Quando ci si sofferma ad
osservare la splendida tomba del duca di Nemours (1479-1516), con la bellissima
rappresentazione del giorno e della notte, opera di Michelangelo, pochi si
interrogano su chi davvero fosse stato Giuliano
de’ Medici, pochi ne conoscono la storia.
Rita Delcroix ha colmato
questa lacuna regalandoci, a mio avviso, una delle più belle biografie che
siano mai state scritte su questo personaggio le cui sembianze sono a noi
giunte grazie ad un meraviglioso dipinto
di Raffaello.
Pochi come l’Urbinate furono
capaci di cogliere l’anima dei personaggi ritratti e così fu anche per Giuliano. Non solo i dettagli fisici non sfuggirono all’occhio attento di
Raffaello, come la falange mancante del dito indice della mano destra, ma anche
quel suo essere gentile e quella sua
bontà d’animo, qualità che lo resero benvoluto da tutti tanto da piangerlo
ovunque quando per lui sopraggiunse la morte a soli 37 anni.
Lorenzo il Magnifico era
solito dire dei suoi tre figli maschi che fossero uno saggio, uno buono e uno
pazzo. Il pazzo era Piero, il primogenito, colui che morì nel Garigliano senza
mai poter fare ritorno a Firenze dopo la cacciata del 1494; il buono, Giovanni, colui
che salì al soglio pontificio con il nome di Leone X e infine, il saggio, Giuliano,
quello a cui era più legato, l’ultimogenito nato l’anno dopo la Congiura dei
Pazzi e a cui aveva dato il nome dell’amato fratello assassinato nel Duomo di
Firenze il giorno 26 aprile 1478.
Giuliano, forse più degli altri figli, soffrì per la morte del padre al quale era sinceramente affezionato e per il quale nutriva quasi una venerazione. Per tutta la vita Giuliano, che verrà anch’egli appellato Magnifico come il padre, cercò invano di ricreare intorno a sé quell’ambiente famigliare e intriso della dottrina neoplatonica che aveva conosciuto durante la sua infanzia.
Troverà però,
per un breve periodo, qualcosa di simile ad Urbino, alla Corte dei Montefeltro, ultimo baluardo di cavalleria e
neoplatonismo, dove stringerà solide amicizie e ritroverà vecchie
conoscenza.
Malinconico, disilluso, sempre alla ricerca di un suo equilibrio in
un’epoca tanto violenta e voltagabbana in cui stentava a riconoscersi, lui
così leale e sincero, pervaso da un sentimento di fedeltà orgogliosa al passato
e dalla volontà di essere all’altezza del nome di suo padre, Giuliano non possedeva né i difetti né le
qualità necessarie per essere un politico. L’amore per il bello e per lo
studio ne fecero l’emblema del
cortigiano ideale, tanto che lo stesso Baldassare Castiglione ne fece uno
dei protagonisti del suo celebre “Cortegiano”.
In un’epoca dove l’Italia era terra di conquista, dove ogni
giorno alleanze, fedeltà, amicizie venivano continuamente negate e tradite,
l’esule Giuliano, unico Medici ovunque
ben accetto per il suo buon carattere, viaggiò costantemente tra Venezia,
Bologna, Roma, Urbino, fino al suo tanto agognato ritorno a Firenze. La città però
era mutata e il palazzo di Via Larga non era più lo stesso, le sue mura non
risuonavano più delle voci amate e famigliari dei protagonisti della Corte di
Lorenzo Il Magnifico. Giuliano, spaesato e solo, preferì dunque fare ritorno a Roma, ancora una volta in
cerca di quel mondo perduto, sempre nel vano tentativo
di far rivivere un giorno i fasti della vecchia corte medicea perduta.
Giuliano de’ Medici fu molte
cose: un soldato valoroso e sfortunato, un poeta e un letterato, un mecenate amico degli
artisti, ma soprattutto, ammantato della suprema eleganza della sprezzatura, egli fu uno degli ultimi rappresentanti di
un mondo al crepuscolo.
Il libro di Rita Delcroix è
caratterizzato da una prosa elegante e
fluida, le immagini scorrono vivide dinnanzi al lettore che sente,
pagina dopo pagina, quasi di partecipare in prima persona agli eventi che incalzanti
si susseguono.
L’opera della Delcroix è una biografia romanzata che presenta qualche imprecisione storica senza dubbio, ma nell’insieme è un
libro davvero ben scritto: commovente,
avvincente ed emozionante.
Una delle caratteristiche più apprezzabili di questo
libro è l’interdisciplinarità degli argomenti perché, indagando a
trecentosessanta gradi il personaggio di Giuliano e di coloro che vissero
accanto a lui, Pietro Bembo , il
Castiglione, Leonardo da Vinci, Raffaello solo per citarne alcuni, Rita Delcroix indaga a tuttotondo anche la
sua epoca dal punto di vista artistico, politico, storico, filosofico e
letterario.
Difficile davvero condensare
in poche righe i tanti stati d’animo suscitati da queste pagine ricche di
storia e partecipazione emotiva.
Una lettura decisamente
consigliata al di là della passione o meno condivisa per la famiglia Medici e
per il periodo storico in cui i fatti narrati si svolsero.
(…)
quell’esule povero e splendido che temperava l’orgoglio degli Orsini con
l’intelligente umanità dei Medici.
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