Qualche tempo fa partecipai ad
un evento in cui venivano esposti e commentati alcuni quadri che ritraevano
Niccolò Paganini. Rimasi colpita dal fatto che lo stesso violinista, vissuto
comunque in un’epoca relativamente recente, lamentasse il fatto che la maggior
parte delle opere non gli assomigliassero affatto. Si racconta che quando vide
il suo ritratto eseguito da George Patten, ne commissionò al pittore subito una
copia, poiché per la prima volta vi aveva riconosciuto la propria immagine.
Antonio Vivaldi visse parecchi
anni prima di Paganini, ma non ho potuto fare a meno leggendo il titolo di Federico
Maria Sardelli di ritornare con la mente a quell’episodio.
Se nel primo libro, “L’affare Vivaldi”, il maestro Sardelli aveva affrontato la storia dei manoscritti del
Prete Rosso, in questo ultimo si ripropone di fare il punto su quali e
quanti siano i ritratti di Vivaldi a noi giunti che si possano ritenere
attendibili.
Una prima parte del volume più
generica è dedicata alle questioni di metodo. Si analizzano
quindi i criteri usati in passato e quelli utilizzati oggi nel tentativo di
riconoscere un dato musicista in un certo dipinto.
Uno degli errori più comuni si
è rivelato essere quello di voler leggere il ritratto attraverso la
sensibilità di un’epoca completamente differente. Spesso si tende a cogliere
nell’individuo effigiato sovrasensi idealistici e romantici che non potevano
appartenere all’epoca in cui tale personaggio visse. Così, se tali sovrasensi
possono essere attribuiti a musicisti dell’epoca romantica ritratti da pittori
coevi, gli stessi non possono essere di certo applicati ai ritratti di
musicisti di epoca barocca quando il sentire era completamente differente.
Non si può prescindere,
inoltre, da tenere presenti molte altre variabili quali: l’esistenza di
pittori più o meno bravi, la differenza e la resa delle diverse tecniche
utilizzate per il ritratto, l’analisi degli attributi che identificavano la
categoria di appartenenza dell’effigiato, la concreta possibilità di incorrere in
errori indotti dalla conoscenza di elementi biografici del musicista in
questione.
Nella seconda parte del libro
si entra nel vivo della trattazione e si cerca di fare quindi più
specificatamente chiarezza sui ritratti di Antonio Vivaldi a noi
giunti incrociando dati stilistici, dati tecnico-scientifici ed elementi biografici.
L’interdisciplinarità diventa elemento fondamentale per poter
raggiungere un’analisi quanto più attendibile possibile.
Dei ritratti presi in esame dall’autore
molti risulteranno false attribuzioni, altri copie di ritratti originali,
alcuni risulteranno essere poi ritratti dal vero, altri rimandati a memoria
dall’artista, alcuni contemporanei ed altri postumi.
Vivaldi, per quanto
conosciuto, non fu certamente da considerarsi facoltoso e ben introdotto come
lo furono, ad esempio, Händel o Corelli. Entrambi questi due musicisti
furono anche importanti collezionisti d’arte e le loro pinacoteche
personali oltre a contare numerosissime opere annoveravano diversi artisti
importanti. Quando alla morte di Vivaldi vennero inventariati i suoi beni
tra questi erano presenti solo quattrodici quadretti, tutti anonimi.
Vivaldi non poteva quasi
sicuramente permettersi di commissionare il proprio ritratto ad un pittore
famoso. Il ritratto di Bologna però che, come si evince dalle pagine del
libro, risulta essere uno dei più attendibili può di fatto essere attribuito a
un buon pittore di scuola veneta per quanto anonimo.
Tra le effigi vivaldiane risultate
degne di fede, seppur con manifesti limiti dovuti alle tecniche utilizzate o ad
altre problematiche, ci sono le caricature eseguite da Pier Leone Ghezzi e l’incisione
di La Cave.
“Il volto di Vivaldi” è un
libro interessante e ben articolato. Federico Maria Sardelli entra nei
dettagli, sviscera ogni più piccolo indizio, confronta e analizza, scompone e
ricompone ogni particolate. Il lettore non può che rimanere affascinato e
avvinto dalla stringente logica e dal metodo investigativo dell’autore.
Federico Maria Sardelli è un
personaggio eclettico. Saggista, direttore d’orchestra, compositore, pittore,
autore satirico nonché Membro dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi e
responsabile del catalogo vivaldiano. In questo volume risaltano tutte le sue
doti e le sue capacità: lo spirito investigativo, la competenza, la capacità
di analisi, la conoscenza dell’argomento e l’ironia che emerge tra le
pagine strappando più di un sorriso al lettore soprattutto quando viene usata
per rimarcare l’infondatezza di alcune attribuzioni.
Questo volume è un importante
tassello per conoscere la figura di Antonio Vivaldi, ma anche per capire come ci
si debba muovere in campo storico-iconografico e quali siano gli errori da
evitare.
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