venerdì 29 ottobre 2021

“In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico” di Barbara Frale

Lorenzo de’ Medici giunge nell’Urbe accompagnato da Monsignor Gentile Bechi che per anni era stato il suo precettore e dall’amico Roberto Malatesta, figlio naturale del signore di Rimini Sigismondo.

Una piccola scorta per il figlio di Piero de’ Medici, ma seguendo gli insegnamenti di Giovanni di Bicci per la famiglia vige ancora il famoso monito che recitava “Non vi fate segno al popolo, se non il meno”.

I Medici non vantano alcuna nobiltà di nascita, ma sono di fatto coloro che governano la Signoria grazie alla loro ricchezza.

Cosimo Pater Patriae, nonno di Lorenzo, ha retto le redini dello Stato in modo saggio ma anche col pugno di ferro. Ora, il nipote nel quale Cosimo aveva riversato ogni speranza per il futuro di Firenze, si trova in grave pericolo. Qualcuno, appena giunto a Roma, si è premurato di lanciargli subito un grave avvertimento lasciando sotto la sella del suo cavallo un pugnale; sull’arma un simbolo difficile da interpretare.

Lorenzo non ha nemici, ma la sua famiglia sì; chiunque potrebbe voler colpire l’erede di casa Medici: qualcuno intenzionato a vendicarsi, un avversario politico, un rivale della banca o forse un marito tradito, non è un mistero, infatti, che Lorenzo abbia una relazione con una donna sposata, Lucrezia Donati, la donna più bella di Firenze.

Qualcun altro però si interessa alle sorti dell’affascinante rampollo della famiglia Medici, Clarice Orsini, nipote del cardinale Latino Orsini. Gli Orsini sono una delle famiglie nobili più in vista e vantano diversi cardinali e papi nella loro storia.

Un Medici, un banchiere, non può certamente aspirare alla mano di una donna nobile figurarsi poi di una Orsini. Eppure Clarice crede nella predestinazione ed è certa che il suo futuro sia legato a quello di Lorenzo.

L’amore nato tra Clarice e Lorenzo non farà che acuire ulteriormente lo sdegno dei nobili romani che si sentiranno insultati da tanta superbia da parte del Medici. 

La storia è storia per cui il lieto fine è scontato, quello che non è ovvio è invece il modo in cui si arriva a contrarre il matrimonio che porterà una straniera a Firenze, sappiamo infatti che Clarice Orsini non sarà accolta benissimo nella Città del Giglio i cui abitanti avrebbero preferito vedere una loro concittadina accanto al Magnifico.

Sappiamo per certo che Lorenzo si recò a Roma su incarico del padre Piero per l’appalto dello sfruttamento delle cave di allume sui monti della Tolfa, quasi sicuramente proprio in quell’occasione vide per la prima volta Clarice. Successivamente la madre del Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, ne abbiamo riscontro dalle lettere che lei stessa scrisse, si recò a Roma per accordarsi con la famiglia Orsini e il matrimonio venne celebrato due anni dopo.

Il romanzo di Barbara Frale è uno di quei libri che si leggono tutto d’un fiato; il ritmo è incalzante, la scrittura fluida e la trama coinvolgente e appassionante. Il colpo di scena attende il lettore dietro ad ogni pagina e i personaggi sono descritti minuziosamente sia fisicamente che caratterialmente.

I protagonisti Lorenzo e Clarice sono due figure carismatiche: arguto, caparbio e determinato lui; sensuale, intelligente e dotata di un indecifrabile fascino tra sacro e profano lei.

Barbara Frale è stata brava a tessere una trama coinvolgente facendo muovere figure reali all’interno di un perfetto affresco dell’epoca molto dettagliato nel quale fa addirittura parlare alcuni personaggi in romanesco e genovese per meglio ricreare la giusta atmosfera.

La storia è carica di suspense e ricca di fantasia, impreziosita da un alone di mistero e di arcani segreti laddove entra in scena il personaggio di Bellezze Orsini, la strega che sembra avere lo stesso sangue di Clarice e la cui nascita nasconde un oscuro segreto.

“In nome dei Medici” è un ottimo romanzo storico; la trama è senza dubbio avvincente e molto articolata, certo non bisogna però mai dimenticare che di un romanzo si tratta e per questo le licenze letterarie che si incontreranno durante la lettura non saranno poche.

