L’UROBORO DI CORALLO
di Rosalba Perrotta
SALANI
|
Anastasia in settantuno anni di vita non ha mai
fatto nulla di vietato e ora si sente ingannata da quella vita stessa.
Ha sempre
fatto il suo dovere ma la ricompensa a cui aveva diritto non è mai arrivata.
Ha due figlie Nuvola e Doriana, un simpatico
nipotino Antonio ed un ex marito con il quale si sente ancora sposata.
Suo marito,
un famoso archeologo, l’ha lasciata per la sua giovane assistente e ad
Anastasia non è rimasto null’altro che una grande casa vuota con quelle stanze
chiuse nelle quali è troppo doloroso entrare, così piene di ricordi e di
promesse non mantenute.
Ma può
un’eredità cambiare completamente l’esistenza di una persona? Può una piccola
spilla di corallo a forma di uroboro spingere una donna come Anastasia a
trovare il coraggio di ribellarsi ai dettami di una vita? La risposta è sì
perché è proprio quello che accade in questo bellissimo romanzo di Rosalba
Perrotta.
Anastasia eredita dall’amante del nonno un
palazzetto ai margini di un quartiere malfamato di Catania. L’eredità è destinata ad Anastasia ed alle
sue tre cugine Myrna, Alida e Claretta.
Le tre sorelle sono praticamente delle estranee
per Anastasia che le ha conosciute da bambina solo attraverso i severi commenti
della sua integerrima e morigerata defunta madre.
Le tre sorelle erano figlie di una donna del nord
soprannominata per i suoi natali L’aria
del continente.
Il comportamento della zia acquisita di Anastasia
era in aperto contrasto con quello delle
donne catanesi dell’epoca e per questo suo modo di approcciare la vita più
libero ed aperto, veniva considerata una femmina leggera e senza religione.
L’incontro
con le cugine è il primo atto di disobbedienza di Anastasia verso la sua
vecchia vita.
Anastasia ha incontrato le cugine proibite e
lo ha fatto in un quartiere malfamato di Catania, in tutta la sua vita non
aveva mai fatto qualcosa di così vietato eppure il mondo non è crollato.
Anastasia realizza per la prima volta che
vivere significa anche disobbedire, se necessario farlo, e sopratutto comprende
che non è mai troppo tardi per imparare a vivere.
Quale
migliore segno per suggellare il suo ritrovar se stessa se non proprio un
uroboro simbolo di rinnovamento e rinascita?
Non voglio svelarvi molto altro della trama del
libro perché il romanzo di Rosalba Perrotta è una piccola perla che merita di
essere scoperta senza alcuna anticipazione.
“L’uroboro
di corallo” affascina il lettore non solo per la sua trama ricca di colpi di
scena ma anche per i suoi personaggi ognuno dei quali è un piccolo capolavoro.
Gli elementi di fondo sono tantissimi:
esoterismo, archeologia, lettura dei tarocchi, antichità ed antiquariato,
tombole parrocchiali, isole caraibiche...
Elementi all’apparenza diversissimi e
contrastanti tra loro, ma che si intrecciano e si amalgamano alla perfezione
riuscendo a dare vita ad una trama coerente,
avvincente e convincente.
La
protagonista indiscussa del romanzo è sì la figura di Anastasia, ma tutti
gli altri personaggi che le ruotano attorno sono a modo loro dei protagonisti.
Non
esistono personaggi minori ognuno di essi è descritto a tutto tondo ed ognuno
di loro riesce a coinvolgere totalmente il lettore.
E’ quasi impossibile leggere le loro storie e non
sentirsi partecipi delle loro vite, come se stessimo leggendo le vicende di un
gruppo di nostri amici carissimi.
Ogni personaggio ha una personalità particolare,
nessuno di loro è solo abbozzato, il lavoro dell’autrice su di essi è
praticamente perfetto. Sono personaggi
veri e reali, spesso divertenti ma senza mai cadere nella macchietta.
Nuvola con le sue insicurezze, alla ricerca di un
equilibrio dopo l’abbandono del padre e la fine della sua storia proprio
qualche giorno prima di convolare a nozze; Doriana, fredda e distante, la donna
in carriera dal matrimonio in crisi; Rodolfo, il marito di Doriana schiacciato
dalla scomoda figura della moglie ipercritica e aggressiva che tiene lontana
per cercare di proteggersi, sono solo un esempio dei personaggi che incontrerete
nelle pagine di “L’uroboro di corallo”.
La lettura scorre veloce anche grazie ad una scrittura asciutta e pulita interrotta
piacevolmente ogni tanto da alcune divertenti parole in dialetto il cui
significato viene svelato nelle ultime pagine del libro dove troviamo un
simpatico ed utile dizionarietto siciliano - italiano.
“L’uroboro di corallo” è stata una scoperta
inaspettata. Un romanzo frizzante,
leggero e spensierato ma mai superficiale o banale.
Rosalba Perrotta è riuscita, attraverso una storia
divertente e all’apparenza frivola, a porgere al lettore numerosi spunti di
riflessione su svariati temi tra cui, solo per citarne alcuni: la solitudine, il
timore di confrontarsi con chi è diverso da noi, le regole imposte da una
società con la quale troppo spesso non ci identifichiamo, ma le cui regole accettiamo
per paura di esserne tagliati fuori.
Anastasia è figlia di un’epoca in cui alle
bambine si regalavano giocattoli che le preparavano per il loro ruolo futuro:
telai, canovacci, cucine per le bambole, servizi di porcellana, ma oggi cosa è
cambiato?
Si fa così
anche adesso, regalando le Barbie dai più svariati guardaroba, le case di
Barbie complete di piscina e le scatole per il trucco. Prima la vanità era
peccato e bisognava essere brave donnine di casa, ora la vanità è un obbligo e
bisogna essere belle, eleganti e ricche.
La società
cambia pretendendo che siamo noi ad adeguarci alle sue convenzioni,
all’immagine che vorrebbe imporci di volta in volta.
Quello che era considerato giusto e corretto
sessant’anni fa ora è completamente ribaltato e allora perché costringere se
stessi a seguire un percorso e delle regole che non sentiamo nostri?
“L’uroboro di corallo” insegna al lettore a
credere nelle proprie capacità, a non lasciarsi andare, a non farsi sopraffare
da quello che pensa la gente e a tirar dritto per la propria strada, a non
farsi influenzare dall’età anagrafica perché anche questa è solo una
convenzione sociale che cambia col tempo.
E’ giusto guardarsi dentro e scoprire chi siamo e
cosa desideriamo veramente per noi stessi e non per compiacere il prossimo; troppo spesso, infatti, per non sentirci
esclusi ed emarginati tendiamo ad assecondare il volere degli altri ma nessuno
ci premierà per questo.
La vita è un viaggio che merita di essere vissuto
appieno e per farlo ognuno di noi dovrebbe vivere secondo il proprio modo di
sentire e non come gli altri vorrebbero farci credere sarebbe più corretto farlo.
La lettura de “L’uroboro di corallo” è diciamo un’iniezione di fiducia, la posa di un
primo mattoncino che ci indica la via da percorrere per riappropriarci della
nostra vita.