Protagonista di “Mister Magic”, il racconto di apertura
del libro, è un giornalista sul viale del tramonto intenzionato a smascherare
il prestigiatore di un circo che sostiene di essere in grado di eseguire la
trasmutazione dei metalli.
L’alchimia è la
protagonista anche di un altro racconto intitolato “La rosa e la croce. Rosenkreutz” dove la vita dei proprietari di
una locanda viene sconvolta da dei sedicenti architetti che affittano il locale
per la loro riunione annuale.
Altri due racconti
invece hanno come protagonista la letteratura.
“L’ombra del maestro” è la tardiva confessione di un cinico scrittore
che in vita aveva pubblicato con uno pseudonimo alcuni libri di riflessioni
filosofiche.
“Immortale” invece è il classico racconto di un autore che
per ottenere imperitura fama letteraria accetta di vendere anima e corpo al
diavolo.
Infine, gli atri due racconti
sono legati alla morte delle compagne dei protagonisti delle rispettive storie.
In “L’ultima notte con Victoria Alba” il protagonista, nel tentativo
di lenire il dolore causato dalla perdita della donna amata, si lascia
convincere a contattare una negromante per poter parlare con lei un’ultima
volta.
In “Amate mura” invece il protagonista della storia decide di cambiare
tutte le lampadine dell’abitazione perché non riesce più a sopportare l’idea di
convivere con la luce che quei lumi avevano sparso sulla tragedia consumatasi dentro
il loro appartamento.
Il libro di Gianni Eugenio
Viola è un libro breve, appena 157
pagine, ma non fatevi ingannare perché la
sua lettura esige i suoi tempi, ogni pagina ha infatti bisogno di essere interpretata,
analizzata e compresa.
Innumerevoli sono i richiami alla letteratura, alla storia,
al mito, alla leggenda e alla ricerca alchemica.
Alcuni indizi sono più
evidenti come i nomi degli immortali alchimisti che prendono parte all’annuale
riunione alla locanda o il richiamo alla confraternita dei Rosacroce, altri
meno e necessitano quindi di uno sguardo più approfondito.
La cosa che mi ha
attratto di questo volume e mi ha spinto alla lettura è stata, come spesso
succede, l’immagine della copertina che
ho scoperto poi essere Abendlied di
Franz Sedlacek (1891-1945), scelta quanto mai indovinata.
Le atmosfere di questi racconti portano il lettore in
un’altra dimensione, a volte sembra di essere in un quadro di Marc Chagall altre in acquarello di un
paesaggio toscano di quelli che i pittori sono soliti vendere ai turisti per le
strade, talvolta, pur essendo i racconti ambientati in epoca contemporanea,
sembra di rivivere le atmosfere gotiche del film Dracula di Bram Stoker e a
tratti si ha l’impressione di udire l’eco delle opere di Franz Kafka
Le cose vicine sono le più difficili da raggiungere… Vuol
sapere. Ebbene deve aspettare, caro signore, aspettare.
È un libro che a suo
modo fa riflettere il lettore e lo
spinge ad interrogarsi sul senso della vita e sulla verità o, piuttosto, su
quelle verità che noi riteniamo tali.
La quarta di copertina
pone l’interrogativo “L’essenziale è invisibile agli occhi?”
Sì, fu la volpe a
svelare al Piccolo Principe proprio questo suo segreto:
Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile
agli occhi
E verrebbe ancora da aggiungere
ricordando Giulietta e Romeo (atto II, scena
II)
Che cosa c’è in un nome? Quella che chiamiamo rosa, pur con
un altro nome, avrebbe lo stesso dolce profumo.