Perché scrivere un altro
libro su Cosimo I quando tanto è già stato scritto sull’argomento? Inizia con questo
interrogativo il saggio di Eugenio Giani. Invero, lo stesso che mi ero posta io
prima di accingermi alla lettura. Domanda lecita dalle risposte molteplici e
non banali.
Il libro di Eugenio Giani è un saggio dal carattere divulgativo che
indaga tutte le sfaccettature della complessa personalità di Cosimo I de’
Medici. In queste pagine viene evidenziata, attraverso connessioni e
suggestioni, l’importanza che Cosimo ebbe non solo per Firenze ma per l’intera
Toscana. Il sottotitolo che lo definisce “il padre della Toscana moderna” è
senza dubbio un titolo evocativo ma anche un’incontrovertibile verità.
Se è vero, infatti, che
tutti ricordano quello che di grande fece il Magnifico per Firenze, è indubbio
che altrettanti meriti vadano riconosciuti proprio al primo Granduca di Toscana, colui che fece di questa terra uno Stato
moderno in grado di dire la propria accanto alle grandi potenze dell’epoca,
certo non in virtù dell’estensione territoriale, davvero esigua, ma grazie ad
un’efficiente macchina governativa.
Cosimo
scelse come suo motto Festina lente (affretti
lentamente) e come impresa una tartaruga con una vela sul suo carapace. Fu un
uomo dotato di una determinazione e una lungimiranza non comuni, ma contrariamente
a quanto si potrebbe pensare, seppe essere anche molto paziente, attendendo
sempre il momento propizio per agire e comunque mai prima di essersi ampiamente
documentato.
Per
molti egli fu un uomo ambizioso, accentratore e umorale. Certamente Cosimo I
non ebbe un carattere facile; fu sempre poco incline a
fidarsi del prossimo, retaggio degli insegnamenti materni e di un’infanzia
piuttosto complicata per via degli eventi politici del tempo, e agì anche in
modo spietato contro chi osò sfidare la sua autorità. Va però detto, almeno a
sua parziale discolpa, che fu un grande legislatore e, tenendo conto di quelle
che dovevano essere la moralità e la cultura dell’epoca, egli agì sempre secondo la legge.
Quando Cosimo salì al potere
la situazione finanziaria dello Stato era prossima alla bancarotta. Nei suoi 37
anni di governo ridisegnò l’economia della Toscana e non ci fu settore al quale
egli non mise mano, dall’attività estrattiva fino addirittura alla pesca e alla
piscicoltura.
Comprese fin da subito
l’importanza degli sbocchi sul mare sia per aiutare l’espansione economica del
territorio sia per rafforzare il peso del Ducato sullo scacchiere politico del tempo.
Cosimo
non fu un condottiero, non scese mai in battaglia in prima persona, fu piuttosto un uomo di penna dotato di grande
lucidità ed eloquenza.
Ebbe la straordinaria capacità di saper scegliere e circondarsi dei più
validi collaboratori in ogni settore; questo lo condusse alla vittoria in
quelle guerre che dovette combattere.
Firenze fu indubbiamente il
centro del potere, ma Cosimo comprese
l’importanza di fare sentire la propria presenza su tutto il territorio e lo
fece anche attraverso innumerevoli viaggi. La stessa Pisa, l’antica rivale,
la Repubblica sconfitta dai fiorentini, diverrà a tutti gli effetti una sorta
di seconda capitale del Granducato.
Cosimo
sostituì il vecchio sistema della Corte con delle magistrature che noi oggi noi
definiremmo ministeri. Tra questi potremmo identificare tra
gli altri un ministero dei beni culturali, a cui fece capo il Vasari, e un
ministero dei beni ambientali affidato al vecchio Ordine di Parte Guelfa a cui
venne data nuova vita attraverso la Legge
dell’Unione.
Persino il paesaggio della Toscana venne rimodellato per volere di Cosimo:
furono costruite nuove città e ne furono ammodernate altre, grande impulso
venne dato alla costruzione di mura e fortificazioni, vennero costruiti nuovi
acquedotti e molti terreni vennero bonificati per essere resi produttivi.
Cosimo
diede molta importanza agli archivi, alla stampa, alla cultura e all’arte non
meno che all’economia.
Ebbe la fortuna di essere
affiancato da una consorte quale
Eleonora di Toledo, donna colta, raffinata e dotata di un fiuto per gli affari
non inferiore al suo. Il loro fu un
matrimonio politico ma anche un’unione molto felice. Purtroppo Eleonora morì
molto giovane e questo fu un duro colpo per Cosimo. Eleonora morì con il titolo
di duchessa, non poté partecipare alla gioia del marito per la consacrazione a
primo Granduca di Toscana.
Il libro di Eugenio Giani è una lettura estremamente piacevole,
dettagliata e ampiamente documentata. Seguendo le tracce dei tanti luoghi disseminati
in Toscana che ancora oggi portano il segno dell’opera del primo Granduca
Medici, Giani ci regala un vivido ritratto di quel fine politico e statista che
fu Cosimo I senza tralasciare di dipingerne anche, attraverso curiosi particolari
e aneddoti, i connotati più umani, legati al suo essere anche uomo comune, figlio, marito e padre
oltre che capo di Stato.
“(…)
a volte sono proprio le vicende a margine che danno il senso di un’esistenza”