Quando nel 1587 Francesco I de’
Medici e Bianca Cappello morirono in misteriose circostanze a poche ore di
distanza l’uno dall’altro, il figlio Antonio aveva appena undici anni.
La
tragica scomparsa dei granduchi portò molti a incolpare, oggi si ritiene
ingiustamente, il futuro granduca Ferdinando I. Tuttavia, è certo che
Ferdinando orchestrò un inganno a danno di Don Antonio.
Infatti, questi era nato fuori dal matrimonio, quando Francesco I era
ancora sposato con Giovanna d’Austria. Dopo il matrimonio con Bianca, Francesco
lo legittimò come suo erede. Ferdinando,
però, insinuò dubbi sulla paternità di Francesco e persino sulla maternità di
Bianca.
La figura di Don Antonio è
senza dubbio una delle meno conosciute del
panorama mediceo, ma in verità si tratta di un personaggio molto interessante e
di notevole spessore.
Dimostrò sin da giovane
straordinarie doti diplomatiche e militari, anche se fu costretto ad
abbandonare quasi subito la carriera militare per motivi di salute. Uomo colto e affascinato dal sapere
scientifico, ebbe contatti con personaggi illustri del tempo, tra cui
Galileo Galilei. Appassionato di musica
e spettacolo, fece costruire un teatro nel Casino di San Marco, eletto a sua
dimora in città. Proprio qui fu messa in scena l’Euridice di Ottavio RInuccini,
sotto la direzione di Giulio Caccini.
Don Antonio non fu
appassionato solo di musica e teatro, di scienza e alchimia, di caccia, cavalli
e armi, che fabbricava egli stesso, ma mostrò
grandissimo interesse anche per l’arte e il collezionismo. Oltre a busti,
statue e bassorilievi possedeva una meravigliosa quadreria. Alcuni artisti
presenti nelle sue collezioni: Andrea del Sarto, Leonardo Da Vinci, Raffaello,
Mantegna, Botticelli, Michelangelo, Pontormo e Giambologna.
Nonostante la frode che
Ferdinando I attuò nei confronti del nipote, i loro rapporti furono molto stretti; il
granduca di fatto si appoggiò moltissimo al nipote del quale riconosceva la
vasta cultura e le grandi doti
diplomatiche.
Il
rapporto con la corte si raffreddò sempre più dopo la morte di Ferdinando.
Don Antonio aveva acconsentito alla richiesta dello zio di entrare nell’Ordine
dei Cavalieri di Malta accettando di conseguenza il celibato, ma durante la sua
vita ebbe due compagne che gli diedero quattro figli. Preoccupato per il futuro dei suoi eredi, Don Antonio avviò cause legali
per garantirne il benessere, cause che si protrassero anche dopo la sua morte.
L’opera di Filippo Luti offre l’analisi più completa sulla vita di Don
Antonio, superando in dettaglio quella di Pier Francesco Covoni (“Don Antonio de' Medici al casino di San Marco”) di fine Ottocento e il
lavoro più recente di Paola Maresca (“Don
Antonio de’ Medici. Un principe alchimista nella Firenze del '600”, 2018).
“Don Antonio de’ Medici e i suoi tempi” è
un saggio molto ben articolato ed
esaustivo, corredato di una vasta bibliografia, tantissime citazioni e ricco di
richiami al cospicuo patrimonio epistolare.
Un vita, quella di Don Antonio, caratterizzata da intrighi, cultura e
dedizione alla famiglia, che lo rendono una figura del
suo tempo oltremodo affascinante.