Don
Antonio de’ Medici (1576-1621) era figlio del Granduca di Toscana Francesco I e
della sua seconda moglie Bianca Cappello. Quando nacque però il padre era
ancora sposato con la prima moglie Giovanna d’Austria che morì solo due anni
più tardi nell’aprile del 1578.
Don Antonio, sebbene fosse stato riconosciuto dal
genitore, rimaneva di fatto un figlio illegittimo. Con le seconde nozze del padre e con la morte dell’erede designato Filippo,
figlio di Francesco I e di Giovanna d’Austria, Antonio mutò la sua condizione. L’istruzione
che gli venne impartita fu quindi consona al ruolo di principe ereditario quale
egli era di fatto divenuto.
La vicenda
di Bianca Cappello e di Francesco I è ricordata come una delle pagine più
oscure della storia medicea.
Ferdinando I, non vide mai benevolmente la relazione
prima e le nozze poi del fratello con la bella veneziana. Quando entrambi
morirono a poche ore di distanza l’uno dall’altra durante un soggiorno nella
Villa di Poggio a Caiano dove si trovava ospite lo stesso Ferdinando si pensò
subito che entrambi fossero stati da lui avvelenati, ipotesi che resta ancora
oggi tra le più accreditate anche se ci sono studi che lo assolverebbero.
Antonio, ancora undicenne, era comunque un ostacolo
per Ferdinando il quale per liberarsi del legittimo erede si affidò a
prezzolati testimoni affinché dichiarassero che il ragazzo non era figlio del
fratello e di Bianca Cappello, ma che questa aveva ingannato Francesco facendo
passare per suo il figlio di una popolana, una certa Lucia.
Tolto di
mezzo lo scomodo nipote e condannata alla damnatio memoriae la tanto detestata
cognata, Ferdinando, abbandonato l’abito cardinalizio, salì al trono granducale
e sposò Cristina di Lorena.
Vuoi per mettersi al riparo da eventuali
rivendicazioni da parte del nipote, vuoi a causa di un semplice senso di colpa,
Ferdinando non abbandonò il giovane Antonio, ma lo accolse in seno alla famiglia alla condizione che, raggiunta la
maggiore età, egli pronunciasse i voti come Cavaliere di Malta rinunciando in
tal modo per sempre alla possibilità di avere eredi a cui poter trasmettere le proprie
sostanze.
Gli venne così assegnato un appartamento a Palazzo
Pitti e gli venne riconosciuto l’usufrutto di alcune ville oltre che del Casino di San Marco che ospitava ancora l’officina
alchemica di Francesco I.
Don Antonio che aveva
ereditato proprio dal padre la passione per le scienze alchemiche e la spagirica ne fece il suo quartier
generale e, facendo eseguire ingenti lavori per renderlo consono alle sue
esigenze abitative, lo trasformò in una splendida reggia.
Don Antonio fu un personaggio che dal nonno Cosimo I e
dal bisnonno Giovanni dalle Bande Nere aveva
ereditato la passione per le armi, combatté per mare riportando nette vittorie
contro i pirati e si recò anche in aiuto di Rodolfo II che si trovava in
difficoltà contro i Turchi che premevano ai confini dell’Impero.
A causa
delle numerose ferite riportate in battaglia il suo stato di salute subì un
peggioramento e dovette quindi abbandonare la carriera militare e ripiegare su
quella diplomatica.
Ebbe così molto più tempo da dedicare alla sua vera
passione: l’opera alchemica.
L’aver pronunciato i voti come Cavaliere di Malta non
gli impedì di avere quattro figli, ma nonostante le suppliche che rivolse al cugino
Cosimo II, divenuto nel frattempo il nuovo Granduca di Toscana, gli fu negata
ogni possibilità di lasciare loro alcun bene.
Don
Antonio de’ Medici è uno dei personaggi forse meno conosciuti e meno indagati
della famiglia Medici, ma dal libro di Paola Maresca si intuisce chiaramente
che fu una figura dal fascino non
comune, intelligente e intraprendente, appassionato di musica ed arte, fece del
Casino di San Marco un centro di riferimento per la cultura musicale oltre che
uno dei principali centri di diffusione delle teorie di Paracelso non solo
della Toscana ma di tutta l’Italia.
Paola
Maresca riesce mirabilmente a condensare in appena un centinaio di pagine
moltissime notizie sulla vita di Don Antonio, sulla sua famiglia, sugli studi
da lui condotti, sulla ristrutturazione del Casino di San Marco e non ultimo su
tutte quelle figure che ruotarono intorno al suo personaggio e lo affiancarono
nella sua ricerca.
Il
volume è corredato da una discreta
bibliografia e da un’ampia e interessante documentazione fotografica.
Un
valido volume per chi si accosti per la prima volta alla figura di Don Antonio
e un buon punto di partenza per chi desideri approfondirne la conoscenza.
Se
siete interessati all’argomento “alchimia e Medici” vi ricordo un altro libro
di Paola Maresca di cui vi avevo parlato qualche tempo fa intitolato “Alchimia,magia e astrologia nella Firenze dei Medici” sempre edito da Angelo
Pontecorboli Editore.
Effettivamente sembra un personaggio molto affascinante. Mi spiace per i figli lasciati senza sostanze. Chissà a quali stratagemmi si sono dovuti rifare... spero che dal padre abbiano ereditato lo spirito di iniziativa.
RispondiEliminaLa prima figlia che aveva avuto era stata tolta di mezzo, per dirla elegantemente, dalla Granduchessa trovando alla madre, una popolana, un marito.
EliminaGli altri tre figli (tutti maschi) erano invece frutto di una relazione stabile e vivevano con lui e la madre nel Casino di San Marco. La madre fu poi convinta ad entrare in convento, dei figli ignoro cosa ne sia stato. Ma adesso mi hai messo la pulce... un'altra cosa su cui che dovrò indagare :-)