di Lorenzo
Marone
LONGANESI
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Mi chiamo
Cesare Annunziata, ho settantasette anni, e per settantadue anni e centoundici
giorni ho gettato nel cesso la mia vita. Poi ho capito che era giunto il
momento di usare la considerazione guadagnata sul campo per iniziare a
godermela sul serio.
Cesare Annunziata è il protagonista di “La tentazione
di essere felici” il libro di Lorenzo Marone, scrittore napoletano, classe ‘74.
Cesare
Annunziata è un uomo cinico, burbero e scorbutico. E’ vedovo da cinque anni ed è padre di due figli.
La primogenita Sveva,
professione avvocato, è sposata ed ha un bambino di nome Federico.
Il secondogenito, Dante,
ha una galleria d’arte ed è gay. Il padre è perfettamente a conoscenza
dell’orientamento sessuale del figlio, non ne è scandalizzato, non lo condanna
né lo giudica per questo, solo attende che un giorno Dante si decida a
confessarglielo.
Cesare Annunziata passa le sue giornate
liberamente senza pensieri, tra qualche parola scambiata con la vicina di casa,
la gattara Eleonora Vitigliano, sorda come una campana e qualche ora trascorsa
a casa dell’amico di sempre, Marino, che abita al secondo piano.
Marino ha quasi ottant'anni e, al contrario di Cesare,
ha rinunciato a vivere; ormai da anni non esce neppure più di casa tanto che
persino la poltrona sembra aver preso la forma del suo corpo vecchio e
malandato.
E poi? E poi c’è Rossana,
l’infermiera che per arrotondare le
entrate allieta le ore dei suoi anziani pazienti e Cesare non fa eccezione.
Qualche pillolina blu, e il nostro protagonista è sempre ben felice di poter trascorrere
qualche ora con Rossana con la quale però in fin dei conti, a differenza degli
altri clienti, egli ha instaurato anche un rapporto di amicizia.
Nonostante l’apparenza, infatti, Cesare Annunziata non è cattivo, egoista sì, ma non cattivo ed alla
fine accade qualcosa che farà riemergere la profonda umanità che lui cercava di
nascondere agli altri ma sopratutto a se stesso.
Un giorno, infatti, nell’appartamento vicino si stabilisce una giovane coppia. Emma è una
giovane donna molto attraente, ma dallo sguardo malinconico mentre il marito appare
come un tipo piuttosto losco.
Nonostante Cesare Annunziata sia intenzionato a
rimanere indifferente alla sensazione che qualcosa non funzioni tra i due nuovi
arrivati, alla fine cede alla richiesta di aiuto di quegli occhi tristi e si ritrova coinvolto in una vicenda più
grande di lui, obbligato ad affrontare problematiche che troppo spesso si crede
siano solo temi che ascolti al
telegiornale, qualcosa di lontano dalla vita di noi “gente comune”.
In Cesare Annunziata, come in ognuno di noi, vi è un
lato oscuro che inevitabilmente talvolta prende il sopravvento.
Nel corso del romanzo però Cesare Annunziata riesce a fare riemergere quanto di buono c’è nel suo
carattere e a modo suo tenta non solo di mettere ordine nella sua vita e
nel suo passato cercando di recuperare il rapporto con i figli e con il nipote,
ma si prodiga anche per aiutare gli altri cercando di risolvere i problemi di
Eleonora, spronando l’amico Marino a reagire al suo torpore e sostenendo la
giovane Emma.
Lorenzo Marone è riuscito a creare un personaggio vero
e credibile e stupisce non poco il fatto che uno scrittore appena quarantenne
sia stato capace di descrivere in modo tanto dettagliato e reale le sensazioni,
le aspettative disattese, i desideri e le paure proprie di un ultrasettantenne.
