sabato 24 ottobre 2020

“Le sette dinastie” – “La corona del potere” di Matteo Strukul

12 ottobre 1427, battaglia di MaclodioL’esercito visconteo capitanato da Carlo Malatesta viene sconfitto dall’esercito della lega anti-viscontea capitanato dal Carmagnola, al soldo della Repubblica di Venezia.

Inizia qui il racconto del Rinascimento italiano nato dalla penna di Matteo Strukul, una trilogia che si concluderà con il racconto del sacco di Roma avvenuto nel 1527.

“Le sette dinastie”, primo volume della saga, ci racconta delle città (Milano, Venezia, Roma, Firenze, Ferrara, Napoli) che dominano la scena italiana partendo dal 1427 fino a pochi anni prima della morte di Lorenzo il Magnifico e della scoperta dell’America.

Le figure che occupano la scena in questo primo romanzo sono soprattutto la potente famiglia Condulmer di Venezia che ha stretti legami con Roma, avendo avuto un papa in famiglia e muovendosi ora per poter insediare un altro famigliare sul soglio pontificio alla morte di Martino V, e i Visconti di Milano.

Filippo Maria Visconti non ha eredi maschi, non ha avuto figli né dalla prima moglie Beatrice di Toledo né dalla seconda Maria di Savoia.

Solo Agnese del Maino, la sua storica amante, è riuscita a renderlo padre di una bellissima e intelligente figlia, Bianca Maria, e a lei Filippo Maria vuole garantire il ducato.

Bianca Maria sposerà l’abile condottiero Francesco Sforza consegnando così se stessa e il ducato di Milano nelle mani della famiglia Sforza.


“La corona del potere”
inizia il racconto dal 1488, pochi anni prima della morte del Magnifico, morte della quale non viene dato alcun dettaglio.

È un volume dedicato per la maggior parte alla famiglia Borgia: papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e ai suoi figli in particolar modo all’affascinate Lucrezia e al temuto Duca Valentino, Cesare Borgia.

Come per il primo volume non sono solo le figure di condottieri e politici a dominare la scena, ma bellissime ad esempio in questo secondo volume sono le pagine dedicate alla figura di Leonardo Da Vinci, alla sua pittura e ai suoi studi.

“La corona del potere” si conclude con le morti di Cesare Borgia e di Ludovico il Moro, due figure carismatiche e importanti che avevano a lungo dominato la scena politica e non solo.

Un progetto complesso ed ambizioso questo di Strukul dedicato al Rinascimento italiano, non è facile infatti riunire un periodo tanto complesso e che vede sulla scena così tanti personaggi in pochi volumi, per quanto ognuno di questi due primi libri conti più di 500 pagine ciascuno.

Il rischio è quello già corso da Burckhard nel suo “La civiltà del Rinascimento in Italia”, saggio al quale lo stesso Strukul ha dichiarato di essersi ispirato, ovvero di tralasciare alcune cose o al contrario di soffermarsi troppo su altre.

Il Rinascimento fu un periodo ricco di arte e letteratura, filosofia e studi scientifici, ma fu anche un periodo politicamente insidioso e in perenne stato di guerra.

L’Italia era un paese fatto di tanti piccoli stati, regni, repubbliche, ducati incapaci di trovare un punto di unione, un paese dove le informazioni erano la fonte di potere più efficace, un paese di traditori e disonesti dove la parola data veniva il più delle volte disattesa.

Matteo Strukul ci narra questo mondo in modo minuzioso senza tralasciare nulla, ci racconta in modo perfetto le battaglie, tanto che sembra di partecipare agli scontri sul campo in prima persona, ci racconta dell’arte, le pagine dedicate al Cenacolo di Leonardo e ai tarocchi commissionati da Agnese del Maino per Filippo Maria  Visconti ne sono un esempio su tutti, delle città e delle loro fortificazioni, delle chiese e dei palazzi, ma soprattutto riesce a ricreare l’atmosfera di quel mondo facendoci incontrare i suoi protagonisti.

