L’UNICO RICORDO DI FLORA
BANKS
di Emily Barr
SALANI
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Flora è una diciassettenne che soffre di amnesia anterograda da
sette anni.
A causa di questo
disturbo della memoria Flora non è più in grado di trattenere nuove
informazioni, mentre tutte le informazioni che aveva immagazzinato prima che si
manifestasse la malattia non sono state compromesse.
I
suoi ricordi si sono fermati a quando era una bambina di dieci anni e da
allora, per fissare i momenti che vive, è costretta a scriversi ogni cosa su quaderni, post-it e persino su mani e braccia.
È consapevole dell’amore
dei suoi genitori, dell’affetto di suo
fratello Jacob e di quello della sua
migliore amica Paige che si prende
cura di lei da quando si è manifestato il suo disturbo.
Durante
una festa il fidanzato di Paige bacia Flora e il ricordo di questo bacio sulla
spiaggia stranamente non svanisce come tutti gli altri.
Flora ricorda il bacio,
ricorda le parole di Drake e ogni istante trascorso insieme al ragazzo.
Quello
che dovrebbe essere un momento straordinario si trasforma però in un disastro:
Drake il mattino dopo parte per la Norvegia dove si è iscritto ad un corso
universitario e Paige, sentendosi tradita dalla sua migliore amica, chiude i
ponti con Flora che nel frattempo si ritrova a casa da sola e senza alcun sostegno.
I
suoi genitori che non sanno nulla della rottura con Paige,
sicuri che questa si trasferisca a casa loro per tenere compagnia alla figlia, partono per Parigi dove Jacob è gravemente
malato.
Flora
però non ha dubbi: deve immediatamente andare in Norvegia, raggiungere Drake e cercare
di capire perché quel ricordo non sia dissolto come tutti gli altri.
È convinta infatti che
Drake sia la chiave del mistero e che solo lui possa guarirla.
L’idea di una
protagonista che soffre di amnesia anterograda non è una novità, ne troviamo
infatti numerosi esempi sia in letteratura sia al cinema; sul grande schermo
l’argomento è stato trattato sia in modo più leggero con commedie come “50
volte il primo bacio” (USA 2004) oppure in modo più drammatico come in
“Memento” (USA 2000).
Il libro di Emily Barr
è un romanzo per young adult ma è una
lettura adatta a tutte le età.
Come genere lo catalogherei
come giallo piuttosto che thriller; c’è un mistero da risolvere, una pista da
seguire, ma durante lo svolgimento della trama non c’è quella suspense che dovrebbe
contraddistinguere un thriller vero e proprio.
Il racconto all’inizio è molto lento e le prime
cento pagine sono caratterizzate da una ripetitività piuttosto indisponente.
È pur vero, però, che l’ossessivo rimarcare le condizioni di
Flora e l’incessante rileggere le pagine del quaderno da parte della
ragazza, se da un lato infastidiscono il lettore, dall’altro sono necessarie perché, rendendolo consapevole
delle difficoltà che affliggono la protagonista, riescono a coinvolgerlo
emotivamente in prima persona.
Flora
è una ragazza coraggiosa e determinata che, nonostante la sua
malattia invalidante, non si lascia abbattere dalle avversità e cerca con ogni
mezzo di trovare la sua strada, di ritagliarsi i suoi spazi e di riprendersi la
sua libertà.
Eppure, nonostante
tutto, devo ammettere di non essere riuscita ad entrare in sintonia con il
personaggio, non sono riuscita a provare nessuna empatia nei suoi confronti.
Da lettrice compulsiva
quale sono, so che il sentirsi o meni coinvolti da una storia è un fatto
soggettivo subordinato a moltissimi fattori, questa volta non è successo.
Devo però ammettere che
mi sono svegliata una mattina e nel dormiveglia mi sono ritrovata ad
interrogarmi su chi io stessa fossi e a cercare un quaderno proprio come Flora,
questo può solo significare che il libro di Emily Barr ha comunque la forza di
trascinare il lettore sia che questi resti o meno affascinato dalla sua
protagonista.
I
personaggi sono tutti ben caratterizzati: Drake, il ragazzo
superficiale e meschino, l’apprensiva madre di Flora schiacciata dai sensi di
colpa, il fratello premuroso Jacob, il padre che vorrebbe fare la cosa giusta
ma ha paura di entrare in conflitto con la moglie.
Paige
è il personaggio che coinvolge più di chiunque altro.
Paige è una
diciassettenne che potrebbe avere una vita normale, un’amica normale eppure si
occupa di Flora come nessuno farebbe da ben sette anni.
È
un’amica vera e sincera, l’amica che tutti vorremmo avere.
Persino quando si sente
tradita da Flora, e chi non si sarebbe sentito così dopo tanta dedizione, non
riesce comunque a non preoccuparsi per lei. È vero la lascia sola quando i genitori
partono, sbaglia a fidarsi di Flora e a non telefonare lei stessa alla madre
per avvisarla che non sarebbe andata a stare da loro, ma un errore di
valutazione potrebbe capitare a chiunque.
Il
personaggio che forse più di tutti mi ha indisposto è invece la madre di Flora, non
tanto per il comportamento nei confronti della figlia, sbagliato senza dubbio
ma per certi versi giustificabile visto quanto accaduto (non voglio anticiparvi
nulla nel caso decideste di leggere il romanzo), ma per il suo egoismo nei
confronti di Paige.
Capisco che Flora sia
sua figlia, ma sembra quasi che ritenga
che Paige sia obbligata a fare da badante all’amica; un atteggiamento che ho
trovato piuttosto irritante.
A Flora è sempre stato
detto che il suo disturbo è sorto in seguito all’intervento che aveva subito
quando all’età dieci anni le era stato diagnosticato un tumore al cervello.
Fin dalle prime pagine
però si intuisce che i genitori le
nascondono un segreto e che le cose potrebbero non stare proprio come le
sono sempre state sempre raccontate.
“L’unico ricordo di
Flora Banks” è un romanzo fatto di segreti e bugie, una storia di amore e
perdita, un racconto dove la protagonista deve riuscire a fare luce sul suo
passato se vuole conoscere la verità su stessa e soprattutto se vuole riappropriarsi
della sua vita e della libertà che per troppo tempo le è stata negata.