L’ONORE PERDUTO
DI ISABELLA DE’ MEDICI
di Elisabetta
Mori
GARZANTI
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Isabella de’ Medici (1542 – 1576) era la
più bella delle figlie di Cosimo de’ Medici, primo granduca di Toscana, e di
Eleonora di Toledo.
Isabella era una donna molto colta, intelligente e capace di conquistare
il cuore di tutti e per questo alla morte della madre Eleonora, fu lei a
sostituirla negli affari di corte con il sostegno di Cosimo che riponeva nella figlia massima fiducia.
Isabella parlava correttamente diverse
lingue, amava la poesia e la musica, era lei il vero astro di casa Medici.
Nel
1556 sposò all’età di quattordici anni il quindicenne Paolo Giordano Orsini (matrimonium
o sponsalia); secondo le antiche
consuetudini, ossia quelle che vigevano prima del concilio di Trento, la
cerimonia solenne (solemnitas nuptiarum)
venne poi celebrata più tardi nel 1558.
Per tradizione la sposa poteva lasciare
la casa del padre solo dopo la celebrazione di questa seconda cerimonia.
In realtà Isabella non lascerà mai veramente Firenze a causa dei tanti impegni
politici oltre che a causa delle pressanti esigenze della corte medicea, senza
contare inoltre i problemi di salute e i tanti contrattempi che si susseguirono
nel corso degli anni.
Paolo Giordano, principe di Bracciano,
apparteneva alla grande casata degli Orsini, la stessa famiglia che diede i
natali a Clarice Orsini, moglie di Lorenzo il Magnifico.
Gli
Orsini erano una delle più importanti famiglia della nobiltà romana, una famiglia che per generazioni aveva
partecipato attivamente all’elezione di papi e contratto importanti matrimoni.
Isabella
de’ Medici morì all’età di trentaquattro anni e sulla causa della morte circolarono fin
da subito moltissime voci sul suo probabile omicidio.
Il
presunto assassino di Isabella altro non sarebbe stato che proprio suo marito,
Paolo Giordano Orsini.
Isabella de’ Medici veniva dipinta dai alcuni suoi contemporanei come una donna istruita e
colta, ma anche piuttosto disinibita e libera, per cui il marito, stanco ed
esasperato dai suoi continui tradimenti, avrebbe deciso di ucciderla.
Esiste in realtà anche un’altra tesi, sostenuta
pure da di G. F. Young nel suo libro “I Medici”, dove Isabella era descritta come una donna molto innamorata del marito il
quale invece aveva perso la testa per un’altra donna, Vittoria Accoramboni.
Paolo Giordano, istigato dalla bella e
ambiziosa amante, avrebbe ucciso Isabella e subito dopo Francesco Peretti, il
marito di Vittoria, ultimo intralcio al suo matrimonio con lei.
Elisabetta
Mori attraverso
accurate ricerche d’archivio e basandosi anche su ampie testimonianze
epistolari, a cominciare proprio dalle lettere tra Isabella e Paolo Giordano, smentisce categoricamente che Isabella de’
Medici potesse essere stata assassinata.
Secondo Elisabetta Mori il rapporto tra i coniugi fu un rapporto
solido dovuto anche al fatto, quasi eccezionale per l’epoca, che il loro fu un matrimonio d’amore sebbene, come
tanti altri, fosse stato combinato per la ragion di stato.
Isabella
de’ Medici era affetta da una pesante forma di idropisia e l’aggravamento della
malattia ne avrebbe causato la morte
come si può evincere, secondo la Mori, anche dalle testimonianze dei
contemporanei sulle condizioni del suo cadavere.
Elisabetta Mori quindi, escludendo categoricamente
la morte violenta, esclude ogni possibilità di poter individuare in
Paolo Giordano un potenziale assassino o, come altre voci suggerivano,
l’esecutore di un omicidio commissionato niente di meno che dal fratello stesso
di Isabella, Francesco I de’ Medici.
“L’onore perduto di Isabella de’ Medici”
è un testo ben documentato e pur non
potendolo definire un testo di facilissima lettura, risulta nell’insieme
piuttosto scorrevole per quanto possa esserlo un saggio in cui vengono
riportati stralci di documenti cinquecenteschi e nel quale siano presenti
numerose e dettagliate digressioni sul contesto storico in cui si muovevano i
protagonisti.
Dipingendo l’Italia del Cinquecento con
i suoi costumi, con la sua cultura e le sue trame politiche, Elisabetta Mori ci racconta come Isabella
fosse stata fin da giovanissima intrappolata in una fitta rete fatta di calcoli
politici ed accordi diplomatici.
La Mori nega che da parte di Isabella ci
potesse essere stata infedeltà nei confronti del marito e nega qualunque
possibile coinvolgimento sentimentale della donna con Troilo Orsini, ma la maggior parte dell’impianto di difesa
dell’archivista storica si basa in realtà sulle lettere che Isabella e Paolo
Giordano si scambiarono nel corso degli anni.
Se è vero che nulla in questo
epistolario potrebbe far pensare a sentimenti non corrisposti, a malanimo,
avversione o qualche tipo di ostilità tra i due coniugi, è altrettanto vero che
spesso all’epoca le lettere venivano
scritte essendo ben consapevoli che non sarebbero rimaste private a lungo e
che, con ogni probabilità, sarebbero state lette da terze persone autorizzate o
meno a farlo dai diretti interessati.
“L’onore perduto di Isabella de’ Medici”
nasce con l’intento di riabilitare la
dignità di una donna calunniata da storici e letterati esclusivamente per esigenze
politiche e strategiche; la Mori infatti sostiene l’ipotesi che tutto fosse
frutto di un grande complotto nato per screditare la figura di Isabella.
Il libro di Elisabetta Mori è un testo puntuale e ampiamente documentato
che aiuta a fare chiarezza su una delle più sanguinose leggende nere del nostro
rinascimento e pertanto non posso che segnalarlo come una lettura
indispensabile per chi volesse approfondire l’argomento, seppur io rimanga non del
tutto convinta delle totale validità delle prove addotte dalla Mori a sostegno dell’innocenza
di Paolo Giordano.