Il modo così verosimile, poi, di descrivere e di indagare i
rapporti interpersonali dei vari personaggi, di raccontare la storia della
famiglia Annunziata, rivelano che l’autore è indubbiamente un uomo che conosce
molto bene la psicologia femminile nonché i contrasti che spesso nascono tra
uomini e donne a causa del loro diverso modo di sentire.
“La tentazione di essere felici” è un libro ironico, divertente, ma che allo
stesso tempo obbliga il lettore a riflettere sul senso della vita, sulle
difficoltà che comportano i cambiamenti e sulla paura di invecchiare.
Un libro spassoso, ma anche un romanzo che, quando
meno te lo aspetti, riesce a sferrarti un pugno allo stomaco riportandoti alla realtà, perché ciò che si
legge sui giornali ogni giorno contrariamente a quanto pensiamo non è qualcosa
lontano da noi, ma qualcosa che può toccare tutti noi molto da vicino.
Cesare Annunziata è un personaggio irriverente,
sfacciato e spesso anche maleducato, ma è una persona vera che cerca con fatica
di far quadrare il cerchio di una vita prossima al capolinea.
Il protagonista del romanzo ha paura dei bilanci
perché sa che quasi nulla di ciò che da giovane aveva sognato per se stesso si
è realizzato, cerca quindi di evitarli, di vivere alla giornata, di non pensare
perché non riuscirebbe ad accettare l’idea di riconoscersi perdente, di dover
accettare il fatto di essere un fallito
persino come “egoista” perché se un egoista è colui che persegue il suo bene ad
ogni costo, lui questo bene non l’ha mai raggiunto nonostante i numerosi
tentativi fatti soprattutto a scapito delle persone che lo hanno amato.
Ovviamente è tutto inutile perché al passato non si
può sfuggire, ma è pur vero che finché si è vivi c’è sempre la possibilità di rimettere le cose a posto o c'è almeno la speranza di limitare i danni.
E’ incredibile la capacità di Lorenzo Marone di
riuscire a far passare il lettore dal
sorriso alla riflessione nell’arco di qualche riga grazie anche ad alcuni
passaggi talmente intensi e profondi da meritare di essere riletti più volte.
Bisogna fare
attenzione alle parole, è come in cruciverba: una sbagliata può creare il caos.
Non posso in tutta coscienza dire che Cesare
Annunziata sia il nonno o il padre che tutti vorrebbero avere, troppi lati del
suo carattere, infatti, non si adattano al mio e più di una volta mi sono
trovata in aperto contrasto se non proprio in totale disaccordo con il suo modo
di affrontare o vedere le cose.
L’ho ammirato profondamente però per la sua tenacia e la sua voglia di vivere oltre
che per il suo ostinarsi a voler essere felice ad ogni costo “come può esserlo un vecchio che ha deciso di
derubare la vita finché gli è permesso”.
Mi ha fatto sorridere con le sue “trasformazioni” e
con la sua incapacità di piegarsi alla
triste e disperata arte del “lasciare stare”.
Del finale del libro non posso anticiparvi nulla per
ovvie ragioni, ma posso assicurarvi che le
ultime pagine sono davvero intense, un vero inno alla vita e alle mille ragioni
per le quali vale la pena di essere vissuta.
Terminata la lettura ogni lettore si sentirà obbligato
a rispondere in prima persona ad alcuni interrogativi; verrà spontaneo chiedersi
se si è davvero felici, ci si interrogherà sulle proprie scelte facendo un bilancio dei compromessi fatti e inevitabilmente si dovrà prendere
coscienza di quante scelte siano state dettate più dalla comodità e dalla paura
di vivere veramente piuttosto che da un reale obbligo perché come dice quel
filoso un po’ scorbutico che è Cesare Annunziata…
Le vie di
mezzo servono a non prendere la strada giusta, quella che ti porta dritto dove
vuoi e devi andare. L’essere umano è un maestro nel girare a vuoto pur di non
raggiungere l’obiettivo che lo terrorizza.