni passaggio di questo libro la cui lettura mi ha appassionata fin dalla prime righe.
Ho amato tutti i suoi personaggi indistintamente, anche quelli più bizzarri come la “Dea della stazione degli autobus”, ho apprezzato gli insegnamenti delle dottrine orientali di cui è intriso e sono stata affascinata da quegli sviluppi fiabeschi e surreali che pervadono il racconto.

Se non l’avete ancora letto, consiglio assolutamente di aggiungerlo alla vostra whislist.