Il
calderaio Sante sta rientrando a casa quando la sua imbarcazione urta contro qualcosa,
quello che riaffiora dall’acqua è il
corpo di una donna. L’efferato delitto è stato commesso da qualcuno senza
dubbio spinto da una rabbia e una ferocia inaudite visto che la donna ha il
petto squarciato e il cuore le è stato strappato.
Antonio Canal, soprannominato Canaletto,
è l’artista più ammirato di Venezia. Tutti gli amanti dell’arte veneziani e stranieri ambiscono
a possedere una sua opera poiché nessuno come lui sa cogliere in un dipinto la
luce e la bellezza della città lagunare.
Canaletto
si è preso, almeno così sostiene, una pausa dalla sua attività legata al
teatro, in verità sta lavorando ad una scenografia per un’opera di Antonio
Vivaldi che promette di essere piuttosto sovversiva.
Quando
Antonio Canal viene convocato d’urgenza
a Palazzo Ducale dall’Inquisitore Rosso, Sua Eccellenza Matteo Dandolo, che lo
riceve nella camera del tormento insieme al Capitano Grando Giovanni Morosini, capo
dei Signori di Notte al Criminal, teme che questa convocazione abbia a che
fare proprio con questo suo lavoro. I due magistrati invece sono interessati al suo quadro che
raffigura il Rio dei Mendicanti il luogo legato al ritrovamento del corpo
della donna assassinata e, prima di congedarlo, gli intimano di tenersi alla
larga da certi ambienti che pullulano di bordelli e ridotti,
Finito
il colloquio però Canaletto viene
convocato addirittura dal Doge Alvise Mocenigo che, in compagnia di una donna
misteriosa, inizia ad interrogarlo su uno dei tre uomini da lui dipinti in
quello stesso quadro. L’uomo a cui sono interessati il Doge e la donna che
vuole mantenere l’anonimato altri non è che il marito di lei. Alvise Mocenigo chiede a Canaletto di
investigare sul perché l’uomo si trovasse presso l’Ospedale dei Mendicanti
e il pittore, per quanto stupito e preoccupato per la missione assegnatagli, non
può certo esimersi dall’accettare un incarico affidatogli dal al Doge in persona.
Inizia
così una corsa contro il tempo in una
escalation di rivelazioni che renderanno l’indagine sempre più complicata e
pericolosa.
Venezia
vive un momento particolare: l’epidemia di vaiolo, gli efferati omicidi,
l’antisemitismo crescente e il malcontento popolare contro l’oligarchia al
potere fanno della città una polveriera pronta ad esplodere.
Tantissimi i personaggi sulla scena
ognuno caratterizzato fin nei più piccoli dettagli sia fisici che psicologici: il medico ebreo Isaac Liebermann, il feldmaresciallo
conte Johann Matthias von der Schulenburg, l’irlandese Owen McSwiney, il
cicisbeo Olaf Teufel solo per citarne alcuni.
Ovviamente
trattandosi di un thriller
storico-avventuroso non posso addentarmi di più nella descrizione dei protagonisti
per non rovinarvi il piacere della lettura e l’effetto sorpresa. Posso però anticiparvi
che non potrete non farvi coinvolgere dalla figura di Canaletto che pagina dopo pagina, acquistando sempre più fiducia in
se stesso anche grazia al sentimento che nascerà in lui per la bellissima e
appassionata Charlotte, si trasformerà
da uomo timido ed esitante in un uomo pronto a tutto e quasi spericolato.
Ancora
una volta Matteo Strukul è riuscito a ricreare
splendidamente l’atmosfera del tempo che ha scelto di raccontare. Ogni
particolare, ogni dettaglio è frutto di precise ricerche e attenti studi.
L’autore ha la grande capacità di riuscire
a fondere la finzione narrativa con la storia, sicché personaggi storici
realmente esistiti si sposano perfettamente sulla scena con personaggi di pura
invenzione.
“Il
cimitero di Venezia” è una storia carica
di suspense che affascina il lettore proiettandolo nella Venezia del
Settecento all’inseguimento di spie e spietati assassini, introducendolo nei
palazzi del vizio, rendendolo edotto sull’arte del vetro e conducendolo per le
calli, i rii e i fondaci della città.
Un romanzo assolutamente ben costruito,
dalla trama avvincente e dai personaggi terribilmente affascinanti che siano essi schierati dalla parte del bene o
arruolati tra le oscure file del maligno.
Sarei
davvero curiosa di conoscere gli sviluppi della storia del dottor Liebermann e
Viola ma, visto che è inevitabile per qualsiasi lettore non affezionarsi a Canaletto,
chissà che in futuro l’autore non decida magari di regalarci una seconda
indagine condotta da questo pittore ormai perfettamente a suo agio nelle vesti
di un settecentesco Sherlock Holmes.