giovedì 23 marzo 2023

“Il cavallo di bronzo” di Antonio Forcellino

Primo libro della saga dedicata da Antonio Forcellino ai grandi protagonisti dell’arte rinascimentale, “Il cavallo di bronzo” è incentrato sulla figura di Leonardo Da Vinci.

Il ritmo del racconto è scandito dall’avvicendarsi sul soglio pontificio dei diversi papi, da Niccolò V (6 marzo 1447 – 24 marzo 1455) ad Alessandro VI Borgia (11 agosto 1492 – 18 agosto 1503). 

Il romanzo è anche il racconto delle grandi famiglie baronali romane, Colonna e Orsini in primis, che di fatto tenevano sotto scacco lo Stato Pontificio con i loro eserciti e il loro peso politico. Chi voleva governare il mondo doveva governare Roma, così l'autore ci racconta dell’ascesa di Alessandro Borgia e della sua scellerata prole, nonchè dei falliti tentativi di Giuliano Della Rovere di sedere sul soglio di Pietro, ascesa in verità solo rimandata.

Ci narra della Milano degli Sforza e di Ludovico il Moro, ma soprattutto Forcellino ci regala un meraviglioso quadro della Firenze medicea.

Sotto lo sguardo vigile di Cosimo il Vecchio, Piero de’ Medici e Lorenzo il Magnifico l’arte fioriva rigogliosa sulle sponde dell’Arno e loro, i veri padroni di Firenze, furono bravissimi, come scrive l’autore stesso, ad abbagliare il popolo con la loro sobrietà e i principi con il lusso.

È davvero affascinante il modo in cui l’autore è riuscito a raccontare ogni singolo avvenimento, seguendo la verità storica, ma senza appesantire il ritmo del racconto. La narrazione rimane oltremodo fluida e piacevole. I molteplici dettagli del complicato quadro politico, così come quelli delle peculiarità degli artisti e delle loro opere, non spezzano minimamente la narrazione ma anzi la compenetrano in maniera eccellente.

I numerosi personaggi sono descritti con magistrale precisione a partite ovviamente dalla figura di Leonardo, il cui rapporto con il mondo, essendo egli di indole piuttosto taciturna, passava più attraverso i suoi disegni che attraverso le sue parole. Di Leonardo non viene indagata solo la psicologia, ma vengono esaminate minuziosamente anche le sue opere, dando ampio spazio alla sua tecnica pittorica, alle sue invenzioni e ai suoi studi nell’ambito della ricerca naturalistica.

Con sapienti pennellate Antonio Forcellino dipinge uno splendido affresco dell’epoca rinascimentale dove ogni singolo personaggio sa come affascinare e intrigare il lettore per rendersi interessante ai suoi occhi. Invero, mi sono ritrovata a desiderare di approfondire la storia di figure che fino ad oggi avevano suscitato solo parzialmente il mio interesse, una su tutte quella del futuro Giulio II.

Il racconto, con la sua prosa lineare e pulita, cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine. 

Oltre a Michelangelo, che sarà figura di spicco del secondo volume, ma che occupa già parte della trama di questo libro, fa il suo ingresso sulla scena anche un giovanissimo Raffaello Sanzio. 

Agli artisti e alle botteghe è dato ampio spazio nel romanzo così come ai diversi mecenati che si avvalsero dell’opera di pittori, scultori, letterati spesso per consolidare la propria posizione sociale e politica.

Non si può, poi, non accennare a tutte quelle indimenticabili figure femminili che furono protagoniste di quest’epoca straordinaria e, solo per citarne alcune, possiamo ricordare Lucrezia Borgia, Giulia Farnese e Cecilia Gallerani.

“Il secolo dei giganti” è indubbiamente una saga affascinante e coinvolgente in grado di appassionare anche il lettore più esigente.





domenica 12 marzo 2023

Strumenti musicali. Guida alle collezioni medicee e lorenesi

Il museo degli strumenti musicali della Galleria dell'Accademia di Firenze venne inaugurato nel 2001. La collezione del Conservatorio Luigi Cherubini consisteva in più di 40 strumenti, appartenenti alle collezioni medicee e lorenesi, databili tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo.

Questo piccolo catalogo bilingue (italiano-inglese) si apre con un’introduzione in cui viene brevemente presentato il museo, seguita da una serie di schede dedicate agli strumenti e ai quadri esposti. I soggetti rappresentati sono nature morte nelle quali figurano degli strumenti  e personaggi legati sempre all'ambiente musicale.