Matteo Strukul non dedica molto spazio alla famiglia Medici, a loro del resto aveva già dedicato i volumi di un’intera saga, ma da queste pagine si evince il suo forte interesse per il ducato di Milano, per i Visconti e per gli Sforza e tale inclinazione risulta evidente nelle bellissime caratterizzazioni di personaggi quali Filippo Maria Visconti, Ludovico il Moro e Caterina Sforza.

Altri personaggi indimenticabili del secondo volume sono Lucrezia Borgia e Cesare Borgia del quale dà una descrizione straordinaria

Cesare Borgia, l’uomo che fu tutto e fu niente, fu notte e giorno, croce e spada, ma mai, mai gli riuscì d’essere chi davvero voleva.

Non posso affermare che siano romanzi sempre scorrevoli, a volte il ritmo rallenta e ho avvertito a tratti alcune difficoltà, non dovute di certo alla scrittura quanto piuttosto dall’insieme del racconto che presenta indubbiamente una trama davvero complessa.

Matteo Strukul però ha dimostrato di saper condurre per mano il lettore anche nei passaggi più difficili e il risultato è una saga assolutamente avvincente come il periodo storico a cui si riferisce.

Non si può correre leggendo queste pagine, bisogna avere la pazienza di aspettare per capire e comprendere le implicazioni che ogni singolo evento, ogni singola parola comporta nel quadro storico, solo così è possibile riuscire ad entrare appieno in quel mondo tanto spietato e allo stesso tempo così affascinante che è stato il Rinascimento italiano.

 

domenica 11 ottobre 2020

Firenze in bianco e nero

Non è facile muoversi in questo momento tanto più se, come me, ci si deve spostare in treno. 
I contagi stanno sensibilmente aumentando e ovviamente con loro crescono anche l'ansia e la paura di viaggiare.

A volte però bisogna anche trovare il coraggio di non farsi sopraffare dalle situazioni negative e così alla fine mi sono lasciata convincere dalla mia amica a trascorrere un giorno a Firenze.


Ponte Vecchio


Inutile dire che, nonostante la pioggia pomeridiana, il continuo doversi districare tra gel igienizzanti, mascherine e distanziamento sociale, la giornata di ieri è trascorsa comunque  troppo velocemente.

Influenzata dalla particolare situazione che tutti noi stiamo vivendo ormai da mesi oltre che dalla stagione autunnale ho deciso di optare questa volta per delle foto in bianco e nero.


Basilica di San Lorenzo


Via Ricasoli 


Dopo aver fatto come sempre colazione seduta nel dehors vista Duomo del Caffè Scudieri, mai rinunciare alle sue squisite brioches! ci siamo dirette verso la Galleria dell'Accademia con la speranza di non trovare troppa coda all'ingresso.
Siamo state fortunate perché siamo riuscite a fare subito i biglietti ed entrare senza alcuna attesa.


Il David di Michelangelo

All'interno l'opera più affascinante è senza dubbio il David di Michelangelo, ma sono rimasta molto colpita anche dalla gipsoteca Bartolini.


Gipsoteca Bartolini

Purtroppo non erano accessibili la Sala degli Strumenti Musicali a causa dell'emergenza covid e la Sala del Colosso a causa di interventi di consolidamento e restauro.

C'è stato però il tempo per tornare nella Chiesa di Santa Trinita e rivedere la Cappella Sassetti, celebre opera del Ghirlandaio, dove sulla destra in alto è possibile ammirare anche l'immagine di Lorenzo il Magnifico a fianco del committente Francesco Sassetti.


Ponte Santa Trinita


Ovviamente poi non si può andare a Firenze senza fare quattro passi in Piazza della Signoria e salire nella Loggia dei Lanzi.


