Il
sottotitolo del libro recita la longevità
a portata di mano e, anche se l’affermazione sul momento potrebbe fare
sorridere, le autrici riportano diverse prove scientifiche tratte da recenti studi che confermano che la
meditazione aiuta davvero a rimane giovani più a lungo.
Ovviamente
questo non significa che la meditazione possa sostituirsi a una cura medica o
ad un aiuto psicoterapeutico laddove necessari, ma solo che il nostro modus vivendi influisce sulla qualità della nostra vita.
Nessuno
ovviamente può conoscere la durata della propria esistenza, ma può agire in
modo che questa possa essere condotta nel migliore dei modi, serenamente e in
pace con se stessi.
Lo stress la maggior parte delle volte non
è causato da una reale situazione di pericolo, ma dall’ansia e dalla paura di
quello che potrebbe succedere.
Esistono
infatti due tipi di stress: quello buono
(eustress) e quello negativo (distress), mentre il primo migliora le nostre
prestazioni, il secondo ci fa vivere in perenne tensione peggiorando notevolmente
non solo la qualità della nostra vita, ma accelerando anche il nostro processo
di invecchiamento.
Quando
una situazione in passato ci ha provocato dolore o stato di ansia, la nostra mente tende a proiettare quelle
nostre sensazioni anche su possibili scenari futuri, ma ogni situazione è
diversa e soprattutto noi non siamo la stessa persona che aveva affrontato
quella situazione in passato, nel frattempo infatti siamo maturati grazie alle
esperienze fatte.
Ecco,
la meditazione ci aiuta a non cadere in
questo perverso loop che nel libro viene definito in modo molto azzeccato ruminazione
mentale.
Bisogna
quindi imparare a lasciare andare e a
vivere il presente, il qui e ora,
se ci si vuole mantenere in buona salute e giovani.
Come
nei precedenti libri di Tea Pecunia e Marina Panatero non mancano le
indicazioni per chi voglia avvicinarsi per la prima volta alla meditazione
quindi qualche pagina è dedicata al quando,
dove e come dedicarsi a questa pratica.
La
meditazione può essere di due tipi: la
meditazione formale, quella per cui si assume ad esempio la classica
posizione del fiore di loto, e quella
informale ossia quando durante l’arco della giornata si esegue in maniera
consapevole una certa attività (per esempio assaporare il cibo durante il pasto).
Nel
libro vengono indicati esercizi relativi ad entrambe le tipologie di
meditazione sebbene siano più numerosi quelli dedicati a quella formale. Il
consiglio delle autrici è comunque di sperimentare ogni singolo esercizio per
poi essere in grado di tracciare la mappa
più adatta al proprio percorso personale.
La
meditazione non è una disciplina semplice da imparare e, sebbene sia alla
portata di tutti, necessita di una certa costanza.
Nonostante
io abbia letto molti libri sull’argomento non sono ancora riuscita ad acquisire
la tecnica o meglio non sono riuscita a farlo fino ad oggi.
Ogni
tanto ci riprovo, ma i risultati raggiunti fino ad ora sono piuttosto scarsi a
livello di meditazione formale, mentre sono molto contenta dei risultati raggiunti
con quella informale che senza dubbio è più vicina al mio modo di essere.
Mi
sono spesso confrontata con Tea, che ormai è diventa un’amica, anche su questo
punto e mi ha più volte detto che ognuno
deve trovare la meditazione formale più adatta e che per me forse potrebbe
essere più indicata una meditazione basata sulla respirazione piuttosto che
sulla visualizzazione. Ci sto ancora lavorando.
Ogni atto però se compiuto totalmente,
entrando nell’essenza, può trasformarsi in meditazione, basta non farsi dominare dalla mente e non farsi
trascinare dalla ruminazione mentale.
In questo caso anche leggere un libro può diventare una forma di meditazione
informale. Ecco, devo dire, questa mi riesce benissimo.