IL CAVALIERE DEL
GIGLIO
di
Carla
Maria Russo
PIEMME |
Il romanzo racconta la storia di
Farinata degli Uberti, nobile condottiero fiorentino, celebre protagonista del
X canto dell’Infermo di Dante.
Il
racconto inizia nel 1216 quando Farinata è ancora un ragazzino di appena dodici
anni, ma già si può
scorgere in lui la figura di quello’uomo forte, autorevole e coraggioso che diventerà
in seguito.
Terzo maschio di Jacopo degli Uberti,
Farinata è il preferito del nonno Schiatta
degli Uberti, capo indiscusso della sua
casata nonché personaggio molto rispettato dall’intera fazione ghibellina.
Da alcuni lustri a Firenze si respira
un’aria distesa, guelfi e ghibellini sembrano aver raggiunto un equilibrio, ma
tutto ciò non è purtroppo destinato a durare.
L’incidente
che ridesta le ostilità tra i due partiti avviene al banchetto offerto dalla
famiglia Mazzinghi per celebrare l’elevazione a cavaliere del figlio Mazzingo
Tegrimi.
Complici il vino e le animosità mai
davvero sopite, nasce una violenta discussione per futili motivi che degenera
senza rimedio.
Buondelmonte
dei Buondelmonti estrae il pugnale con l’intento di colpire a morte Oderigo dei
Fifanti, ma fortunatamente
questi viene raggiunto solo al braccio e non in pieno petto dove aveva mirato
Buondelmonte.
Schiatta degli Uberti il giorno dopo cerca
con ogni mezzo di scongiurare che le cose degenerino ulteriormente e, anche se
a gran fatica, sembra riuscire a ricomporre la frattura.
I
guelfi Buondelmonti si impegnano a chiedere pubblicamente scusa alla famiglia ghibellina offesa dalla
quale riceveranno, secondo le usanze, il bacio della pace.
Buondelmonte per suggellare tale pace sposerà
la figlia di una famiglia ghibellina.
La scelta ricade su Beatrice Pandolfini Amidei, nipote di Fante dei Fifanti.
Tale accomodamento però non è per nulla
ben visto dal cugino di Buondelmonte, l’arrogante e invidioso Ranieri Zingane, né dall’ambiziosa e
altera Gualdrada Donati che insieme
complottano per mandare a monte il matrimonio con l’intento di scatenare una
guerra ed allo stesso tempo umiliare il loro inviso comune nemico Schiatta
degli Uberti.
Il
racconto del romanzo si conclude con l’epica battaglia di Montaperti (1260), una battaglia così cruenta e sanguinosa
che Dante nella sua Divina Commedia la descrisse come “lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”.
Tante cose accaddero nella vita di
Farinata e in quella del suo inseparabile fratello Neri degli Uberti in quel
lasso di tempo che va dal 1216 al 1260.
Il
romanzo di Carla Maria Russo riesce a condensare tutto in solo trecento pagine:
amori, battaglie, tradimenti, passioni e lo fa in modo incredibile.
I fatti si susseguono sotto i nostri
occhi come se assistessimo agli eventi in prima persona; il ritmo del romanzo è incalzante, coinvolgente e non lascia al lettore
un secondo di tregua.
Per chi come me poi conosce piuttosto
bene la topografia di Firenze e di Siena nonché i territori circostanti dove si
svolsero i fatti è impressionante vedere, leggendo le pagine del libro, come
sia possibile distinguere ogni singolo dettaglio delle battaglie, degli
spostamenti degli eserciti e non solo.
I personaggi sono tutti ben
caratterizzati e l’autrice, pur attenendosi ad una scrupolosa e meticolosa ricostruzione storica, riesce a ricreare in
modo magistrale le atmosfere proprie della narrazione romanzesca.
Vuoi per le letture dantesche, vuoi
perché la storia viene di solito tramandata dai vincitori, in questo caso dai
guelfi, la verità storica sulla famiglia degli Uberti e del partito ghibellino
è giunta a noi piuttosto lacunosa e probabilmente anche distorta.
Il
guelfo Dante però nel suo X canto dell’Inferno non manca di manifestare il suo più profondo
rispetto nei confronti di Farinata degli Uberti, un uomo rigoroso, ma sempre coerente
nelle sue scelte; un nemico per Dante,
ma pur sempre un avversario politico di valore e, come tale, degno della sua
stima.
Ranieri,
detto Neri, era
maggiore di un anno di Farinata, ma fin da quando erano bambini aveva riconosciuto nel fratello minore quel
capo che anche in età adulta avrebbe seguito riconoscendone le indiscusse capacità e virtù
proprie di un guida.
Neri
e Farinata erano entrambi coraggiosi, intraprendenti e leali, ma Farinata degli Uberti possedeva alcune
virtù più sottili che lo differenziavano dal fratello, egli riusciva ad essere
audace e umile allo stesso tempo, sempre attento e pronto nel saper valutare le
situazioni così da poterle volgere a proprio vantaggio .
Per Farinata e Neri, così come per
Schiatta degli Uberti e per tutti i loro antenati, l’onore e il nome della famiglia erano sacri.
Proprio in nome di questo loro onore,
mai sarebbero venuti meno al sacro
giuramento di difendere la città di Firenze anche a costo di dover piegare
il loro orgoglio in difesa del Giglio di Firenze e dell’Aquila imperiale.
Accanto a uomini di tale reputazione ed
integrità non potevamo non trovare donne di minor valore ed ecco allora apparire
sulla scena la determinata, intraprendente e coraggiosa Adaleta e la bella, dolce e devota Gemma di Ranieri Zingane.
“Il cavaliere del Giglio” è stato una
piacevole scoperta, un libro di cui mi sono innamorata fin dalle prime pagine, una storia ricca di avvenimenti e dai
personaggi affascinanti e seducenti.
Le figure dei due fratelli che emergono
dal romanzo di Carla Maria Russo richiamano alla memoria quelle di altre due
celebri figure vissute quasi duecento anni dopo, Lorenzo e Giuliano de’ Medici.
Sarebbe bello un giorno poter vedere una
serie TV tratta da questo entusiasmante romanzo che a mio avviso possiede tutti
i requisiti necessari per una meravigliosa e appassionante trasposizione
cinematografica.
“O Tosco che per la
città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco
La tua loquela ti fa
manifesto
di quella nobil patrïa natio,
a la qual forse fui troppo molesto".
Subitamente questo suono
uscìo
d'una de l'arche; però m'accostai,
temendo, un poco più al duca mio.
Ed el mi disse:
"Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto:
da la cintola in sù tutto 'l vedrai".
Vi lascio qui di seguito i link di alcuni post
per approfondire gli argomenti:
Eeh... le trasposizioni televisive e cinematografiche di ambientazione storica, ormai, tendono a essere fatte solo da stranieri, rispondendo agli interessi di stranieri. Trovo che questo sia vero anche per i documentari: ci sarebbero fatti interessantissimi da approfondire nella storia d'Italia, ma, se non hanno destato l'interesse dei centri di ricerca stranieri, non approderanno mai sugli schermi per essere condivisi con un pubblico più ampio di quello appassionato o specializzato.
RispondiEliminaPurtroppo hai perfettamente ragione.
EliminaMi spiace per questo libro perché è davvero bello sia per ambientazione storica che per i personaggi.
Libro stupendo, che ha rievocato in me grandi ricordi. Maria Teresa Rigo di Vicenza
RispondiEliminaDavvero bello, sì, hai ragione. L'ho letto ormai da qualche anno ma lo ricordo ancora con molto piacere.
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