domenica 17 aprile 2022

“Le dimore dei Medici in Toscana” di Laura Alidori

Il libro di Laura Alidori prende spunto dalla serie di medaglie dedicate alle dimore medicee da Cesare Alidori per raccontarci la loro storia.

Il numismatico, amante dell’arte arte e grande appassionato della famiglia Medici, creò questa serie di ventisette medaglie proprio con l’intento di ricostruire la fisionomia delle loro proprietà in Toscana così come dovevano apparire ai loro occhi.

Ogni medaglia riporta una data che si rifà alla data di acquisto oppure alla data in cui furono eseguiti degli importanti interventi di restauro che più ne caratterizzarono la fisionomia.

Alidori ci ha restituito quindi, attraverso un’accurata ricerca storica, l’immagine originale di quelle dimore così come noi oggi possiamo solo immaginarle essendo state profondamente modificate nel corso dei secoli.

Il libro è suddiviso in 26 capitoli, ognuno dedicato ad una dimora, ed è corredato da una piantina, da tre tavole riportanti tutta la serie completa delle medaglie e da una breve bibliografia.

Ogni capitolo presenta all’inizio la medaglia relativa all’edificio a cui è dedicato e si chiude con una fotografia dello stesso allo stato attuale.

Il racconto della storia delle dimore non può ovviamente prescindere dal racconto della storia della famiglia Medici e da quella di Firenze stessaIl percorso si snoda tra palazzi di città e ville di campagna

Le ville avevano funzioni diverse: dallo svago, alla villeggiatura, alla caccia oppure erano vere e proprie aziende agricole, ma non solo. La Villa di Seravezza, per esempio, in provincia di Lucca fu fatta costruire da Cosimo I per trascorrervi un lieto soggiorno estivo, ma anche per poter seguire personalmente i lavori di estrazione di marmo “mistio” di cui erano state riattivate a quel tempo le miniere.

Vasto spazio è dato alle dimore presenti a Firenze: da Palazzo Medici in Via Larga, nato dal desiderio di Cosimo il Vecchio, a Palazzo Vecchio che con Cosimo I divenne dimora della famiglia prima che questa si trasferisse a Palazzo Pitti e, proprio parlando di Palazzo Pitti, non poteva mancare una breve descrizione anche dei Giardini di Boboli. Sempre a Firenze viene incluso tra le dimore medicee anche il Forte Belvedere dove veniva custodito il tesoro dei Medici e dove la famiglia poteva rifugiarsi in caso di pestilenze o sollevazioni popolari.

Il racconto spazia dalle ville di campagna tanto care a Cosimo il Vecchio e a Lorenzo de’ Medici fino ad arrivare a quelle più amate dagli ultimi esponenti della famiglia.

Possiamo per esempio ricordare la Villa di Pratolino acquistata da Francesco I che ne fece una splendida dimora per lui e la sua seconda moglie, la veneziana Bianca Cappello, e che fu in seguito molto amata anche dal Gran Principe Ferdinando, primogenito di Cosimo III, che la elesse a sua dimora preferita facendovi costruire anche un teatro.

Ferdinando de’ Medici fu forse l’esponente della famiglia che più amò dedicarsi all’acquisto e alla ristrutturazione di ville, celebri sono la Villa di Artimino, detta anche la “Ferdinanda” e la Villa dell’Ambrogiana, villa che fu molto amata anche dal Granduca Cosimo III, nonostante le tante problematiche che la caratterizzarono fin dall’inizio, sia per la scelta del sito ventoso su cui si scelse di edificarla sia per la vicinanza dei fiumi Arno e Pesa che, con le loro continue inondazioni, ne indebolivano costantemente le strutture.

Tanti gli aneddoti legati a tutte queste dimore: dall’uccisione di Isabella de’ Medici avvenuta per mano del marito nella Villa di Cerreto Guidi, alle morti di Francesco I e Bianca Cappello avvenute nella Villa di Poggio a Caiano e delle quali il primo sospettato fu il fratello di lui, il futuro Ferdinando I. La villa di Poggio a Caiano era stata acquistata da Lorenzo de’ Medici che ne aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Giuliano da Sangallo; alla morte del Magnifico fu il figlio Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, che si occupò di portare avanti i lavori non ancora terminati.

Ci sarebbe da dire tantissimo su queste dimore, ma ovviamente non posso parlarvi di tutte in un solo post. Molte di loro sono oggi proprietà privata o sede di istituzioni come nel caso della Villa di Castello, oggi sede della prestigiosa Accademia della Crusca, alcune sono state trasformate in abitazioni, ma ce ne sono altre ancora visitabili.

Ecco, il limite di questo volume è che essendo una pubblicazione del 1995 per quanto riguarda le possibili aperture al pubblico e la proprietà non può essere ovviamente aggiornato. Un esempio può essere quello della Villa dell’Ambrogiana che, all’epoca della pubblicazione, era l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario e tale restò fino al 2017, sebbene negli ultimi tempi fosse possibile visitarne alcune parti su appuntamento accompagnati da una guida. Oggi per la Villa dell’Ambrogiana si parla di un suo possibile inserimento nel progetto “Uffizi diffusi” che si spera possa restituirgli almeno in parte lo splendore di un tempo.

A chi volesse prendere spunto per la visita di qualche villa in particolare consiglio quindi di consultare i relativi siti online per non incorrere in spiacevoli sorprese.

Nell’insieme ho trovato il libro molto scorrevole, ben scritto, ben documentato e puntuale a parte forse qualche piccolo refuso.

Che dire? Non vedo l’ora di andare a visitare quelle dimore che ancora mi mancano.

 

 


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