Il volume a cura di Anita Valentini è il primo dei due
volumi dedicati agli atti delle celebrazioni tenutesi a Palazzo Vecchio. Questo
primo libro si riferisce agli anni 2002-2004 ed è stato pubblicato nel 2005, un
anno prima di un altro volume sempre edito da Edizioni Polistampa di cui vi ho
parlato qualche tempo fa intitolato “Il testamento di Anna Maria Luisa de’ Medici”.
Non mi dilungherò ulteriormente sulla biografia
dell’ultima Medici di cui vi ho già più volte raccontato anche se, vista l’importanza del ruolo da lei svolto
nell’evitare la dispersione delle collezioni medicee vincolandole alla
città di Firenze e alla Stato, all’epoca Granducato di Toscana, non credo sia mai abbastanza ritornare
sull’argomento per ringraziarla della lungimiranza e della sensibilità da lei dimostrate.
Il libro si apre con la presentazione di Eugenio Giani
e un’introduzione di Anita Valentini che
in realtà non si differenzia molto da quella riproposta poi l’anno seguente nel
volume dedicato al testamento dell’Elettrice Palatina.
Più interessanti per noi quindi i successivi
interventi suddivisi in ordine cronologico per le tre annualità delle
celebrazioni.
Facendo riferimento alla Convenzione, nota oggi a tutti come Patto di Famiglia, sottoscritta
da da Anna Maria Luisa de’ Medici e Francesco Stefano di Lorena il 31 ottobre
1737 ed in particolare all’articolo terzo dove sono contenute le tanto famose
quanto fondamentali espressioni per ornamento dello Stato, per utilità del
pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri, ogni relatore, secondo
le proprie competenze, non solo approfondisce la figura dell’Elettrice
Palatina, ma analizza anche quali effetti siano stati prodotti da quel suo
gesto tanto anticipatore dei tempi futuri.
Cristina
Acidini Luchinat (2002) pone proprio l’attenzione sulla missione dei musei e si
interroga su quale possa essere oggi la modalità ottimale della loro gestione.
Pone, inoltre, l’accento sulla condizione
privilegiata dell’Italia dove basta uscire in strada o entrare in una
chiesa per incontrare testimonianze d’arte straordinarie. Questa peculiare differenza
con la maggior parte degli altri Paesi fa sì che sia corretto sostenere che i
nostri musei dovrebbero avere un’accezione e uno scopo diversi da quelli di
altre nazioni meno favorite dalla sorte sotto questo aspetto. Anche in questo
senso Anna Maria Luisa fu una anticipatrice dei tempi, comprendendo l’importanza
che la fruizione delle opere d’arte fosse strettamente legata al loro
territorio di creazione e di committenza.
Dell’importanza
della contestualizzazione delle opere
parlano anche due esponenti dell’Arma dei Carabinieri nel 2004, il Comandante Costantini e il suo vice Bertinelli,
che nel loro intervento molto interessante ci espongono le criticità che ogni giorno incontrano sul campo nel difficile
compito di recupero di oggetti rubati e di tutela del patrimonio artistico e
paesaggistico.
Altri interventi sono più specificatamente connessi alla
biografia dell’Elettrice in particolare quello di Stefano Casciu, grande conoscitore dei temi a lei collegati, e
quello di Mario Augusto Lolli Ghetti che
pone in particolare l’accento sulle parentele francesi degli ultimi Medici.
Cosimo III aveva sposato la cugina del Re Sole,
Marguerite Louise d’Orleans, matrimonio come sappiamo molto infelice tanto che la
Granduchessa abbandonò i figli ancora piccoli per tornare in Francia. Lolli
Ghetti passa in rassegna i personaggi della corte francese ricordando che la madrina dell’Elettrice fu niente meno
che la famosa mademoiselle d’Orleans,
sorellastra di Marguerite Louise.
In questo intervento si rivela anche che, sebbene in
Francia i personaggi dell’epoca amassero scrivere e raccontare dettagliatamente
della vita di corte, pochissime citazioni
vennero fatte della madre dell’Elettrice. Un riferimento lo troviamo fatto
da Maria Mancini Colonna, una delle
famose mazzarinette, primo amore di
Luigi XIV, la quale nomina Marguerite Louise esclusivamente per fare un
paragone con la propria triste situazione matrimoniale chiedendo al re il
permesso di poter tornare in Francia ospite dello stesso convento di Montmartre
nel quale si era ritirata proprio la Granduchessa. Se siete interessati al
personaggio di Maria Mancini Colonna vi consiglio il romanzo di Gerty Colin
intitolato “La passione del Re Sole”, edito da Meridiano Zero.
Di particolare interesse l’intervento della storica
dell’arte Marilena Mosco che ci racconta della passione di Anna Maria Luisa per
le cosiddette “galanterie gioiellate” molte delle quali esposte al Museo degli
Argenti a Palazzo Pitti.
Non mancano poi gli interventi in cui ci interroga sull’esistenza
in vita di eventuali discendenti della famiglia e sul comportamento tenuto
dagli agnati beneficiati dal testamento di Anna Maria Luisa, a porsi tali
domande sono Alberto Bruschi (Firenze, 1944 – Grassina, 2021) e Ottaviano de’
Medici di Toscana di Ottajano.
In attesa di parlavi del secondo volume degli atti delle
celebrazioni relative agli anni 2005-2008, vi saluto con una frase tratta da
una lettera datata 6 novembre 1691 che l’Elettrice Palatina scrisse dalla corte
di Düsseldorf riferendo di un viaggio:
Sono stata a
Colonia ma a volere che queste città paressero belle non bisognerebbe esser
nata a Firenze.
Immagino che questa sia un'altra di quelle chicche scovate nel bookshop del Museo de' Medici.
RispondiEliminaNella gestione dei beni culturali, in linea di principio, molto è cambiato dal 2005, anche solo a seguito dell'emanazione del nuovo Testo Unico. Credo che rimangano molto attuali gli interventi dedicati ad Anna Maria Luisa de' Medici però.
Esattamente, anche lui proviene da quel meraviglioso bookshop.
EliminaSi, ma non abbastanza secondo me e non in tutti i musei sebbene in qualche caso si vedano ottimi risultati. Per assurdo è più facile scorgerli nelle piccole realtà.
Per quanto riguarda gli interventi dedicata all'Elettrice Palatica in generale sì restano validi, tranne qualche particolare progetto ancora in fase di preparazione all'epoca e di cui ho letto in altri studi.
Forse troverò qualche riferimento nel prossimo volume.