domenica 24 ottobre 2021

“Testimonianze Medicee a confronto” a cura di Giovanna Lazzi

“Testimonianze Medicee a confronto” è il catalogo della mostra tenutasi alla Biblioteca Riccardiana di Firenze nel 1997 (5 Maggio – 5 Luglio 1997).

Dopo una breve prefazione e una breve presentazione, due scritti fanno da introduzione vera a propria al catalogo che è corredato da trentotto tavole a colori su carta patinata che riproducono parte dei più significativi oggetti.

Giovanni Cipriani con “Il Principato mediceo” riassume in modo sintetico ma efficace gli anni che caratterizzarono il dominio mediceo con particolare riguardo alla storia da Leone X, figlio del Magnifico, fino all’ultimo Granduca della dinastia Gian Gastone de’ Medici.

Segue “Libri e oggetti medicei: per una rilettura comparata” ad opera di Giovanna Lazzi, all’epoca direttrice della Biblioteca Riccardiana, che illustra il percorso della mostra e l’importanza, quale testimonianza storica, degli oggetti appartenuti ai membri della famiglia Medici.

I documenti d’archivio vengono spesso considerati come semplici e freddi resoconti ma, se letti nel modo giusto, si rivelano essere anche fonti estremamente preziose per conoscere i protagonisti della storia a 360 gradi e non solo per la mera acquisizione di nozioni che li riguardano come compravendite, nascite, matrimoni e similari.

Ecco quindi che anche oggetti come codici, medaglie, gioie, utensili e gli stessi ritratti, possono trasformarsi in testimonianze assai utili alla ricostruzione della storia. Leggendo questo libro ci si sorprende di quante cose questi oggetti, se osservati nel  modo corretto, abbiano da raccontarci.

Attraverso quanto esposto ed in particolare grazie alle incisioni entriamo nel mondo lussuoso delle rappresentazioni di feste e spettacoli, manifestazioni che erano, è vero, il trionfo dell’effimero, ma allo stesso tempo pure un modo di esibire il proprio potere.

L’etichetta seguiva regole rigide e le manifestazioni fastose non erano dedicate solo a eventi gioiosi quali i matrimoni (vedi La descrizione delle feste… per le nozze di Ferdinando II e Vittoria Della Rovere nell’incisione di Stefano Della Bella per la festa a cavallo notturna del 15 luglio 1637) o le cerimonie di investitura per l’Ordine di Santo Stefano fondato da Cosimo I (una tavola è dedicata proprio ad una Patente di conferimento dell’Ordine di Santo Stefano da parte di Gian Gastone ad Averardo Giuseppe Serristori), ma anche gli apparati funebri, per quanto lugubri, rispecchiavano la sontuosità dei tempi. Un esempio è riportato dall’incisione di Giovan Battista Falda per gli apparati funebri in occasione delle esequie di Ferdinando II.

Nel libro si parla anche della reticenza di Gian Gastone a farsi ritrarre ragion per cui, facendo particolare riferimento ad una medaglia opera di un giovane scultore pratese di nome Giovanni Francesco Pieri, si spiega perché i ritratti dell’ultimo Granduca mediceo, a differenza di quelli dei suoi famigliari, non fossero caratterizzati né da uno schietto naturalismo né idealizzati secondo la norma regolarizzatrice e nobilitante del filtro classico.

Al contrario del figlio, Cosimo III de’ Medici amava invece farsi ritrarre e in mostra si trovava esposto un suo ritratto con la veste di Canonico del Laterano; nell’Anno Santo del 1700 infatti Cosimo III si recò a Roma per il Giubileo dove fu nominato da papa Innocenzo XII canonico lateranense.

L’ossessione di Cosimo per tutto ciò che riguardava la Chiesa era evidenziata anche con l’esposizione di un altro particolare oggetto, ossia una medaglia coniata con la data 1678, che ci racconta l’interesse del Granduca per i francescani riformati da San Pietro d’Alcantara, interesse che lo portò ad ospitare alcuni alcantarini facendogli costruire appositamente un convento nei pressi della Villa Medicea dell’Ambrogiana.

Grande attenzione è prestata poi a tutto ciò che riguarda la lettura araldica di imprese, stemmi ed emblemi. Scopriamo tra le altre cose che col tempo gli emblemi dei primi Medici venivano riproposti talvolta anche dai loro successori insieme ai propri emblemi e imprese.  

Come avrete capito questo catalogo è una fonte inesauribile di interessanti spunti e argomenti che meritano di essere approfonditi divertendosi a ricercare i vari collegamenti.

Resta purtroppo il rimpianto per non aver visitato la mostra, ma anche la gioia per aver scovato questa preziosa pubblicazione.

 


 


2 commenti:

  1. Dove sei riuscita a recuperare questo catalogo, Elisa?

    Questa è una di quelle pubblicazioni che finiscono per perdersi nei magazzini delle case editrici...

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    1. L'ho scovato nel bookshop del Museo de' Medici. Hanno un bookshop molto fornito tanto più se si considera che sono una piccola realtà museale privata nel vasto panorama dei musei fiorentini.
      Avevo accennato qualcosa tempo fa a questo museo e mi ero riproposta a settembre, dopo averlo visitato nuovamente, di dedicargli un intero post, ma non sono ancora riuscita a trovare il tempo.

      Hai ragione questo catalogo fa parte di quei libri che si perdono negli anni ed è davvero un peccato. Non mi ero mai soffermata molto su questo aspetto, ma leggendo questo volume mi sono resa conto che spesso in questo modo si perdono pubblicazioni molto valide anche se magari un po' di nicchia.

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