Mantova,
1597. Il capitano di giustizia Biagio dell’Orso si reca da Vincenzo Gonzaga per
rassegnare le proprie dimissioni.
La scelta di lasciare
Mantova e trasferirsi a Venezia è stata presa a malincuore, ma la
preoccupazione per l’incolumità della sua compagna alla fine ha prevalso su
tutto. Dopo aver assicurato alla giustizia gli assassini di Alfonso Gonzaga, Biagio
teme infatti che qualcuno dei loro complici possa volersi vendicare di lui
colpendo la sua fidanzata.
Il Duca chiede qualche
giorno per trovare un valido sostituto, mentre Biagio indaga su un duplice
omicidio. I corpi delle due donne uccise riportano i segni di un’aggressione
brutale e ci sono pochissimi indizi.
A Mantova, nel frattempo, ha
fatto ritorno il Crotta, l’ex podestà, un uomo violento che ha un conto in
sospeso con Biagio dell’Orso e che diventa inevitabilmente il sospettato numero
uno. Anni prima il capitano di giustizia era riuscito a farlo allontanare dalla
città portando le prove della sua colpevolezza al Duca.
A Venezia il Signore della
Notte al Criminal Antonio Mocenigo è invece alle prese con un assassino seriale che
lascia accanto ad ogni cadavere una berretta gialla con la chiara intenzione di
far ricadere la colpa dei delitti sugli ebrei della città. Inutile dirlo,
l’esperienza di Biagio dell’Orso sarà fondamentale per le indagini nella città
lagunare.
“La congiura del doppio
inganno” è il sesto episodio della saga dei Gonzaga nata dalla penna di
Tiziana Silvestrin. So che avevo detto che avrei seguito l’ordine cronologico nella
lettura dei volumi ma, essendomi trovata tra le mani quest’ultima uscita e
trattandosi di romanzi autoconclusivi, non sono riuscita a proprio ad aspettare.
Come i precedenti volumi
anche questo nuovo episodio è avvincente ed affascinante come il suo protagonista,
l’onesto e saldo Biagio dell’Orso.
La storia è coinvolgente e
stupisce come ogni volta Tiziana Silvestrin riesca a tessere una trama più coinvolgente
della precedente Il ritmo serrato e i personaggi magistralmente
caratterizzati coinvolgono il lettore fin dalla prima pagina.
Le storie, sempre perfettamente
inquadrate nel periodo storico in cui sono calate, regalano un vivido affresco
dell’epoca preciso e autentico.
In questo ultimo romanzo facciamo
la conoscenza degli Uscocchi, pericolosi pirati che imperversavano sulle
coste adriatiche, e di una figura storica di particolare fascino, la
dogaressa Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani.
La Morosini fu una donna
di primo piano nella Venezia dell’epoca. Venne insignita della Rosa d’Oro da
papa Clemente VIII e si ricorda ancora oggi con meraviglia il fasto delle
celebrazioni per la sua incoronazione avvenuta il 4 maggio 1597. Una femminista
ante litteram che si adoperò per l’emancipazione delle donne. Fondò a sue spese
una scuola di merlettaie dando nuovo impulso alla produzione del merletto che
in seguito si spostò sull’isola di Burano.
Ogni storia della saga è suggestiva,
ricca di fascino e fantasia, mai ripetitiva. Non è certo facile
riuscire a mantenere la stessa intensità per tutti gli episodi di una saga, ma
la Silvestrin ha dimostrato ancora una volta di saper tessere trame sempre
diverse e avvincenti dosando sapientemente fantasia e fatti storici.
Gli ingredienti di questo
successo sono amore, amicizia, suspense, onore, vendetta... Ingredienti che
sarebbero perfetti per farne un’avvincente serie tv di successo. Si accettano
suggerimenti per l’attore che vorreste vedere nel ruolo dell’affascinante
Biagio dell’Orso.