Non saprei dire precisamente
il momento in cui si siano radicati così fortemente in me la stima e
l’apprezzamento per Corrado Augias, sta di fatto che da qualche anno a questa
parte egli è divenuto una sorta di grillo parlante per la mia coscienza oltre che
occasione di piacevoli momenti di condivisione con mio padre ogni qualvolta vi
sia una sua trasmissione in televisione.
Ho parlato di grillo
parlante perché non sono mai stata particolarmente attratta dalla storia del
Risorgimento e, mea culpa, ancor meno da quella del Novecento. Ebbene, Corrado
Augias grazie alle sue trasmissioni ha gradatamente instillato in me il
desiderio di colmare questa lacuna spingendomi a fare i conti con il nostro
“recente” passato di italiani.
Alla soglia dei novant’anni Corrado Augias, giornalista, scrittore,
autore di programmi culturali in tv, si
racconta, con lo stile garbato e ironico che lo contraddistinguono, attraverso aneddoti
famigliari e lavorativi, letture, incontri, città (Roma, Parigi e New York),
occasioni colte e mancate del suo percorso umano e professionale.
Leggiamo dell’infanzia
passata in Libia al seguito del padre ufficiale della Regia Aeronautica, della paura
dei bombardamenti e dell’arrivo degli americani a Roma, del collegio cattolico,
degli studi classici e dell’università, dei concorsi fatti e di quello
vinto che ne decretò il suo ingresso in
RAI, dove Augias ha trascorso quasi sessant’anni e, assistendo all’avvicendarsi
di tutte le varie ondate politiche, dai socialisti ai berlusconiani ai
grillini, è stato testimone del suo lento e inesorabile declino.
Il
racconto della sua vita diventa il racconto dell’Italia. Un’Italia che nel
corso degli ultimi ottant’anni ha subito moltissimi cambiamenti.
Come scrive lo stesso Augias, non si
tratta solo di grandi differenze
che possono essere colte facilmente come la pace e la guerra, la povertà e la
ricchezza, la religiosità e la laicizzazione, ma si tratta anche di tanti piccoli e impercettibili cambiamenti,
spesso di difficile individuazione e ancor più di difficile valutazione.
Nelle pagine di questo libro
Augias affronta anche il tema del suo
essere ateo che tiene a precisare non deve intendersi con una mancanza di
spiritualità. Molti gli scritti a cui fa riferimento e a cui sin da giovane si
è dedicato per indagare questo suo rapporto mancato con Dio.
Si ritrovano in queste
pagine molte delle tematiche che Augias
è solito affrontare nelle sue trasmissioni, ma tanti sono anche gli spunti di
lettura per approfondire i temi trattati, a tal scopo di grande utilità è la dettagliata nota bibliografica presente.
Attraverso la lettura del
libro sono riaffiorati alla mia mente tanti ricordi di quando ero una ragazzina
come alcuni fotogrammi di “Telefono giallo”, uno dei fortunati programmi
condotti da Augias, e una sigla che era solita nominare mia nonna, Unrra,
riferita ad un’amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza ai paesi
europei devastati dalla seconda guerra mondiale.
Un rammarico grande quello
di non aver dato più peso ai ricordi del tempo di guerra di mia nonna. Non che
non l’abbia ascoltata, anzi, in fin dei conti se Corrado Augias con i suoi
racconti riesce a smuover così tanto la mia coscienza, il merito è senza dubbio
di mia nonna e dei suoi ricordi. È tuttavia altrettanto vero che se potessi
ascoltare oggi quegli stessi racconti, lo farei con più consapevolezza traendone
maggior beneficio, ma come giustamente recita il titolo del libro, la vita s’impara.
Corrado
Augias è un giornalista arguto ed elegante, pacato ma allo stesso tempo implacabile.
In una televisione urlata, la sua
calma e la sua garbata eloquenza sono un vero balsamo.
Augias ha il grande pregio
in questo libro come nelle sue trasmissioni televisive, cito a semplice titolo
esemplificativo “La Torre di Babele” e
“Città segrete”, di non sottovalutare
mai l’intelligenza del lettore, o spettatore che sia, spronandolo a colmare le
proprie lacune piuttosto che assecondandone le mancanze come spesso accade per
la maggior parte delle trasmissioni divulgative di oggi.
Difficile classificare
questo libro. Un testo autobiografico,
uno scritto giornalistico, uno spaccato di società e costume, un invito alla
partecipazione alla società civile e alla salvaguardia della democrazia, la
testimonianza preziosa di un cambiamento storico, economico, politico e culturale,
“La vita s’impara” è tutto questo e
molto altro ancora.