Della stessa autrice vi ricordo altri due titoli legati alla famiglia Medici: il romanzo “Cospirazione Medici” e un bel saggio “La congiura” scritta a quattro mani con Franco Cardini.


domenica 24 ottobre 2021

“Testimonianze Medicee a confronto” a cura di Giovanna Lazzi

“Testimonianze Medicee a confronto” è il catalogo della mostra tenutasi alla Biblioteca Riccardiana di Firenze nel 1997 (5 Maggio – 5 Luglio 1997).

Dopo una breve prefazione e una breve presentazione, due scritti fanno da introduzione vera a propria al catalogo che è corredato da trentotto tavole a colori su carta patinata che riproducono parte dei più significativi oggetti.

Giovanni Cipriani con “Il Principato mediceo” riassume in modo sintetico ma efficace gli anni che caratterizzarono il dominio mediceo con particolare riguardo alla storia da Leone X, figlio del Magnifico, fino all’ultimo Granduca della dinastia Gian Gastone de’ Medici.

Segue “Libri e oggetti medicei: per una rilettura comparata” ad opera di Giovanna Lazzi, all’epoca direttrice della Biblioteca Riccardiana, che illustra il percorso della mostra e l’importanza, quale testimonianza storica, degli oggetti appartenuti ai membri della famiglia Medici.

I documenti d’archivio vengono spesso considerati come semplici e freddi resoconti ma, se letti nel modo giusto, si rivelano essere anche fonti estremamente preziose per conoscere i protagonisti della storia a 360 gradi e non solo per la mera acquisizione di nozioni che li riguardano come compravendite, nascite, matrimoni e similari.

Ecco quindi che anche oggetti come codici, medaglie, gioie, utensili e gli stessi ritratti, possono trasformarsi in testimonianze assai utili alla ricostruzione della storia. Leggendo questo libro ci si sorprende di quante cose questi oggetti, se osservati nel  modo corretto, abbiano da raccontarci.

Attraverso quanto esposto ed in particolare grazie alle incisioni entriamo nel mondo lussuoso delle rappresentazioni di feste e spettacoli, manifestazioni che erano, è vero, il trionfo dell’effimero, ma allo stesso tempo pure un modo di esibire il proprio potere.

L’etichetta seguiva regole rigide e le manifestazioni fastose non erano dedicate solo a eventi gioiosi quali i matrimoni (vedi La descrizione delle feste… per le nozze di Ferdinando II e Vittoria Della Rovere nell’incisione di Stefano Della Bella per la festa a cavallo notturna del 15 luglio 1637) o le cerimonie di investitura per l’Ordine di Santo Stefano fondato da Cosimo I (una tavola è dedicata proprio ad una Patente di conferimento dell’Ordine di Santo Stefano da parte di Gian Gastone ad Averardo Giuseppe Serristori), ma anche gli apparati funebri, per quanto lugubri, rispecchiavano la sontuosità dei tempi. Un esempio è riportato dall’incisione di Giovan Battista Falda per gli apparati funebri in occasione delle esequie di Ferdinando II.

Nel libro si parla anche della reticenza di Gian Gastone a farsi ritrarre ragion per cui, facendo particolare riferimento ad una medaglia opera di un giovane scultore pratese di nome Giovanni Francesco Pieri, si spiega perché i ritratti dell’ultimo Granduca mediceo, a differenza di quelli dei suoi famigliari, non fossero caratterizzati né da uno schietto naturalismo né idealizzati secondo la norma regolarizzatrice e nobilitante del filtro classico.

Al contrario del figlio, Cosimo III de’ Medici amava invece farsi ritrarre e in mostra si trovava esposto un suo ritratto con la veste di Canonico del Laterano; nell’Anno Santo del 1700 infatti Cosimo III si recò a Roma per il Giubileo dove fu nominato da papa Innocenzo XII canonico lateranense.

L’ossessione di Cosimo per tutto ciò che riguardava la Chiesa era evidenziata anche con l’esposizione di un altro particolare oggetto, ossia una medaglia coniata con la data 1678, che ci racconta l’interesse del Granduca per i francescani riformati da San Pietro d’Alcantara, interesse che lo portò ad ospitare alcuni alcantarini facendogli costruire appositamente un convento nei pressi della Villa Medicea dell’Ambrogiana.

