Terzo volume della serie “Il
secolo dei giganti”, il romanzo racconta gli eventi accaduti a partire da
qualche anno dopo l’elezione al soglio pontificio di Leone X fino alla morte di
papa Paolo III. Anni di guerre e
violenze che raggiunsero l’acme più cruenta con il sacco di Roma.
Il 6 maggio 1527 le truppe
imperiali di Carlo V, composte principalmente dai famigerati Lanzichenecchi,
portarono guerra e distruzione nella Città Eterna sotto il pontificato di Clemente VII.
Come per i due precedenti
volumi, il succedersi degli eventi è scandito dalla cronologia dei papi. Ogni papa ebbe aspirazioni e personalità
molto diverse ma tutti, nessuno escluso, antepose sempre gli interessi della propria
famiglia al bene della Chiesa.
Non ci si allontana quindi molto
dalla verità affermando che la vera e unica
protagonista di questo romanzo sia in fin dei conti l’ambizione.
Ambizione che, in queste
pagine, viene declinata in ogni sua forma sia che si tratti di sete di potere sia
che si tratti di voler lasciare dopo di sé il segno come miglior pittore e
scultore del tempo e oltre.
Gli artisti di spicco del romanzo
sono Raffaello e Michelangelo, ma in
questo volume fa il suo ingresso sulla scena anche un nuovo protagonista, Tiziano
Vecellio, che in quanto ad avidità ed ambizione, come si è soliti dire, se la
gioca alla pari con il più anziano Michelangelo.
Raffaello
impersonò l’armonia, la gioia di vivere e la convivialità.
Come tutti anche lui fu chiamato a combattere l’impossibile guerra della politica ma lo fece sempre con una tale
grazia, da rendersi gradito a chiunque gli stesse accanto. Alla sua morte furono
in molti a pensare che insieme a lui se ne stava andando anche la grazia di Roma. Invero,
dopo la sua morte avvenuta all’età di 33 anni un Venerdì Santo, stesso giorno
della sua nascita, di lì a qualche anno Roma si sarebbe trovata al centro di
una terribile spirale di violenza e devastazione.
Molto diverso da Raffaello
fu Michelangelo. Artista ombroso e
geloso della sua arte tanto da volerla celare ai colleghi per timore che
qualcuno potesse carpire i suoi segreti. Eppure, Michelangelo, divino artista, fu pure capace di grandi
slanci e di grandi passioni. Sebbene sempre in fuga da sé e dal dover
scegliere, non si tirò mai indietro dinnanzi alle cose in cui credeva davvero che
si trattasse di sostenere la Repubblica fiorentina o di dare il suo appoggio
agli Spirituali, un gruppo il cui intento era quello di riformare il clero e
per questo vennero perseguitati come eretici.
Codesto volume più dei
precedenti si addentra in una dettagliata analisi
politica dell’epoca oltre che nel racconto della storia dell’arte e dei suoi
protagonisti.
Tantissimi i personaggi,
figure di spicco e figure minori, che insieme si muovono sulla scena dando vita ad una narrazione ricca di colpi di
scena, frutto di una continua alternanza di alleanze e tradimenti.
Personaggi terribili come Pier
Luigi Farnese, figlio di Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, elemento più scellerato
e disumano di Cesare Borgia, si aggirano tra le pagine di questo romanzo, dove incontriamo
anche tante positive figure femminili, come quelle di Vittoria Colonna, Isabella d’Este, Giulia Gonzaga, donne coraggiose che
osarono sfidare gli uomini con la loro intelligenza. Infine, non si può non
ricordare Roxane, schiava e regina, che detenne a lungo il potere nell’Impero
Ottomano poiché a lei sola apparteneva il cuore di Solimano.
Tante verità storiche che si legano splendidamente all’interno di una trama
romanzata ordita alla perfezione, capace di regalare al lettore un racconto avvincente
e affascinante di quello che giustamente l’autore definisce Il secolo dei giganti.