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NICCOLO’ MACHIAVELLI
RAGIONE E PAZZIA
di Michele
Ciliberto
EDITORI LATERZA
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Machiavelli è considerato uno dei più
grandi teorici della ragione politica e, nonostante siano passati secoli, egli
rimane uno degli autori più studiati.
Perché
l’interesse per la sua opera resta ancora oggi così vivo e attuale? Ma
soprattutto chi era davvero Niccolò Machiavelli?
Sono questi alcuni degli interrogativi a
cui Michele Ciliberto desidera dare una risposta.
Niccolò
Machiavelli amava la vita attiva e detestava l’ozio; per un uomo del genere l’esilio dovette
pesare senza alcun dubbio in modo terribile.
L’esilio lo condannava a stare lontano dall’attività
politica e dalle istituzioni, insomma da quel mondo per cui egli stesso si
sentiva tagliato sopra ad ogni altra cosa.
Era
proprio nelle sue funzioni di politico, infatti, che sapeva di riuscire ad
esprimere al meglio le proprie qualità.
Il suo piacere più grande era quello di
poter mettere quelle qualità al servizio della collettività, ma sopratutto
della sua amata Firenze perché Machiavelli
era innanzitutto un patriota.
Politica e letteratura, teatro e poesie
erano le sue vere vocazioni quelle per cui egli avrebbe voluto vivere e morire.
Machiavelli era un uomo ostinato e questa sua ostinazione lo costrinse, nonostante la
sorte avversa, a non fermarsi mai anche quando non vedeva alcuna possibilità di
vittoria.
Non
era un uomo religioso,
alla religione riconosceva un unico merito, quello di poter essere un collante in
grado di spronare le masse a battersi per un fine comune.
La religione per Machiavelli poteva
essere un utile artificio per tenere unito il popolo così come potevano esserlo simboli quali gli stendardi o il Marzocco.
Egli non condivideva l’idea di una
repubblica teocratica come quella di Savonarola, ma sapeva riconoscerne
lucidamente i punti di forza così come allo stesso modo sapeva indovinare i
punti deboli del pensiero del frate, errori che di fatto portarono il
domenicano all’inevitabile sconfitta.
Secondo il segretario fiorentino è la Fortuna con la effe maiuscola a governare il mondo, ma la
Fortuna non guarda in faccia nessuno, è mutevole ed imprevedibile.
Proprio per questo motivo non bisogna
arrendersi, perché laddove non si pensa di avere alcuna speranza il destino può
volgere a nostro favore.
Non bisogna però dimenticare che, allo
stesso modo, non si dovrà mai abbassare la guardia perché, proprio quando si
crederà di aver raggiunto un obiettivo, basterà un nonnulla per perdere tutto.
Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia.
Ragione è un termine che riusciamo facilmente
ad associare alla sua figura. Tutti noi, infatti, siamo a conoscenza di quelle
che erano le sue grandi capacità di analizzare e prevedere l’andamento degli
avvenimenti.
Ma come associare la figura di Niccolò
Machiavelli alla pazzia?
La pazzia di Machiavelli non deve
assolutamente essere intesa come idiozia o stupidità, la sua è una pazzia
ragionata, una lucida follia.
Per Machiavelli laddove la situazione è
disperata solo qualcosa di pazzo e di ardito, qualcosa di inaspettato può far
si che i fatti volgano a nostro favore.
Machiavelli conosce bene l’ingratitudine degli uomini dei quali
in generali ha un’idea piuttosto miserevole, su di loro getta spesso uno
sguardo disincantato, crudele e disilluso.
Al di là di quello che si è portati comunemente
a pensare egli non era un uomo noioso, ma un uomo che a suo modo sapeva
scherzare, amava la buona compagnia degli amici e non disdegnava quella delle
donne.
Tutto questo lo si ritrova nelle sue
lettere, quelle stesse lettere nelle quali troviamo anche conferma del suo
pensiero politico.
Machiavelli era un uomo pienamente consapevole del proprio valore così
come era totalmente consapevole della mancanza dei riconoscimenti ricevuti per
i propri meriti, nonostante questo però non fu mai né tenero né condiscendente
quando parlava di sé.
Gli anni che trascorse al servizio della
Repubblica dal 1498 al 1512 furono gli anni migliori della sua vita.
Nemico
della neutralità, Machiavelli fu sempre un estremista, convinto che solo azioni audaci ed
eccessive potessero dare qualche risultato.
Lo vediamo nelle immagini giunte ai
giorni nostri sempre raffigurato con un
mezzo sorriso sulle labbra, un’espressione indecifrabile ed enigmatica.
Egli
indossò sempre una maschera, per tutta la sua vita.
Conosceva l’importanza di non svelare
mai troppo di se stesso a coloro che aveva di fronte, sapeva quanto fosse
necessario nascondere la proprie debolezze ed i propri dubbi, mai porgere il
fianco scoperto al nemico, mai mostrare la propria vulnerabilità.
Amava
la storia, soprattutto quella romana, ma era e restava sempre un uomo del suo
tempo.
Riconosceva alla storia una grande
importanza poiché attraverso lo studio di questa e degli antichi riteneva si
potesse apprendere molto su quale fosse il modo migliore di comportarsi e confrontarsi
con il presente.
Non credeva però che la storia potesse
ripersi identica a se stessa nel corso dei secoli e, per tale motivo, non
poteva essere maestra di vita in senso stretto, poteva comunque essere fonte di
ispirazione, questo sì.
L’importante, però, era non dimenticare
mai il ruolo che la Fortuna avrebbe sempre giocato nella vita degli uomini.
Egli trascorse tutta la sua vita nell’ostinato tentativo di cercare di
mettere in ordine gli eventi, cercando di parare i colpi della Fortuna,
quella Fortuna che troppo spesso gli fu
avversa.
Era dotato di una capacità straordinaria
quella di saper analizzare gli eventi così da riuscire a cogliere in anticipo ciò
che sarebbe potuto accadere, tanto che i suoi stessi amici gli attribuivano
capacità profetiche.
Machiavelli indossava una maschera anche
quando scriveva, la sua era sempre una recita ed il teatro, del resto, esercitò
sempre su di lui un fascino particolare.
Egli stesso fu autore di commedie e l’elemento tragicomico fu quello che
più di ogni altro si addiceva alla sua personalità; amava l’ironia e Boccaccio
era uno dei suoi autori preferiti.
Il libro di Michele Ciliberto, al
contrario di altri saggi, mette in rilievo l’uomo Machiavelli oltre che la sua
opera, aiutandoci a comprendere meglio la sua ermetica personalità.
L’esperienza umana di Machiavelli fu
imprescindibile dalle sue opere e dal suo pensiero politico.
Michele Ciliberto ci fornisce la chiave
per comprendere chi fosse davvero Niccolò Machiavelli, quell’uomo il cui
pensiero è troppo spesso passato alla storia liquidato con le parole “il fine
giustifica i mezzi”, parole che in realtà il fiorentino non pronunciò mai.
Analizzando la sua vita e gli eventi che
lo segnarono profondamente, attraverso lo studio delle sue opere, dei suoi
scritti, delle sue lettere Michele Ciliberto ci presenta un Machiavelli per
molti versi inedito ovvero un uomo visionario,
un uomo capace di sporgersi oltre le barriere e di vedere al di là delle
situazioni.
Il libro di Michele Ciliberto credo che
sia il saggio che più di ogni altro tra quelli da me letti riesca a svelare per
quanto possibile la vera anima di Niccolò Machiavelli, un personaggio che, come
avrete capito, ha sempre esercitato e sempre eserciterà su di me un fascino
davvero particolare.