Grande attenzione è prestata poi a tutto ciò che riguarda la lettura araldica di imprese, stemmi ed emblemi. Scopriamo tra le altre cose che col tempo gli emblemi dei primi Medici venivano riproposti talvolta anche dai loro successori insieme ai propri emblemi e imprese.  

Come avrete capito questo catalogo è una fonte inesauribile di interessanti spunti e argomenti che meritano di essere approfonditi divertendosi a ricercare i vari collegamenti.

Resta purtroppo il rimpianto per non aver visitato la mostra, ma anche la gioia per aver scovato questa preziosa pubblicazione.

 


 


lunedì 18 ottobre 2021

“La ragazza delle camelie” di Julie Kavanagh

Alphonsine Plessis, conosciuta con il nome di Marie Duplessis, fu la giovane cortigiana più ammirata della Francia di metà Ottocento.

Nacque in Normandia nel 1824 da Marie, una donna di modeste origini ma dai modi aristocratici, e da Marin Plessis, un venditore ambulante molto attraente ma anche squattrinato e violento.

Alphonsine e la sorella Delphine, abbandonate dalla madre che morì poco dopo, vennero allevate separatamente da alcuni parenti. Alphonsine, appena dodicenne, venne però rimandata a casa dal padre e Marin non si fece scrupolo di sfruttarne la bellezza nel più abietto dei modi.

Qualche tempo dopo la ragazza giunse a Parigi forse fuggita da un gruppo di zingari a cui era stata venduta dal padre o forse accompagnata dallo stesso Marin.

Dopo un primo periodo da grisette ossia da sartina di facili costumi, una di quelle ragazze che frequentavano gli studenti squattrinati e bohémienn, Alphonsine venne notata da ammiratori di alto lignaggio e facoltosi in grado di farle fare il salto da grisette a lorette.


Da lorette, Alphonsine non dovette più concedersi per poco ma, messole a disposizione un appartamento tutto per sé, poté finalmente iniziare a vivere nel lusso.

Conti, marchesi, duchi, uomini potenti e artisti di fama come Alexandre Dumas figlio e Franz Liszt fecero a gara per contendersi le grazie di Marie Duplessis che grazie a loro riuscì ad avere un accesso privilegiato a quel mondo ricco di stimoli culturali precluso alle donne oneste della buona società.


Marie Duplessis era un’autodidatta, un’avida lettrice e una regolare frequentatrice di teatro determinata a sfruttare ogni possibilità che le venisse concessa per approfittare della vivace cultura parigina dell’epoca. 


Julie Kavanagh ci restituisce la storia di uno dei personaggi di metà Ottocento più celebrati dalla letteratura e non solo.

Quando nel 1847 Marie Duplessis morì di tisi ad appena 23 anni, la sua scomparsa venne considerata un evento di portata nazionale tanto che i giornali non scrissero d’altro per giorni e persino Charles Dickens all’epoca a Parigi fu sorpreso e divertito dal clamore suscitato dalla scomparsa di una gloria del demi-monde.


Marie Duplessis è la protagonista romanzata del celebre romanzo di Alexandre Dumas figlio, La signora delle Camelie. 

Marguerite Gautier è la trasposizione romantica di Marie mentre Armand Duval raccoglie in sé le caratteristiche di diversi amanti della bella cortigiana tra cui anche lo stesso Dumas.


Altra celebre opera incentrata sulla Signora delle Camelie è senza dubbio La Traviata di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, dove Marguerite/Marie assume il nome Violetta e Armand quello di Alfredo.


Ma la storia è piena di echi di questa romantica e struggente storia d’amore e non ultimo possiamo ricordare il celebre film del 2001 Moulin Rouge! dove Nicole Kidman interpreta il personaggio di Satin/Marie mentre a Ewan McGregor spetta il ruolo di Christian, l’innamorato.


