Il
libro di Harold Acton, pubblicato per la prima volta nel 1932, fu oggetto di
revisione da parte dell’autore alla fine degli anni Cinquanta in occasione di
una nuova edizione dell’opera, Acton però preferì non apportare modifiche per
non stravolgere l’unità della narrazione originaria.
Oggetto
delle ricerche di Harold Acton sono gli ultimi anni della dinastia medicea,
argomento ancora poco noto al suo tempo quando la letteratura aveva invece già
molta familiarità con la storia del ramo primigenio della famiglia.
Il volume ripercorre la storia a partire
da Ferdinando II fino al VII Granduca di Toscana Giovanni Gastone (conosciuto come
Gian Gastone), o meglio fino alla morte dell’ultima rappresentante della stirpe
Anna Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina.
E’ uno splendido affresco quello che emerge dalle pagine di questo libro popolato da granduchi, principesse e sovrani. Il racconto scorre in modo fluido come in un romanzo: arte, musica, scienza, ma anche feste, intrattenimenti e tanti piacevoli pettegolezzi, tanta ironia ma nessuna volgarità.
Nel
volume la dettagliata introspezione psicologica dei protagonisti affianca il
racconto di un periodo storico caratterizzato da costanti ingerenze da parte delle potenze
straniere sul territorio italiano nel continuo tentativo di spartirselo.
Qualcuno
mi aveva sconsigliato di leggere questo testo perché datato. Che dire? Sono
contenta di aver seguito il mio istinto perché “Gli ultimi Medici” non si è rivelato solo una piacevolissima lettura,
ma anche un saggio illuminato, perspicace e imparziale molto più di tanti libri
di recente pubblicazione.
Harold
Acton non nega i difetti che contraddistinsero gli ultimi Granduchi che
potevano essere tra le tante caratteristiche l’indolenza di Ferdinando II
piuttosto che la bigotteria di Cosimo III o la rilassatezza di Gian Gastone, ma
guarda anche ai loro pregi e riconosce i loro meriti come, cosa da non
sottovalutare assolutamente, la capacità di essere riusciti, in un periodo in
cui i conflitti sembravano non cessare mai, a tenere lontano la guerra dal
Granducato di Toscana, l’ultima in cui fu coinvolto infatti fu quella di
Castro.
Tanti i documenti citati: dagli
epistolari familiari, alle lettere dei ministri, ai resoconti di visitatori e
ambasciatori stranieri, ma anche tante fonti d’archivio e manoscritti
dell’epoca. Tra le lettere riportate
c’è anche in versione integrale la famosa minuta in cui Marguerite Louise d'Orléans
esprimeva a Cosimo III il suo più vivo desiderio di vederlo morto impiccato e
non si può non sorridere leggendo il passaggio in cui gli scriveva perché voi siete un fior di ruta. Dio non vi
vuole e il Diavolo vi rifiuta.
“Gli
ultimi Medici” è un libro davvero unico di cui non si possono non apprezzare lo
stile, la scelta narrativa, ma soprattutto la
sensibilità dell’autore nel saper cogliere lo spirito e la personalità degli
ultimi esponenti della dinastia riconoscendo ad ognuno di essi la dignità e il
rispetto che meritano.
Nella
descrizione di Gian Gastone ci sono molti
punti di contatto con gli scritti di Alberto Bruschi, non vi è ovviamente la
stessa liricità né il medesimo pathos, ma senza dubbio la stessa delicatezza e la stessa onestà intellettuale nel rendere
giustizia all’immagine di questo ultimo Granduca Medici che nonostante la depressione
e le sbornie, fece quanto in suo potere per il bene di Firenze guidato da un notevole buon senso, una viva intolleranza verso gli abusi
ecclesiastici e la viva simpatia per
gli uomini di cultura.
Molti i punti di contatto anche con il
romanzo di Anna Banti “La camicia bruciata”, non solo nelle descrizioni di Marguerite Louise e di Violante di
Baviera, ma anche in quella del Gran Principe Ferdinando dotato di quell’impulsività che caratterizza il
temperamento artistico, ma anche del
pessimismo che è proprio degli edonisti.
Devo
ammettere che se la Banti con il suo romanzo mi ha fatto ricredere sulla principessa
Violante, Acton è riuscito a farmi mutare opinione almeno in parte sul Gran Principe
Ferdinando.
Per
assurdo forse la figura con la quale Harold Acton è stato più severo, pur riconoscendogli
ogni merito, è stata quella di Anna Maria Luisa che finché visse volle mantenere ancora le splendide
illusioni e convenzioni.
Alla
luce dei nuovi studi si riscontrano nel libro alcune imprecisioni, per esempio,
contrariamente a quanto scritto nel manoscritto Moreniano, Giuliano Dami, il
famigerato aiutante di Camera, conobbe Gian Gastone dopo il matrimonio e lo
seguì a Reichstadt solo dopo il soggiorno di quest’ultimo a Firenze. Piccole
inesattezze a parte, “Gli ultimi Medici”
è un libro assolutamente da leggere.
Una
lettura affascinante e coinvolgente che mi ha fatto comprendere ancora meglio
il perché mi sia tanto appassionata alla storia di questi ultimi e tanto discussi esponenti della dinastia.