Il più grande collezionista di strumenti fu senza dubbio il Gran Principe Ferdinando che si dilettava egli stesso come musicista. Sotto il regno di Cosimo III de’ Medici la collezione raggiunse il suo massimo splendore e a questo periodo risale la maggior parte dei dipinti esposti. Fu il Gran Principe Ferdinando, tra le altre cose anche grande collezionista d’arte, a commissionare quei ritratti di musici conosciuti come i musici del gran principe.

In uno di questi dipinti, opera di Anton Domenico Gabbiani (1632-1726), si riconosce proprio Ferdinando de’ Medici. Non altrettanto facile è invece riuscire a identificare i singoli personaggi, per i quali spesso ci si può solo limitare a fare ipotesi plausibili qualora ci siano motivazioni convincenti in tal senso. Risulta chiara, comunque, una certa complicità tra il Gran Principe e i suoi musici, una familiarità spesso deprecata da Cosimo III come si evince nella sua corrispondenza col figlio nella quale lo invitava a trattare con essi da par suo.

Tra le particolarità del catalogo figurano strumenti come la famosa viola tenore di Antonio Stradivari, considerata lo strumento più celebre della collezione. Questa viola ci è giunta nella forma e nella struttura originali, aspetto che la rende un oggetto oltremodo prezioso. Leggendo il libro si comprende che gli strumenti giunti ai giorni nostri sono in realtà solo una minima parte dell’intera collezione medicea, sia perché i Lorena li misero all'asta per monetizzare, sia perché nel corso degli anni vennero periodicamente aggiornati per renderli in linea con le mode musical dei tempi, sia perché spesso venivano prestati ai musici senza che poi questi li restituissero, vuoi ormai perché inutilizzabili o, magari più semplicemente, perché andati perduti.

Curioso è leggere in cosa consistessero questi ammodernamenti degli strumenti compiuti appunto per renderli più adatti all’esecuzione della musica del momento; alcuni di essi, ad esempio, sono stati ridimensionati nella cassa, in altri è stata modificata l’inclinazione del manico, in altri sono state fatte modifiche per aumentare il numero delle corde.

È quindi impossibile oggi poter ricreare quel suono originario delle musiche così come queste venivano eseguite al tempo della loro composizione. Per ovviare in parte a questa problematica, e al fatto che spesso lo stato di conservazione degli strumenti non permetterebbe neppure di eseguire idonei restauri, si è cercato oggi di ricostruire copie il più possibile conformi agli originali.

Il Gran Principe Ferdinando raccolse intorno a sé non solo musici e costruttori di strumenti di ambiente fiorentino, ma invitò alla sua corte anche molti artigiani e musicisti provenienti da tutta Italia. Proprio a Firenze il patavino Bartolomeo Cristofori ideò il famoso fortepiano, principale antenato del più moderno pianoforte. Nelle collezioni esposte nella Galleria dell’Accademia tra gli strumenti costruiti appunto dal Cristofori si può ammirare il più antico pianoforte verticale conosciuto oltre ad una bellissima spinetta ovale.

La prima edizione di questo catalogo è datata 2001, ma è stato ristampato più volte nel corso degli anni fino almeno al 2021, anno della ristampa in mio possesso.

Come viene specificato nel libro stesso, risulta un po’ strano pensare di vedere esposti questi strumenti come se si trattasse di arte visiva piuttosto che di strumenti nati per essere ascoltati. È indubbio, comunque, che alcuni di essi siano di per sé delle vere opere d’arte se si guarda ad esempio agli intarsi di madreperla presenti su alcuni o a strumenti quali il salterio di Cosimo III.

Attraverso le pagine del libro e le schede dedicate ai vari strumenti si ripercorre la storia della musica dalla corte medicea alla corte lorenese. 

Con la morte del Gran Principe Ferdinando finiva anche l’età della grande musica eseguita nelle ville di proprietà, la più celebre delle quali per gli allestimenti degli spettacoli che vi venivano eseguiti era senza dubbio quella di Pratolino.

Con l’avvento dei Lorena la musica mutò completamente. Essi erano soliti dare feste a Palazzo Pitti dove veniva invitata addirittura tutta la popolazione ed ovviamente la musica da ballo era quella che andava per la maggiore.

Coloro che visitarono Firenze all'epoca della corte lorenese non mancarono di rimarcare la scarsa vivacità della vita musicale della città oltre alla difficoltà di accesso alle raccolte e alle biblioteche.

 



venerdì 10 marzo 2023

“Sacro romano impero. La principessa di Charolles” di Marina Colacchi Simone

Dopo “Florentine. La pupilladel Magnifico”, vincitore di ben sette premi letterari, Marina Colacchi Simone torna a confrontarsi con il romanzo storico e lo fa riprendendo la storia laddove l’aveva lasciata.