Fonte principale del saggio di Jiulie Kavanagh è il libro “La Verite Sur La Dame Aux Camelias (Marie Duplessis),” di Vienne Romain, amico d’infanzia di Aplhonsine, il quale pur innamorato di lei per tutta la vita non ne diventò mai l’amante. L’autrice ha però scavato a fondo negli archivi e ha consultato molti altri testi, vasta infatti è la bibliografia riportata, per restituirci l’immagine quanto più veritiera possibile di quella ragazza che ancora oggi riesce ad affascinare l’immaginario collettivo per il suo fascino e la sua gioia di vivere tanto che a Gacé, in Normandia, si trova un museo a lei dedicato, il Museé de la Dame aux camélias.

Il ritratto di Marie Duplessis è molto diverso da quello dell’eroina romantica che musica e letteratura ci hanno voluto restituire, ma non per questo meno affascinante.

Marie Duplessis sarebbe forse stata in grado di un gesto d’amore clamoroso come quello di Marguerite/Violetta, ma mai sarebbe stata capace di rinunciare, e infatti quando ne ebbe la possibilità non lo fece, al fervore della vita parigina, al lusso, alle feste e ai piaceri edonistici.

Marìe Duplessis era una donna caparbia, volitiva, pratica e manipolatrice che seppe imporsi e incantare il bel mondo con il suo fascino, la sua eleganza e la sua cultura.

Forse conoscere la vera storia di Marie Duplessis potrebbe ridimensionare in parte il mito della Signora delle camelie, ma contribuisce senza dubbio a crearne uno nuovo, quello della bella, seducente e carismatica Ragazza delle camelie.




giovedì 7 ottobre 2021

“Lorenzo il Magnifico” di Maria Luisa Valla

Lorenzo Il Magnifico è il settimo volume di una collana Mondadori dedicata ai grandi della storia da Alessandro Magno ad Abraham Lincoln.

Il libro, pubblicato nel 1970, mi fu regalato qualche anno fa da una collega che, conoscendo la mia passione per Lorenzo de’ Medici, lo acquistò per pochi euro su una bancarella pensando giustamente che mi avrebbe fatto piacere riceverlo. 

Si tratta di un’edizione vintage particolare le cui illustrazioni ricordano i testi scolastici degli anni Settanta/Ottanta e, forse proprio perché lo vedevo come un libro datato, l’ho lasciato giacere in libreria per anni limitandomi a sfogliarlo ogni tanto.


Qualche giorno fa, complice la giornata di pioggia, l’ho ripreso per caso in mano e mi sono ritrovata immersa nella lettura senza accorgermene.


Non può essere ovviamente annoverato tra i saggi esaustivi, ma nell’insieme la lettura si è rivelata molto piacevole grazie anche ad un testo davvero ben strutturato.


Dopo una parte introduttiva in cui si analizzano la scena politica e la trama storica dell’epoca, si passa al racconto della vita del Magnifico illustrata in 34 capitoli.


Suddiviso in brevi capitoli che facilitano l’assimilazione delle nozioni più importanti, si prendono in esame gli eventi che caratterizzarono la vita famigliare e politica di Lorenzo de’ Medici. Inoltre, viene delineata in maniera sintetica, ma non superficiale, ogni aspetto della sua figura: l’abile politico, il fine letterato e il munifico mecenate.


Nulla viene trascurato sia che riguardi direttamente la sua figura sia che riguardi aspetti dell’epoca come il sistema bancario, le giostre, i matrimoni, la descrizione dei personaggi che gravitavano nell’orbita della famiglia Medici, la moda, l’istruzione e l’edilizia.


Il libro si conclude con 34 schede compilate da Gianni Rizzoni che, rifacendosi a quanto scritto nelle precedenti pagine, completano e arricchiscono il volume, analizzando problematiche, avvenimenti, curiosità, documenti e personaggi del tempo senza tralasciare di esaminare le conseguenze che ebbe la scomparsa di Lorenzo de’ Medici sull’avvenire dell’Italia e sulla scena internazionale.


La sua scomparsa fu acerba alla patria e incomodissima a tutto il resto d’Italia. (Francesco Guicciardini)


Per curiosità ho sbirciato online e ho visto che di questo volume si trovano facilmente ancora alcune copie. Se vi dovesse capitare poi di trovarlo su qualche bancarella di libri usati e siete appassionati di libri vintage, l’acquisto è consigliato.






