l volume si apre con il racconto della battaglia di Campaldino avvenuta il giorno 11 giugno del 1289. Tra le fila dell’esercito guelfo, formato in prevalenza da fiorentini, c’era anche Dante Alighieri. Egli, non solo partecipò alla battaglia, ma venne schierato tra i feditori ossia tra quei cavalieri che avevano il compito di scontrarsi per primi con il nemico. La battaglia decretò la sconfitta dell’esercito ghibellino.
Ma come facciamo ad essere così sicuri che Dante partecipò a quella battaglia armato da cavaliere e schierato tra i feditori? L’autore attraverso le fonti d’archivio, i documenti e l’analisi degli stessi testi danteschi ci spiega come sia possibile che si conoscano di lui tante più cose rispetto ad ogni altro personaggio dell’epoca. Egli stesso ci ha lasciato testimonianze personali e altrettante testimonianze le possiamo trovare tra gli scritti dei suoi contemporanei. Non dobbiamo dimenticare che Dante era già famoso alla sua epoca.
Nonostante le fonti però tanti
sono ancora i tasselli mancanti. Molto poco sappiamo, infatti, della vita che
condusse in esilio. Non ci sono documenti d’archivio che ci parlino dei suoi
ultimi vent’anni e i criptici accenni autobiografici si prestano alle più
svariate interpretazioni.
Il viaggio di Barbero ci
conduce alla scoperta di un Dante Alighieri nelle sue varie sfaccettature:
politico, innamorato, poeta, marito, amico, padre, cavaliere, esule, cortigiano.
Molto spazio è dato all’indagine dei legami famigliari, a chi fossero stati i
suoi antenati e quali i suoi discendenti. Inoltre, viene condotto anche un attento
studio delle sue proprietà e della sua attività finanziaria svelandoci così un
Dante, per certi versi inedito, non consacrato esclusivamente alla politica e
alla poesia come spesso ci viene descritto.
Dante era nobile? Chi furono i
suoi amici? Cosa conosciamo della sua formazione culturale? Cosa sappiamo del
suo matrimonio? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui l’autore cerca di dare
una risposta esaustiva rifacendosi scrupolosamente alle fonti.
Il libro di Alessandro Barbero
è un testo molto articolato, preciso e dettagliato. Tantissime le fonti
citate e numerosissimi i documenti d’archino presi in esame e qui riportati. È
indubbio che alla base di questo saggio ci sia un grandissimo lavoro di
ricerca e lo dimostrano sia la vastissima bibliografia di ben 20 pagine sia
le numerosissime note al testo per un totale di 59 pagine.
Non posso concordare però con
chi lo descrive come un libro che si legge come un romanzo. Ad essere sincera
mi aspettavo una lettura più scorrevole, un testo più snello. I numerosi
riferimenti alle fonti d’archivio e ad una moltitudine di personaggi, spesso
sconosciuti ai più, spezzano inevitabilmente il ritmo della lettura. Il testo
acquista velocità e scioltezza, infatti, proprio laddove le fonti sono più
scarne ovvero nella seconda parte del volume, quella dedicata al periodo
dell’esilio del poeta.
Non fraintendetemi, non sto
assolutamente dicendo che non sia un testo valido, semmai tutt’altro. Semplicemente
a mio avviso “Dante” di Alessandro Barbero non è quello che si può definire un
testo divulgativo, nel senso di una lettura facile, ma piuttosto un
saggio abbastanza impegnativo che, pur non richiedendo al lettore ottime
conoscenze di base dell’argomento trattato, richiede comunque tanta concentrazione.
Ma sai che, all'inizio del post, pensavo che fosse proprio un romanzo? Questo saggio sembra molto interessante. Quando facevo l'università Barbero era ancora colui che aveva rivoluzionato la visione del clientelarismo nell'alto medioevo... ne sono passati di anni.
RispondiEliminaIn realtà quando l'ho acquistato non mi aspettavo proprio un romanzo, ma comunque un saggio molto discorsivo. Si è rivelato tutt'altro: un testo impegnativo, ma molto ben strutturato e approfondito.
EliminaDevo dire che l'approccio di Barbero alla storia mi piace molto così come il suo modo di trasmettere le sue conoscenze.