GIALLO SOLIDAGO
di
Simone
Censi
ZeroUnoUndici Edzioni
|
Padre Gino e il cappellano Carlo trovano
in chiesa un uomo svenuto forse a causa di una brutta botta alla testa.
L’uomo
non ha con sé i documenti, ha perso la parola e sembra non ricordare nulla del
suo passato.
In attesa che ritrovi la memoria, padre
Gino lo accoglie nella sua comunità e sceglie per lui temporaneamente un nome, Salvatore.
Un
sedicente scrittore, stanco del proprio lavoro e incapace di affrontare la
moglie, frustrato in ogni sua aspirazione letteraria, sceglie una fuga disonorevole.
Decide cioè di punto in bianco di
lasciarsi tutto alle spalle e sparire senza lasciare alcuna traccia.
Trova rifugio sui treni, viaggia
costantemente senza mai scendere, se non per cambiare treno, tentando di scrivere un romanzo giallo.
Unica sua compagnia la vocina che ha in testa e
con la quale battibecca costantemente.
Il
commissario Morelli è un tipo collerico che, proprio a causa di questo suo
carattere, è stato confinato a Borgo Alba, un paesino sperduto nelle Marche.
Il rapporto con la moglie Pina, della quale il commissario è
ancora innamoratissimo, è totalmente in crisi.
Lei è
quanto mai decisa infatti a vendicarsi del marito per colpa del quale è
stata costretta a trasferirsi in quel buco di paese, lontana dalla città e dalle
sue amiche.
Un giorno però proprio a Borgo Alba dove
non accade mai nulla di inconsueto, avviene un evento straordinario che finisce
su tutti i giornali nazionali; un caso
di duplice omicidio avvenuto proprio nella stazione del paese, le vittime un
barbone e un capostazione.
Il fatto potrebbe essere il punto di
svolta per Morelli.
Il commissario potrebbe risolvere
brillantemente il caso e riabilitarsi agli occhi dei suoi superiori, tanto da riuscire
ad ottenere un buon trasferimento, oppure essere la sua fine, restare per sempre
relegato a Borgo Alba o peggio, potrebbe essere spedito in qualche luogo ancora
più brutto, sempre che tale luogo esista.
Se vi state chiedendo cosa sia il giallo Solidago, vi dico subito che la
Solidago è un’erba che cresce spontanea e che produce dei fiorellini gialli,
appunto; quest’erba la si trova spesso anche lungo i binari delle
ferrovie.
Soddisfatta dunque questa piccola
curiosità sul titolo, passiamo ad analizzare questo strano romanzo di Simone
Censi.
In verità il romanzo non è uno di quei
libri che parte col botto e che invoglia la lettura fin dalle prime righe, ma
superate le prime pagine piuttosto lente, il racconto si vivacizza tanto che
diventa difficile interromperne la lettura.
La lentezza delle prime pagine potrebbe
essere anche voluta dallo stesso Censi in quanto necessaria all’economia del
romanzo come indurrebbe a pensare il dialogo tra l’autore e la sua vocina
interiore, per autore qui non mi riferisco a Simone Censì, bensì al protagonista
di una delle storie del libro.
Il
romanzo presenta tre piani narrativi e altrettanti protagonisti: l’uomo che ha
perso la memoria, lo scrittore di romanzi gialli e il commissario Morelli.
Quale legame ci sia tra il primo
protagonista e gli altri due, lo si può solo intuire, la rivelazione infatti
arriverà solo alla fine della storia.
Il legame tra gli altri due invece è
chiaro fin da subito: il commissario
Morelli è il protagonista del romanzo che sta scrivendo l’uomo in fuga sui
treni.
Lo
scrittore dialoga continuamente con la voce dentro la sua testa che per il
lettore diviene essa stessa un personaggio del romanzo.
Lo scrittore ed il suo ego si
confrontano incessantemente su come dovrebbe procedere il libro.
La
vocina interiore incarna lo spirito critico dello scrittore e controlla quindi
il suo processo creativo.
Questa parte, piuttosto lenta dal punto
di vista della narrazione, ha una sua valenza perché ci dà la possibilità di
comprendere quali siano i vari passaggi necessari a costruire la trama di un
romanzo giallo.
Il
vero protagonista di “Giallo Solidago” è però il commissario Morelli e a lui il lettore si affeziona fin da
subito, già da quando è solo un embrione nella mente del suo autore.
Il commissario Morelli non assomiglia a
nessuno dei commissari della letteratura giallistica italiana, è diverso proprio per stesso volere del suo autore.
Scontroso,
irascibile, irriverente, sotto sotto Morelli è però un ottimo elemento; un po’
guascone, questo sì, ma non è uno sprovveduto come si potrebbe essere portati a
credere.
Nonostante infatti all’apparenza egli
risolva i casi solo grazie alla fortuna, in realtà, pagina dopo pagina, il
lettore comprende che le intuizioni del commissario non possono essere sempre
solo frutto di favorevoli coincidenze, ma anche frutto delle sue efficaci capacità
investigative.
Ad affiancarlo nel lavoro troviamo il suo vice, Segapeli, un ragazzo
sveglio, puntale e preciso, che mi ha ricordato molto il
personaggio di Fazio nei film di Montalbano tratti dai romanzi di Camilleri.
Come in ogni romanzo giallo che si
rispetti a completare il quadro troviamo:
un medico legale, il dottor Passacantando,
un questore, il dottor Panzanera, e l’immancabile antagonista che qui risponde
al nome di Luzerda.
Luzerda, descritto come un arrivista e
pure porta sfiga, è una vecchia conoscenza del commissario Morelli con il quale
ha un conto in sospeso.
“Giallo Solidago” è un romanzo dalla struttura narrativa piuttosto complessa,
ma l’autore dimostra grande abilità nel saperla gestire brillantemente.
.
I personaggi sono ben delineati e,
contrariamente a quanto potrebbero far pensare i loro nomi grotteschi, difficilmente si rivelano essere delle macchiette
a parte alcuni casi come il cinese Yè e il poliziotto Passolento, un po’ il
Catarella di Montalbano.
Una
scrittura fluida, una trama avvincente e un racconto carico di ironia sono gli ingredienti principali di
questo romanzo davvero particolare, capace di intrigare il lettore con il suo
racconto e di farlo sorridere con le sue battute beffarde e canzonatorie.