La narrazione si apre con le terribili scene del sacco di Roma (6 maggio 1527) perpetrato dai lanzichenecchi, arruolati tra le file dell’esercito imperiale. Attraverso la tecnica del flashback, la protagonista del romanzo, la principessa di Charolles, si lascia andare ai ricordi dando avvio al racconto degli avvenimenti accaduti negli anni precedenti.

Le prime pagine sono dedicate alla presentazione dei principali personaggi, un’esigenza imprescindibile prima di addentrarsi nel vivo della narrazione, essendo questi davvero numerosi.

La storia di questo periodo è piuttosto complessa. Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, ago della bilancia della politica italiana, le grandi potenze europee possono ormai liberamente affacciarsi sul suolo italico. I grandi protagonisti sono Francesco I di Valois in Francia, Enrico VIII Tudor in Inghilterra e Carlo di Gand, protagonista del romanzo.

Il diciasettenne Carlo siederà sul trono di Spagna, sebbene solo formalmente dovrà all’inizio condividerlo con la madre Giovanna la Pazza, e diverrà imperatore del Sacro Romano Impero.

Le prime pagine del romanzo non sono scorrevolissime, ma l’autrice doveva fare necessariamente chiarezza sul complesso scacchiere politico dell’epoca prima di addentrarsi nello svolgimento della trama.  I personaggi reali e di invenzione si integrano tra di loro alla perfezione, tanto verosimili sono quelli nati dalla penna dell’autrice. Ogni dubbio sulla reale esistenza dei protagonisti viene comunque fugato perché Marina Colacchi Simone, sempre attenta ai dettagli, non ha mancato di inserire un elenco dei personaggi di fantasia al termine del volume.

Il libro può essere considerato anche un romanzo di formazione perché il giovanissimo Carlo, nel corso della storia, deve imparare a destreggiarsi sia sul piano umano che politico nel difficile gioco della vita. Fin da subito deve comprendere e accettare la dura legge della ragion di stato, rinunciare alla donna amata e confrontarsi con la figura di una madre ingombrante, imporre la sua ferrea volontà alle sorelle e a chi gli sta accanto, spesso costretto a ferire le persone più care in nome di un bene maggiore, quello della Spagna e dell’Impero.

Protagonista femminile del romanzo è la bella e intelligente Hippolyte de Charolles, amore giovanile di Carlo che non lascerà mai veramente il suo fianco; il loro legame si trasformerà da giovanile sentimento d’amore in un’imperitura amicizia. Ippolita, come verrà chiamata dopo il matrimonio con Francesco Montefiori, resterà infatti vicino a Carlo per tutta la vita in qualità di amica e consigliera.

Proprio la figura di Francesco Montefiori è l’anello di congiunzione con il romanzo precedente di Marina Colacchi Simone in quanto l’affascinante fiorentino altri non è il primogenito della pupilla del Magnifico, Vanna de’ Bardi.

Ci sono poi i protagonisti storici a legare questo romanzo al precedente ossia Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, e Clemente VII, figlio di Giuliano de’ Medici, fratello del Magnifico.

I personaggi di questo romanzo sono numerosissimi e tutti raccontati in maniera magistrale dall’autrice. Dopo le prime pagine, la narrazione decolla e, nonostante le quasi cinquecento pagine, il libro si legge tutto d’un fiato pur sapendo che alla fine sarà difficile lasciare andare quei protagonisti che, con le loro storie, ci hanno tanto emotivamente coinvolti.

Non era facile condurre il lettore a districarsi in una storia ambientata in uno scenario storico tanto complesso, ma Marina Colacchi Simone è riuscita benissimo nell’intento. Oserei dire che, non me ne voglia l’autrice che so quando sia legata alla figura del Magnifico, ho trovato questo secondo romanzo molto più maturo, più incisivo e più fluido, sia a livello stilistico sia a livello di trama, rispetto al precedente.

Nel districarsi tra le varie vicende storiche, alcune appena accennate come la storia di Giovanni dalle Bande Nere e il divorzio di Enrico VIII, altre affrontate più dettagliatamente come la questione luterana, Marina Colacchi Simone ha reso omaggio a grandi artisti del mondo della pittura come Brueghel e Bosh, ad autori classici quali Dumas e persino, con mia somma gioia, a maestri orafi fiorentini contemporanei quali Paolo Penko.

Come per il precedente romanzo non mancano coinvolgenti coup de théâtre che rendono il racconto ancora più appassionante. Il ritmo della narrazione è incalzante, tipico della più moderna letteratura, sebbene la trama mantenga sempre quell’impalmabile allure tipica della letteratura sette-ottocentesca a me tanto cara.

Il romanzo è autoconclusivo ma, dopo averlo letto, credo che chiunque resterà in trepidante attesa di poter leggere al più presto il prossimo capitolo.