DIARIO DI UN UOMO SUPERFLUO
di Ivan
Turgenev
IL SOLE 24 ORE
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“Diario
di un uomo superfluo” è un breve
racconto, poco meno di un’ottantina di pagine, scritto da Ivan Turgenev nel
1850.
Protagonista
della storia è il giovane Culkaturin
che, consapevole di essere prossimo alla morte, decide di congedarsi dalla vita scrivendo un diario.
La
scelta di scrivere di sé sotto forma di diario è una scelta profonda e
introspettiva; il diario, infatti, è la forma di scrittura che più di tutte
permette di parlare di se stessi in modo intimo e spontaneo.
Culkaturin
nelle prime pagine racconta della sua infelice infanzia; di una madre fredda e
rigida, di un padre debole, senza carattere e dedito al gioco, ma ben presto si
lascia andare a ricordi più recenti e rende
così partecipe il lettore dei suoi sentimenti e del suo amore non corrisposto
per la bella Liza.
Culkaturin
è per sua stessa definizione un uomo “superfluo”,
aggettivo che il lettore non deve tradurre con inutile, ma piuttosto deve dargli un’accezione di impotente, inconsistente.
La natura lo ha trattato
come “si fa con un ospite inatteso e incomodo”; per tutta la sua vita
egli ha trovato costantemente il proprio posto occupato, ma egli non si
indigna, non si adira per questo, piuttosto pensa che la colpa sia sua perché
ha sempre cercato il posto laddove non avrebbe dovuto.
L’intera mia esistenza
venne rischiarata dall’amore, tutta tutta, fino ai particolari più
insignificanti, come una stanza buia e abbandonata in cui abbiano portato la
luce di una candela.
Egli potrebbe diventare qualcuno grazie all’amore di un’altra persona, potrebbe vivere negli occhi della donna amata, ma il sogno dura un battito di ali ed egli si ritrova nuovamente ai confini della sua stessa vita non appena entra sulla scena l’affascinante principe di cui la ragazza si invaghisce all’istante.
Le effusioni sentimentali
sono come la radice di liquirizia: dapprima la succhi e non è male; poi, però,
ti allappa la bocca.
Culkaturin è un antieroe,
è colui che non riesce ad essere protagonista neppure del suo stesso diario.
E’
il simbolo delle persone che vivono ai margini della società, che non si
riconoscono in essa e che la società stessa non vede, ma le attraversa con lo
sguardo come se non esistessero, come se fossero trasparenti.
Il
personaggio uscito dalla penna di Turgenev trova corrispondenza in tanti altri
personaggi della letteratura, penso ai personaggi di Sartre, Musil, Kafka...
Culkaturin
è un uomo fragile che non si sente mai all’altezza delle situazioni, un uomo
stimato da nessuno e che per di più non sa neppure cosa sia l’autostima.
Egli si sente impotente e
vive osservando da dietro un vetro le vite degli altri.
Lui
è l’escluso, colui che è condannato a fare sempre da tappezzeria e a veder ogni
volta vanificato ogni suo debole tentativo di riuscire ad ottenere un attimo di
“popolarità”.
“Diario
di un uomo superfluo” è un racconto
struggente, inteso e ricco di pathos che commuove il lettore fin dalle sue
prime pagine, un piccolo capolavoro della letteratura russa da leggere
lentamente, gustandone con calma ogni singola pagina e soffermandosi ad ogni
passaggio.
Addio, vita, addio, mio
giardino, addio anche a voi, miei tigli! Quando l’estate giungerà, non scordate
– mi raccomando - di rivestirvi di fiori
da capo a piedi…