Loggia dei Lanzi - Ratto delle Sabine (Giambologna)



Ercole e Caco (Baccio Bandinelli)



La fontana del Nettuno (Bartolomeo Ammannati)



Con la statua del Nettuno da tutti conosciuta anche come la statua del Biancone, salutiamo Firenze sperando di poterla rivedere prestissimo!




sabato 3 ottobre 2020

“Le quattro piume” di Alfred E.W. Mason

Harry, unico figlio del generale Feversham, è l’ultimo discendente di una famiglia i cui membri fin dalla prima generazione hanno abbracciato la carriera militare.

Il destino del giovane è stato scritto il giorno della sua nascita: arruolarsi e seguire le orme paterne è la sua unica opzione. 

Rimasto orfano della madre da piccolo, Harry è cresciuto nel timore di non essere all’altezza delle aspettative paterne, ma nonostante le sue diverse inclinazioni e le sue paure, non si tira indietro dinanzi alle sue responsabilità e entra tra le fila dell’esercito di Sua Maestà.

Purtroppo per Harry il luogotenente Sutch, l’unico ad aver intuito la sua solitudine e la sua sofferenza quando lui era poco più che un adolescente, non aveva trovato il coraggio di provare a scardinare la sua reticenza a esternare il proprio malessere.

Siamo nel 1882, Harry ha ventisette anni e sta per sposare una ragazza irlandese; proprio la sera in cui sta comunicando la lieta notizia agli amici, il giovane riceve un telegramma in cui gli si notifica l’imminente partenza per una campagna militare che lo porterà a combattere in prima linea in Egitto e in Sudan.

Harry decide di dimettersi dall’esercito; le imminenti nozze e la poca propensione della futura sposa a lasciare il suo amato Donegal potrebbero essere motivazioni più che sufficienti a giustificare la sua scelta, ma Harry sa che dietro il proprio gesto c’è molto più di questo.

Il giorno del fidanzamento Harry riceve dai suoi compagni tre piume bianche, simbolo della sua codardia, a queste la sua fidanzata Ethne Eustace, sconvolta per l’accaduto, ne aggiunge una quarta strappandola dal proprio ventaglio.

Harry ha ormai perso tutto: l’onore, l’amore della sua donna e l’affetto del padre.

Gli resta solo un modo per provare a riabilitarsi dinnanzi agli occhi della gente, ma soprattutto davanti agli occhi di Ethne, partire per l’Africa e lì attendere un’occasione per riscattare il proprio onore.

Da questo romanzo sono state tratte diverse trasposizioni cinematografiche; ricordo quella del 2002 che, nonostante l’ottimo cast, non mi aveva entusiasmato per niente. Proprio per questo motivo sono stata a lungo in dubbio se leggere o meno il libro.

Si dice spesso che i film non sono quasi  mail all’altezza del romanzo, credo che mai come in questo caso si possa essere d'accordo con tale affermazione.

“Le quattro piume” è un romanzo d’avventura e d’amore, ma è anche sopratutto un romanzo psicologico. Ciò che lo rende particolarmente interessante infatti sono i personaggi stessi e l’indagine approfondita della loro psicologia da parte dell’autore, il loro modo di saper reagire ai cambiamenti così come, per alcuni di loro, l’incapacità di saper contrastare gli eventi restando ostinatamente fermi sulle proprie posizioni.

Terminata la lettura del romanzo ho deciso di rivedere il film per rendermi conto del perché il mio giudizio fosse stato così negativo; ebbene, al di là di molti episodi completamente distorti, quello che davvero manca al film è l’introspezione psicologica, i personaggi del film sono piatti, privi di emozioni e incapaci di trasmetterne.

I personaggi del romanzo al contrario riescono a coinvolgere emotivamente il lettore e questo non vale solo per il protagonista Harry, ma anche per tutti gli altri, in particolar modo per Ethne e il colonnello Durrance.

Quando Harry rassegna le sue dimissioni e riceve le famose quattro piume non cambia solo il corso della propria storia, ma anche la vita di coloro che gli sono vicini.

