domenica 31 marzo 2024

“Il cardo e la spada” di Elisabetta Sala

Siamo nel 1618, l’impero degli Asburgo è frammentato in una serie di principati che professano diverse religioni: calvinisti, luterani e cattolici. In Boemia i ribelli si rifiutano di riconoscere come legittimo erede al trono Ferdinando d’Asburgo offrendo la corona di Boemia a diversi principi luterani. L’unico pronto a sfidare l’Asburgo è però il calvinista Elettore Palatino Federico V. 

Siamo solo all’inizio di quella che sarà ricordata come la Guerra dei trent’anni e che vedrà intervenire nel suo lungo protrarsi anche i paesi limitrofi a sostegno della Causa protestante. Una guerra di religione che avrà, come sempre accade in questi casi, poco o nulla a che fare con la religione, ma tanto con la sete di potere.

Nella vita non tutto è sempre o bianco o nero e talvolta c’è ancora spazio per il riscatto. Anche nella ferocia della battaglia può esserci un gesto di pietà che faccia intravedere un lampo di speranza, di umanità laddove anche la religione diviene solo un pretesto per battersi e all’onore sembrano credere ormai solo i bambini.

Rose è una donna scozzese imbarcatasi giovanissima con un’amica per sfuggire alla miseria e vedere il mondo. È una donna apparentemente senza scrupoli, che odia perdere il controllo e che non si fida di nessuno, ma qualcosa muterà radicalmente la sua vita e la farà redimere.

Brian è un soldato, ama e odia la guerra allo stesso tempo; il mestiere delle armi è l’unico che conosce.  Da moltissimo tempo non schiude il suo cuore a qualcuno e quando il bisogno di stringere legami si impossessa all'improvviso di lui ne rimane totalmente disorientato.

“Il cardo e la spada” è un bellissimo romanzo corale dove i personaggi di fantasia intrecciano perfettamente le loro vicende umane con quelle dei personaggi storici realmente vissuti.

Tra questi ultimi ce n’è uno in particolare che affascina il lettore e lo spinge a documentarsi sulla sua esistenza. Si tratta del gesuita Friedrich Spee, autore di inni religiosi e della Cautio criminalis, opera in cui egli ha indagato le procedure dei processi per stregoneria criticando fortemente l’uso delle torture.

Non vi nascondo che l’avvio del romanzo mi è sembrato piuttosto lento. All’inizio la narrazione fa un po’ fatica a decollare, ma poi prende slancio e il lettore si trova senza quasi accorgersene totalmente coinvolto dalle vicende dei protagonisti con i quali si stabilisce un forte rapporto empatico tanto che, come spesso accade in questi casi, si fa fatica a lasciare andare i personaggi al termine della lettura.

 


domenica 24 marzo 2024

“Il mago m.” di René Barjavel

Più di mille anni fa, in Bretagna, viveva un mago di nome Merlino. Inizia così il romanzo con cui René Barjavel (1911-1985) dà forma e unità alla “materia di Bretagna” riportando in vita la leggenda di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.

Merlino, il mago che pur umano non viene sfiorato dal tempo perché possiede l’eterna giovinezza delle foreste, Viviana, la giovane fanciulla da lui amata e nelle cui vene scorre il sangue dell’antica regina di quelle stesse foreste, Lancillotto, bello e valoroso cavaliere innamorato della regina Ginevra, moglie di Re Artù Morgana, donna intelligentissima ma anche tremendamente pericolosa perché dotata di una bellezza satanica, sono i protagonisti principali del libro di Barjavel.  A fare poi da cornice alle loro avventure e a quelle dei cavalieri della Tavola Rotonda troviamo tra le pagine di questo splendido romanzo anche una pletora di dame e cavalieri, di re e regine, di uomini e donne del popolo, di animali comuni e fantastici.

Un mondo fiabesco e ancestrale dove il divino entra continuamente in contatto con l’umano, dove ogni cosa è possibile, dove gli antichi dei si sono fatti da parte per lasciare spazio al Dio dei Cristiani, ma non sono scomparsi del tutto, un mondo dove il diavolo parla agli uomini e si palesa costantemente a loro, dove gli eventi inspiegabili sono all’ordine del giorno per cui gli uomini non si fanno troppe domande, tanto più quando si tratta di avvenimenti positivi.

Merlino è un mago in grado di esercitare poteri immensi, ma neanche lui può nulla sui sentimenti degli uomini e delle donne e, dal momento che è egli stesso umano, nulla può neppure sui propri.

L’Avventura insieme all’amore che lega Merlino a Viviana sono il filo conduttore del romanzo. Tra incantesimi e sortilegi, paesaggi stregati e castelli magici che appaiono e scompaiano senza lasciare traccia, intrighi e tradimenti, amori e passioni travolgenti, tornei e battaglie, scorrono dinnanzi agli occhi del lettore, come in un film, le storie che vedono protagonisti i cavalieri alla ricerca del Santo Graal, ma a solo uno di loro, il più puro, sarà concesso il permesso di alzare il velo del Calice e vedere cosa esso contenga.   

