La famiglia Medici diede un grande
impulso alla riscoperta delle antiche dottrine e del paganesimo. Cosimo il Vecchio nella villa di
Cafaggiolo era solito circondarsi di uomini di lettere per studiare e discutere
di filosofia, arte e scienze arcane. Grande
impulso fu dato alla riscoperta di testi antichi molti dei quali vennero
tradotti proprio per volere di Cosimo; primo fra tutti ricordiamo il Corpus Hermeticum, l’insieme dei testi attribuiti al mago Ermete Trismegisto, che ritrovato in Macedonia proprio in quegli anni e donato al Medici da un monaco, venne
tradotto da Marsilio Ficino.
L’eredità di Cosimo fu raccolta
soprattutto dal nipote Lorenzo il
Magnifico sotto la cui guida Firenze conobbe il massimo splendore
affermandosi come uno dei più importanti centri della cultura ermetica.
Se Umanesimo e Rinascimento furono
contraddistinti da due figure in particolare, quali quelle di Cosimo e di Lorenzo de’
Medici, la cultura ermetico-platonica non
si esaurì con la morte del Magnifico, ma si snodò nei i secoli declinata in
varie arti e scienze fino ad arrivare al tempo degli ultimi due esponenti della famiglia Medici appassionati
di questo complesso patrimonio di simboli e allegorie, il Granduca Ferdinando II e suo fratello il Cardinale Leopoldo al
quale si deve la fondazione dell’Accademia del Cimento.
È ovviamente impossibile riassumere in
un post la vastità del materiale che
questo saggio di Paola Maresca analizza vista anche la complessità
dell’argomento, per cui credo sia più razionale limitarmi ad esporre il piano dell’opera per dare un’idea su
come vengano affrontate le varie tematiche.
I capitoli seguono un percorso cronologico, quindi
partendo dai primi capitoli dedicati più genericamente alla filosofia
neoplatonica e all’arte nel Rinascimento, si passa a capitoli più specificatamente dedicati ai singoli protagonisti della
famiglia Medici iniziando con quello dedicato al primo Granduca di Toscana
Cosimo I fino al capitolo finale che, come già anticipato, vede protagonista la
figura di Leopoldo de’ Medici.
Ogni
capitolo è a sua volta suddiviso in diversi paragrafi dedicati ad una
particolare scienza a cui era
appassionato il personaggio di riferimento
o più specificatamente ad opere da
lui commissionate nelle quali è evidente la simbologia ermetica degli elementi
decorativi.
La
simbologia ermetica trova la sua maggiore espressione oltre che nell’arte
pittorica nell’architettura dei giardini.
L’esempio più famoso è forse quello dei giardini
di Boboli, ma il luogo che più di
ogni altro si distinse per essere un vero compendio di scienza ermetica fu
senza dubbio il parco della villa di Pratolino con le sue grotte animate da
automi, giochi d’acqua e intricati labirinti.
La
villa di Pratolino nacque dalla mente di Francesco I coadiuvato dall’architetto
Bernardo Buontalenti; lo stesso
granduca a Palazzo Vecchio si fece approntare un piccolo studiolo collocato
presso il Salone dei Cinquecento dedicato a conservare le meraviglie della
natura e dell’arte, splendidamente decorato da raffigurazioni allusive all’opus
alchemico.
Francesco
I fu senza dubbio il granduca più appassionato di scienza alchemica, ancora più del padre Cosimo I per il quale lo studio era
in fin dei conti qualcosa di subordinato agli affari di stato.
I
successori e gli altri personaggi della famiglia, a partire dallo stesso Don
Antonio, figlio naturale di Francesco I e Bianca Cappello, si appassionarono molto di più alla ricerca medico-sparigirica che
all’alchimia vera e propria, da qui lo sviluppo dei famosi giardini o orti dei semplici, così
chiamati proprio perché vi venivano coltivate erbe semplici, comuni. Ovviamente
anche per coltivare queste piante si seguivano però regole ben precise affinché
si potesse beneficiare degli influssi astrali.
Molto similmente la stessa scienza venne perseguita nella
scelta delle pietre per il rivestimento delle Cappelle Medicee in modo da poter sfruttare al massimo i benefici influssi astrali e le proprietà delle
singole pietre per la trasumanazione dei corpi così da poterne facilitarne la rinascita
spirituale.
Moltissimi e davvero interessanti sono
inoltre i vari riferimenti alle imprese e ai
motti propri di ciascun personaggio della famiglia Medici, vedi ad esempio
tutte le interpretazioni sul perché della scelta del simbolo del capricorno da
parte di Cosimo I.
Il
volume è corredato da un’ampia documentazione fotografica indispensabile per
comprendere al meglio la materia trattata e di un vasta bibliografia.
Questo saggio è un ottimo compendio sia per coloro che per
la prima volta si accostino all’argomento sia per chi desideri invece fare un po’ di ordine in tutta quella serie di frammentarie informazioni
accumulate in merito nel corso degli anni.
Una cosa è certa: dopo aver letto questo saggio tutte le opere frutto della committenza medicea che vi troverete a osservare assumeranno per voi un nuovo significato.
La tua biblioteca medicea sembra senza fine. Questa opera è decisamente particolare.
RispondiEliminaCon una rapida ricerca ho scoperto che questo è il secondo libro che la Maresca dedica all'argomento.
Ammetto che mi incuriosirebbe qualcosa di più generale sull'alchimia in Italia in quei secoli.
Questo libro fa parte di quelli che sono riuscita a scovare nel bookshop del Museo de' Medici. Ho raccolto un bel po' di materiale ultimamente e la mia biblioteca medicea sta crescendo.
EliminaPaola Maresca ha scritto molto sull'argomento. Non so se esistano libri sull'alchimia in Italia relativi a quel periodo, ma credo di sì. Farò caso, se riesco a scovare qualcosa...