Papa
Leone X sul letto di morte consegna al suo
buffone Fra’ Mariano Fetti un libro in tedesco intitolato Gespräch
Büchlin opera di Ulrich von Hutten chiedendogli di tenerlo al sicuro,
neppure suo cugino il cardinale Giulio Zanobi, futuro Clemente VII, dovrà
esserne informato.
L’autore
è uno dei più ferventi sostenitori delle tesi luterane e quel volumetto racchiude un segreto per il quale alcune persone sono
morte e altre sarebbero disposte a morire. Seppur perplesso e spaventato
Fra’ Mariano è costretto a farsi carico del pesante lascito e rendersi
disponibile a consegnare il libro quando
sarà il momento a colui che il Cielo gli indicherà come persona degna di
fiducia.
Sonno
passati quasi sei anni dalla morte di Leone X, dopo il breve papato di Adriano
VI nel 1523 al soglio di Pietro è salito
un altro Medici, Clemente VII. Nella
notte tra il 5 e il 6 maggio 1527 i Lanzichenecchi di Carlo V irrompono in città dando inizio a quella triste e
terribile pagina di storia che sarà ricordata come il Sacco di Roma.
Clemente VII si barrica con i suoi
fedeli dentro Castel Sant’Angelo mentre la Città Eterna viene messa a ferro e
fuoco dalle truppe imperiali senza
controllo, tutto è devastazione e violenza.
Il papa manda a chiamare Benvenuto Cellini
per affidargli una pericolosa missione. Ad
affiancare in questa missione il Cellini, musico per volere paterno, orafo e
scultore per passione e bombardiere per necessità, troviamo un soldato spagnolo di nome José Garcìa.
Insieme i due dovranno smascherare il
mandante di una serie di assassinii conosciuto come il Bagatto.
Restare
vivi in mezzo a quell’orrore fatto di violenza e devastazione non sarà facile
tanto più che i pericoli sembrano giungere da ogni dove alimentati da strane vicende
legate ad arcani segreti e antiche profezie.
“Il cavaliere, la morte e il diavolo” è
un avvincente noir dal ritmo molto serrato e dagli innumerevoli colpi di scena.
La
narrazione è scorrevole e coinvolgente ma talmente densa di avvenimenti e
misteri che al lettore non è concesso
distrarsi neppure per qualche riga perché perdere il filo del racconto è
davvero un attimo e si è costretti a tornare indietro per recuperare.
Benvenuto Cellini è un protagonista
ricco di fascino, coraggioso e impavido, ma anche enigmatico e sfuggente laddove affiorano le sue insicurezze emotive e lo
attanaglia il dubbio di non riuscire un giorno a realizzare quel suo grande sogno
di diventare scultore.
Accanto
a questa figura così carismatica una
girandola di personaggi popola il grande affresco ricreato dalla penna di De
Pascalis, un affresco vivido e realistico che coinvolge il lettore
trascinandolo in prima linea a percorrere le strade di quella Roma dove follia
e brutalità sembrano non avere mai fine.
Tutti i personaggi sono caratterizzati
fin nei minimi dettagli ed emergono dalle pagine, vivi dinnanzi a nostri occhi, con tutte le loro sfaccettature in un mondo dove tutto è capovolto,
dove la crudeltà umana sembra affiorare anche nelle persone più miti come nel
caso di Rebecca, la figlia del medico ebreo Tobia.
Eppure,
anche in un mondo dove la pietà e la compassione non sembrano poter più trovare
rifugio all’improvviso anche nel più
sordido luogo, tra le peggiori schiere, ci sono storie che lasciano aperto uno
spiraglio di speranza come nel caso dell’amicizia di Barbara ed Entgen o in
quello del rispetto dimostrato da Carl nei confronti di Faustina o ancora in
quello dell’aiuto prestato da Mastro Latz il birraio al nemico di un tempo.
Due
sono principalmente i punti di forza del romanzo: una trama ben costruita, emozionante, mai scontata e i numerosi
personaggi, molti dei quali documentati da fonti certe e altri di pura
fantasia, che insieme rappresentano il genere umano in ogni suo aspetto da
quello più gentile a quello più spietato, da quello più grottesco a quello più
armonioso.
La raffinata veste grafica è impreziosita
da numerose illustrazioni relative
alla città di Roma, a dipinti e a figure di personaggi tratte da fonti
iconografiche del periodo a cui si riferiscono le vicende narrate nel romanzo.
Come
scritto nella prefazione del libro la scelta delle illustrazioni è responsabilità dell’autore stesso la cui
curiosità e passione per le immagini risulta evidente anche nella stessa scelta
del titolo, “Il cavaliere, la morte e il diavolo” è infatti una delle più
celebri incisioni di Albrecht Dürer, datata 1513.
Viviamo, Babbo Santo, che tutto il resto è burla!
Se siete interessati all’autore qui trovate il post dedicato ad un altro libro di Luigi De Pascalis, il primo di una trilogia, sempre edito da La Lepre Edizioni, di cui vi avevo parlato qualche tempo fa intitolato “Il signore delle furie danzanti”.