 

 


sabato 2 ottobre 2021

“Toilette, profumi e belletti alla corte dei Medici” di Valentina Fornaciai

Come la stessa Valentina Fornaciai ci anticipa nell’introduzione l’intento del libro è quello di indagare un aspetto della famiglia Medici diverso da quelli di cui siamo soliti leggere.

Oggetto di queste pagine sono l’igiene personale, la profumeria e la cosmesi. Un itinerario che attraverso i ricettari di corte, le collezioni fiorentine e gli ambienti delle residenze medicee ci conduce alla scoperta di quell’aspetto forse meno conosciuto, ma non per questo meno importante che caratterizzò la raffinata corte medicea dall’epoca di Cosimo I (1569-1574) fino all’ultimo granduca Gian Gastone (1737).

La pratica dell’igiene personale subì variazioni nel corso dei secoli non solo in base alle mode, ma anche a seguito degli eventi storici. Si pensi infatti che nel XVII secolo la pratica del bagno cessò del tutto per venire sostituita dalla toilette asciutta.

Quest’ultima veniva effettuata attraverso strofinamenti e fregamenti con ciprie e profumi usati in sostituzione dell’acqua. Perché questo? Perché durante la peste del Seicento i dottori ritenevano che l’acqua calda, dilatando i pori, potesse favorire la trasmissione del contagio. Inoltre, in un periodo di grande fervore religioso, i bagni che fin dai tempi dell’antichità erano considerati luoghi di aggregazione e divertimento furono condannati dalla chiesa come luoghi di immoralità.

La chiesa, è vero, condannò aspramente per molti secoli anche l’uso dei profumo perché lusinga corporea, ma con le Crociate i profumi fecero il loro rientro in Europa importati da Genova e Venezia.

Firenze divenne il centro del profumo tanto che Caterina de’ Medici andando sposa ad Enrico di Valois lo introdusse in Francia portando con sé valenti chimici.

Tutti gli esponenti della famiglia Medici furono però appassionati di profumi e il primo a favorire questa arte o scienza fu proprio il Magnifico che diede impulso allo studio delle erbe e delle spezie nella villa di Cafaggiolo nonché alla produzione di ceramiche per contenere le stesse.

I Granduchi poi svilupparono una vera passione per la botanica. Non va dimenticato che nei primi tempi non esisteva una vera distinzione tra medicina, cosmesi e alchimia; così nei ricettari si trovavano rimedi terapeutici accanto ai trattamenti di bellezza.

Il libro attraverso le fonti storiche e d’archivio ci racconta delle fonderie granducali, delle officine farmaceutiche e dei ricettari ad opera di personaggi illustri come quello di Don Antonio, figlio di Francesco I e Bianca Cappello

Francesco I stesso del resto era un gran appassionato di scienza alchemica e nello studiolo di Palazzo Vecchio possiamo ammirare ancora oggi un suo ritratto opera di Giovanni Stradano che lo ritrae proprio nelle sue vesti di curioso indagatore della natura.

In questo libro viene esplicitato e preso in considerazione ogni aspetto legato ai temi dell’igiene e della cosmesi: il lavaggio dei capelli, le acconciature, l’uso delle parrucche su cui Cosimo III impose addirittura una tassa in base al ceto di appartenenza, i bagni e le stufe, i tipi di essenze animali e vegetali, le preferenze dei diversi granduchi in fatto di profumeria e non solo, l’apporto dato dai vari esponenti della famiglia Medici alla scienza medica e alchemica e persino i canoni della bellezza femminile con i relativi consigli degli esperti del tempo per uniformarsi ad essi.

Inutile dire che molti rimedi proposti dai ricettari, dei quali sono riportati diversi stralci, oltre a fare sorridere il lettore erano anche altamente tossici, ma ci sono anche ingredienti le cui proprietà sono ancora oggi riconosciute valide.

Il libro di Valentina Fornaciai consta di poco più di un centinaio di pagine, ma è una pubblicazione davvero ricca e approfondita oltre ad essere corredata di una sostanziosa bibliografia per chi volesse indagare ulteriormente l’argomento.

Ho trovato questo piccolo libro nel bookshop di Palazzo Vecchio e incuriosita dall’argomento mi sono decisa ad acquistarlo senza tante aspettative e invece mi sono ritrovate tra le mani una piccola chicca, una lettura davvero piacevole e interessante.