La narrazione è veloce, senza dubbio anche per merito dell’ottimo lavoro svolto dalla traduttrice Anna Scalpelli. Il lettore si trova talmente immerso nel flusso del racconto da sentirsi egli stesso quasi un personaggio della storia, in grado di udire il clangore delle spade in battaglia o percepire la presenza di Merlino ogni volta questo si palesi.

Una particolarità da sottolineare è il fatto che l’autore in alcuni punti ha introdotto elementi moderni facendo riferimento, ad esempio, a macchine escavatrici o al traffico di alcune nostre grandi città. Quando questo accade, accade sempre in concomitanza di eventi legati all’operato del diavolo, quasi a voler sottolineare una contrapposizione tra la bellezza e i valori del tempo del mito e i tempi moderni segnati dal progresso; un tempo futuro che avrà in sè qualcosa di diabolico e contaminato.    

Ho scoperto “Il mago m.” di René Barjavel per caso curiosando tra gli stand del Book Pride a Genova. Lo considero un incontro decisamente fortunato. Un libro assolutamente da leggere.


domenica 17 marzo 2024

“Breve storia dell’arte” di Claudio Strinati

L’obiettivo che Claudio Strinati si pone con questo saggio è quello di esplorare il fenomeno delle espressioni artistiche nel corso della storia mettendone in evidenza gli scopi, l’evoluzione e le corrispondenze.

Si parte dall’assioma più semplice ovvero che che tutti gli artisti, indipendentemente dall’epoca in cui essi abbiamo vissuto, pongono tutti quanti la stessa domanda al fruitore delle loro opere: “ti piace?”

L’arte è quanto di più soggettivo possa esistere e quindi ci si interroga quale sia lo scopo di una disciplina che ne indaghi la storia. Di fatto oggigiorno l’insegnamento della storia dell’arte è stato soppresso già in diversi paesi.

Se è vero che la storia dell’arte costituisce di per sé un tentativo di rispondere il più oggettivamente possibile ad una materia dominata dalla soggettività, è però altrettanto vero che l’arte è per i popoli della Terra un fattore identitario, un qualcosa in cui riconoscersi e trovare le proprie radici più profonde.

La storia dell’arte è condizionata indubbiamente dalla personalità e dal modo di sentire di ogni singolo artista, ma questi opera nell’epoca in cui vive e non si può non tenere conto che né sarà influenzato e che per questo le sue opere rifletteranno inevitabilmente non solo il suo proprio essere ma anche lo spirito dei tempi.

Lo stesso concetto di bellezza è un’idea indefinita e indefinibile, soggetta al mutare dei tempi e delle circostanze.

Attraverso l’analisi degli eventi salienti che hanno caratterizzato i vari secoli, con uno sguardo attento e puntuale alla letteratura e alla filosofia, Claudio Strinati ci conduce in un viaggio che prende avvio dall’arte rupestre degli uomini primitivi giungendo sino alle soglie dell’arte moderna.

Per noi occidentali Rinascimento e Barocco sono i momenti più alti e memorabili della nostra storia dell’arte, ma qual è il punto di svolta che ci traghetta nella modernità mutando per sempre il modo di percepire l’opera d’arte? La scoperta dell’energia elettrica. Nell’Ottocento, infatti, con la nascita del metodo fotografico la funzione artistica assume un significato tutto nuovo, così come avverrà ancora di più in seguito con l’avvento del cinema.

Tra le pagine di questo saggio ritroviamo tutti i nomi che hanno fatto grande la storia dell’arte, inutile citarne solo alcuni.

Quando si tratta di arte è inevitabile che il pensiero dello storico trapeli in tutta la sua soggettività; ogni lettore si troverà quindi più o meno d’accordo con alcune affermazioni di Claudio Strinati.

Un esempio può essere il pensiero dello storico dell’arte sugli ultimi anni di Raffaello. Secondo Strinati questi videro il declino dell'artista che avvenne in seguito alla salita al soglio pontificio di Leone X. Sebbene apertamente venisse ancora celebrato come maestro sommo, di fatto, colui che era stato il protetto di Giulio II venne accantonato a favore di altri.

Un appunto, giusto per amore della storia medicea a me tanto cara, tra le pagine del libro troverete un’imprecisione in quanto è scritto che Giulio de’ Medici, futuro Clemente VII, era nipote di Leone X. In realtà, Giulio, in quanto figlio naturale di Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico, padre di Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, era di questi cugino di primo grado.

Il saggio di Claudio Strinati è sì una breve storia dell’arte, ma è soprattutto un libro che ci induce a leggere tra le righe, a fare collegamenti tra le varie discipline e a gettare uno sguardo su come gli eventi influenzino l’arte e il nostro sentire, ci porta a riflettere sui concetti di bellezza e di sublime, a interrogarci se davvero l’arte, come scrive Strinati, costituisca “l’unico vero esorcismo possibile e concretamente praticabile alla naturale tendenza umana al combattimento e allo scontro”.