Ethne è il personaggio che meno ho amato del libro anche se pagina dopo pagina ho dovuto addolcire il mio giudizio nei suoi confronti. Non è facile da accettare che proprio colei che ama Harry e sta per legarsi a lui per la vita lo ferisca aggiungendo addirittura il carico della quarta piuma. Lei, più di tutti, avrebbe dovuto cercare di comprenderlo e invece lo condanna crudelmente preoccupata di quello che potrebbe pensare la gente, rivelando così di essere proprio lei la vera codarda della coppia.

Harry trarrà forza dal dolore e dalla delusione inferti involontariamente a Ethne per cercare il proprio riscatto e mai, neppure per un secondo, la incolperà di qualche mancanza nei suoi confronti.

La paura di Harry ha origine dalla sua immaginazione; è sempre stato solo e il padre lo ha cresciuto usando il pugno di ferro, non ha mai potuto confidarsi con nessuno. Il suo timore nasce dalla paura di potersi comportare da codardo, non nasce assolutamente dalla mancanza di coraggio tanto è vero che saprà dimostrare grandemente a tutti il proprio valore.

Il suo però non potrà mai essere il valore cieco e indottrinato proprio del soldato perché la sua capacità immaginifica lo porterà sempre a prevedere gli eventi e sono proprio queste possibilità future a intimorire Harry. Tutto ciò non ne fa necessariamente un codardo anzi, proprio nel momento del pericolo, egli è in grado di dare il meglio di sé e superare di gran lunga gli altri per valore e temerarietà nell’azione.

Altro personaggio che non si può non amare è l’amico di Harry, Jack Durrance; l’empatia nei suoi confronti cresce inevitabilmente pagina dopo pagina.

La sua posizione non è facile fin dall’inizio quando, innamorato della donna che sta per diventare la moglie del suo migliore amico, quella donna che lui stesso gli ha presentato, accetta di farsi da parte in silenzio, senza scalpore, senza lasciare trapelare nulla dei propri sentimenti feriti.

Durrance trae ispirazione dalla musica e come la vera musica egli non si lamenta. L’ouverture della Melusina è la colonna sonora del romanzo, la musica del violino di Ethne è sempre sincera e rivelatrice dei suoi stati d’animo; per un attento uditore come Durrance non possono esserci fraintendimenti nell’interpretare, attraverso il suono del violino, i veri sentimenti di Ethne tranne in rari casi in cui l’uomo viene sopraffatto da false speranze.

Non posso davvero rivelarvi di più sul personaggio di Jack Durrance per non rovinarvi la lettura del romanzo, ma vi assicuro che egli è il protagonista indiscusso di meravigliose pagine cariche di tensione emotiva laddove ingaggia con Ethne una vivace e acuta battaglia psicologica fatta di schermaglie ricche di arguzia e non comune ingegno.

Afred E.W. Mason fu un politico e un militare dalla vita avventurosa e questo indubbiamente lo ha facilitato nella stesura delle pagine dedicate alle azioni di guerra che sono scritte con cognizione di causa, ma è soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi che egli ha saputo dare il meglio di sé.

Egli ha dimostrato di essere un notevole esperto di psicologia ed è facile sovrapporre la sua figura di scrittore a quella di uno dei personaggi, il luogotenente Sutch, descritto come un appassionato dello studio della natura umana e dotato di grande spirito di osservazione.

Sono grata a Scrittura & Scritture per aver riproposto a distanza di cinquant’anni dalla sua ultima pubblicazione “Le quattro piume”; il libro di Afred E.W. Mason è un classico da non perdere, una storia affascinante che merita di essere letta e non conosciuta solo attraverso le trasposizioni cinematografiche che, per quanto fedeli possano essere,  non saranno mai in grado di rendere giustizia alla profonda psicologia dei personaggi nati dalla penna dello scrittore. 

Un’ultima parola voglio spenderla per l'impeccabile qualità della veste grafica sempre molto accurata dei libri editi da questa casa editrice che, anche in questo particolare caso, risulta essere oltremodo elegante, accattivante e azzeccata.