sabato 3 dicembre 2022

“Abbandonata” di Anny Romand

Anny non ha mai conosciuto il padre. Trentacinquenne, scapolo, benestante, l’uomo l’aveva rifiutata ancora prima che nascesse perché non si sentiva pronto a farsi carico di una famiglia. Sua madre, Rosy, l’aveva cresciuta da sola nonostante in un primo momento anche lei non ne volesse sapere di quel bambino in arrivo. Non avrebbe mai abortito, ma darlo in adozione, quello sì. Poi, però, qualcosa dentro di lei era cambiato ed Anny era cresciuta circondata dall’affetto della famiglia materna.

La storia di Anny bambina la troviamo in un altro romanzo della Romand. In “Mia nonna d’Armenia”, questo il titolo, oltre al racconto straziante del genocidio armeno e della fuga per mettersi in salvo della madre di Rosy, c’è anche il racconto del legame speciale che Anny aveva con la nonna materna. Rosy si infuriava sempre quando, tornando a casa, le trovava abbracciate e in lacrime per il racconto dei terribili ricordi rievocati dall’anziana. 

Rosy era stata forse una madre un po’ troppo dura, ma non aveva mai fatto mancare nulla alla figlia. Forse per questo, per voler proteggere la madre, Anny non aveva mai cercato quel genitore che l’aveva rifiutata. In verità, anche il solo desiderio di volerlo incontrare la faceva sentire in colpa, quasi peccasse di ingratitudine, nei confronti di Rosy.

Oggi però Anny ha quarant’anni, sua madre è morta ed è giunto il tempo per lei di fare i conti con il passato: incontrare quel padre che in tanti anni non l’ha mai cercata. Come verrà accolta?

Un padre presente può essere buono o cattivo. Un padre presente lo si può amare, detestare, compatire o qualsiasi altra cosa. Un padre assente, invece, crea un vuoto enorme, inaccettabile, impossibile da superare. Non si può mai davvero fare a meno delle proprie radici, non si può convivere serenamente con una mancanza del genere.

La quarta di copertina pone una domanda per nulla facile: daresti una seconda possibilità ad un padre che ti ha rifiutato? Ognuno reagisce in modo diverso dinnanzi ai casi della vita, ma soprattutto nessuno è davvero in grado di calarsi nei panni di qualcun altro, tanto più se quelle stesse esperienze non le ha mai vissute sulla propria pelle.

Credo che tutti noi abbiamo delle storie che meritino di essere raccontate, ma per farlo bisognerebbe trovare il coraggio e la pazienza di ascoltare di più coloro che ci sono vicino e cercare di sforzarsi di comprendere anche di più noi stessi.

La differenza tra le persone comuni e gli scrittori veri è proprio questa: uno scrittore sa ascoltarsi e sa ascoltare, sa comprendere cosa si nasconda tra le pieghe dell’esistenza, sa guardare oltre l’apparenza. Anny Romand è bravissima a cogliere l’essenza delle cose, a comprendere le situazioni e a descrivere i suoi personaggi di cui delinea alla perfezione, con brevi ed efficaci pennellate, carattere e psicologia.

Il ritmo serrato del racconto ci conduce in un vortice di sentimenti: rabbia, senso di impotenza, rimorso, tenerezza, gioia… Tutto è in continuo mutamento perché nulla resta uguale per sempre e le prospettive dalle quali si guardano le cose fanno sempre la differenza.

“Abbandonata” è un romanzo a tratti malinconico ma che non manca di ironia, proprio come la vita.




2 commenti: