SI LASCIANO TUTTI
di Simone Laudiero
Sperling & Kupfer |
Roberto è fidanzato
da quasi due anni con Sandra. Entrambi fanno fatica a sbarcare il lunario: lui
è un impiegato che guadagna solo ottocento euro al mese e lei non ha un reddito
fisso.
Nonostante la precaria situazione finanziaria però sono decisi
ormai a compiere il grande passo: la convivenza.
Roberto si trasferirà
a breve a casa di Sandra o meglio nella casa di proprietà della nonna di lei.
L’anziana signora si
è trasferita ormai da anni con il marito in campagna lasciando alla nipote
l’usufrutto gratuito dell’appartamento in città e dell’annesso terrazzino dal
quale si riesce a cogliere la vista di uno spicchio di mare.
Ma un giorno all’improvviso tutto precipita, i nonni
ottantenni di Sandra decidono di divorziare apparentemente senza motivo.
La nonna,
l’inflessibile Signora Rotello, vuole una volta tornata single riappropriarsi
del suo vecchio appartamento e lasciare la campagna.
Tutti i piani di Roberto e Sandra rischiano di andare in
fumo, ma Roberto non è disposto ad accettare passivamente la situazione
creatasi
e a rinunciare all’amato terrazzino.
Inizia così una corsa
contro il tempo per cercare di risolvere il mistero di quella che sembra ormai
una separazione inevitabile. Perché due
ottuagenari dovrebbero volersi dividere dopo una vita insieme? Qual è la vera
ragione che si cela dietro questo assurdo comportamento?
Il racconto si
sviluppa in un susseguirsi di eventi straordinari, situazioni al limite
dell’assurdo e coincidenze impossibili.
A far da sfondo alla storia di Roberto e Sandra e delle
loro famiglie, c’è il racconto della vita amorosa di Roberto, un susseguirsi di
fallimenti che vengono elencati ed analizzati nei minimi dettagli.
Roberto ricorda ed
esamina ogni sua storia fin dalla prima fidanzatina, la mitica Sonia Parisio, quando
ancora frequentava la scuola media.
“Si lasciano tutti” è un romanzo estremamente contemporaneo,
è il racconto di uno spaccato di vita, la nostra vita nella quale ognuno di noi
può facilmente riconoscersi ed è proprio questa la forza del libro.
Tutti possiamo
rivederci nelle storie di Roberto e dei suoi amici Minerva, Tommaso ed Anna.
Una vita dove tutto è precario non solo il lavoro ma pure
i sentimenti, dove non ci sono più certezze se anche una coppia di ottantenni
può decidere di separarsi da un giorno all’altro.
L’unico modo per sopravvivere è navigare a vista.
Al termine di ogni
storia d’amore però c’è una certezza quella
fatidica domanda che ognuno di noi si è sentito rivolgere da qualcuno ed ha
rivolto a qualcun altro almeno una volta nella vita: “Perché?”
E’ inevitabile porre
questa domanda quando tutto finisce ma la verità è che non c’è mai un perché oppure
se preferite ci sono milioni di perché.
Mentre leggevo le
pagine del libro di Laudiero mi tornavano alla mente alcune frasi di una celebre
canzone scritta nel 1917, guarda caso proprio da un napoletano, Libero Bovio…
T'aggio vuluto bene a
te.
Tu mm'hê vuluto bene
a me.
Mo nun ce amammo
cchiù,
ma ê vvote tu,
distrattamente,
pienze a me.
In fin dei conti la risposta è semplice: tutto nella vita passa, niente è eterno
e l’amore non fa eccezione anche se è difficile da accettare.
L’impressione però è
che il protagonista del libro come la maggior parte della gente non si sia mai
innamorato davvero, abbia continuato a provare e riprovare, infilandosi in storie
senza senso semplicemente per paura di rimanere solo.
Viene spontaneo chiedersi:
e se comportandosi così ci si bruciasse l’unica possibilità di trovare l’anima
gemella?
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