Il
libro si apre con l’episodio che passerà alla storia come la strage di
Senigallia, quando tra il 31 dicembre 1502 e il 18 gennaio 1503, Cesare Borgia
si vendicherà in modo teatrale di coloro che lo avevano tradito.
Per
Vitellozzo Vitelli, Francesco Orsini, Paolo Orsini e Oliverotto da Fermo che credevano,
non solo di poter nuovamente tornare al servizio del Valentino, ma poterlo fare
addirittura alle loro condizioni non ci sarà alcuno scampo; la vendetta del
Borgia, sempre fedele al proprio motto aut Caesar aut nihil, si abbatterà
implacabile su di loro.
È
Niccolò Machiavelli, dal suo esilio
all’Albergaccio, a narrare le vicende ad un mercante olandese che, dopo
aver conosciuto la Toscana durante la propria attività lavorativa, ha deciso di
eleggere questa terra a luogo del suo ritiro.
La
scelta della figura di Machiavelli come narratore da parte dell’autore ha un
duplice scopo. Nella finzione letteraria Machiavelli, rievocando i fatti,
può fare il punto su quanto è intenzionato a scrivere su Cesare Borgia futuro
protagonista del settimo capitolo di quello che diventerà il suo capolavoro “Il
Principe”, ma allo stesso Lorenzo Demarinis riesce a trasmettete così al
lettore il pensiero del fine politico e dei suoi contemporanei sul tanto chiacchierato figlio
di Alessandro VI.
Sulla
scena intervengono altri due personaggi Lucrezia
Borgia, sorella di Cesare, e
Francesco Guicciardini che conversando con Machiavelli ci espongono anche i
loro punti di vista su una figura tanto controversa come quella del Valentino.
Il
volume fa parte della collana intitolata “I
volti del male” in uscita in edicola e dedicata ai grandi criminali della
storia. Nonostante il mio scetticismo, il libro si è
rivelato una lettura piacevole e molto
scorrevole.
Pensavo
si trattasse di un saggio invece le
vicende sono raccontate sotto forma di romanzo e, sebbene gli argomenti non
vengano sviscerati in maniera esaustiva e capillare, l’insieme risulta comunque
efficace.
Al
termine del volume si trova una scheda curata
da Vicente Garrido dedicata al profilo psicologico di Cesare Borgia. Ecco,
questa scheda mi ha lasciata un po’ perplessa soprattutto per l’interpretazione troppo
semplicistica del pensiero di Machiavelli che d’altra parte difficilmente può
prestarsi ad essere sintetizzato in così poche pagine senza incorrere
nell’evidente rischio di essere falsato e distorto.
Tornando
invece al libro, ho molto apprezzato come la
descrizione della figura di Lucrezia Borgia, colei che per secoli è passata
alla storia come un’avvelenatrice priva di scrupoli e di facili costumi, venga
invece qui ritratta tenendo conto di
quel revisionismo storico a cui è stata giustamente sottoposta negli ultimi
anni.
Cesare
Borgia era affascinante, coraggioso,
risoluto e intelligente, ma è altrettanto vero che sapesse essere anche
terribilmente spietato. Non si può certo negare questo aspetto del suo
carattere, ma la sua figura andrebbe quantomeno storicamente contestualizzata. L’epoca
in cui egli visse fu un’epoca dove tradimenti, crimini e assassinii erano
all’ordine del giorno, eppure, egli passò alla storia come il più spietato di
tutti. Stessa sorte toccò al tanto vituperato Alessandro VI, al secolo Rodrigo
Borgia, sebbene il papato avesse già conosciuto papi altrettanto corrotti e
nepotisti. Non possiamo dimenticare, per esempio, che solo pochi anni prima nel
1478 Sisto IV fu uno dei più potenti alleati della famiglia Pazzi in quella
congiura che si concluse durante la messa nel Duomo di Firenze con l’assassinio
di Giuliano de’ Medici e dalla quale per pura fortuna il Magnifico riuscì ad
uscirne solo lievemente ferito.
La figura di Cesare Borgia, come molto
raramente accade nella storia, assurse alla gloria del mito quando egli era ancora
in vita ed è davvero apprezzabile
l’idea di riproporre una rilettura moderna della leggenda del Valentino rifacendosi
agli scritti e all’esperienza del Machiavelli, per cui se cercate una lettura
valida, ma non troppo impegnativa sull’argomento questo libro potrebbe fare al
caso vostro.
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