Anno 1277, dopo un
lungo conclave Niccolò III, al
secolo Giovanni Gaetano Orsini, ascende
al soglio pontificio.
Dopo la morte di
Giovanni XXI, a seguito della quale la sede è rimasta vacante per ben sei mesi,
ora gli Orsini possono finalmente
portare a termine i loro piani grazie all’elezione del nuovo papa.
Progetti, quelli della
famiglia Orsini, il cui scopo non è solo quello apertamente dichiarato, ovvero arginare la dominazione straniera ed in
particolar modo il potere del re francese Carlo d’Angiò, re di Napoli nonché
senatore di Roma e podestà di Firenze, ma anche quello ben più ambizioso di rafforzare il potere della propria
famiglia.
I
lupi di Roma, come vengono definiti
gli Orsini, fanno presto incetta di cariche pubbliche e, prendendo possesso di
buona parte dei territori circostanti, divengono di fatto i nuovi signori di Roma.
Le faide tra le
famiglie romane però non accennano a placarsi e così, se da una parte l’alleanza Orsini – Colonna – Malabranca,
frutto della sapiente politica matrimoniale condotta nel corso degli anni, è
sempre più solida, dall’altra parte la
sete di rivalsa e di vendetta delle famiglie nemiche, capitanata da quella
degli Annibaldi, si fa sempre più feroce e
spietata.
Mentre Niccolò III
insieme all’ambiguo cugino, il cardinale
Matteo Rubeo, danno sfogo alle loro più sfrenate ambizioni, Perna Orsini innamorata del giovane Annibaldo
Annibaldi vede sempre più lontana la possibilità di coronare il suo sogno
d’amore.
Stessa sorte sembra
toccare anche all’altra coppia di
amanti, quella formata da Orso Orsini,
il podestà di Viterbo, e la bella
Beatrice, la figlia del conte di Guastapane Porcari.
Un evento inaspettato, una morte prematura, sconvolgerà però
tutti i disegni così meticolosamente pianificati dall’ambizioso Matteo Rubeo; i lupi di Roma, esposti alla vendetta
dei nemici quanto mai prima era accaduto loro, si ritroveranno quindi a dover
difendere con i denti quanto conquistato fino a quel momento.
Riusciranno gli Orsini
a riconquistare la loro posizione e magari nel contempo pentirsi di quei metodi
così poco ortodossi da loro praticati per raggiungere il successo ad ogni
costo?
Il romanzo di Andrea
Frediani è un buon compromesso tra
verità storica e finzione letteraria. I protagonisti sono per la maggior
parte personaggi reali che interagiscono tra loro in modo alquanto verosimile
anche laddove, per l’economia della trama, è stato necessario da parte
dell’autore apportare modifiche sovrapponendo talvolta alcuni eventi.
Sapevo poco delle
vicende della famiglia Orsini e questo libro si è rivelato un ottimo punto di
partenza per fare la loro conoscenza e per stuzzicare la voglia di
approfondirne la storia.
La trama del romanzo è ben bilanciata: ai fatti storici
salienti, battaglie sul campo e scontri politici, si alternano le vicende
amorose di Perna e Annibaldo e quelle di Orso e Beatrice.
L’amore di Perna Orsini e Annibaldo Annibaldi è la classica storia d’amore contrastato che prima tra tutte
richiama la celebre storia di Romeo e Giulietta, due famiglie nemiche e due giovani che sognano attraverso la loro
unione di poter porre le fondamenta per quella pace tanto sospirata.
La storia di Orso e Beatrice invece è una storia dove
l’amore deve fare i conti con il dovere e l’onore. Orso, per quanto
innamorato di Beatrice, non ha la forza di sottrarsi ai doveri verso la propria
famiglia e anche quando capisce che per i parenti egli è solo uno strumento, la
tessera di un mosaico, non riesce comunque a sottrarsi a quanto impostogli dagli
altri Orsini.
Beatrice è comunque molto diversa da Perna, La figlia
del conte Guastapane Porcari è una donna
tenace e risoluta, non è facile per lei concedere una seconda possibilità e,
proprio perché le è costato tanto cercare di giustificare l’amato Orso, il
vedersi rifiutare da lui una seconda volta per assecondare le imposizioni della
famiglia, farà scattare in lei un desiderio di rivalsa e di vendetta che sfocerà alla fine nell’autolesionismo.
Su tutti i personaggi,
sul violento Riccardello Annibaldi, sull’arrogante Cencio, sull’ambizioso e
ambiguo cardinale Matteo Rubeo, svetta
la figura carismatica di Margherita Colonna, colei che ha saputo tenere
testa alla famiglia e, seguendo la propria strada, elevarsi al di sopra delle meschine lotte di potere per dedicare la
propria vita al prossimo.
“I lupi di Roma” è un romanzo scorrevole che, grazie ad
una trama avvincente e a un racconto
serrato degli avvenimenti, riesce a
mantenere sempre alta l’attenzione del lettore favorendo lo sviluppo di un
legame empatico tra questi e alcuni suoi protagonisti.
Nel corso del suo
papato Niccolò III favorì in ogni modo i
propri parenti e nipoti assegnando loro cariche e proprietà, tanto che
leggendo queste pagine non si può non richiamare alla mente un altro papa che
salì al soglio pontificio due secoli più tardi e il cui nepotismo e accumulo di
ricchezze fanno ancora oggi discutere e indignare. Il suo nome? Alessandro VI, ovviamente, al secolo
Rodrigo Borgia.
In quanto a
dissolutezza, baldanza, arroganza alcuni personaggi di I lupi di Roma non hanno davvero nulla da invidiare né al papa
Borgia né al suo temutissimo figlio Cesare, il duca Valentino.
Se il più grande sogno
di Cesare Borgia, condottiero spregiudicato e politico ambizioso, fu quello di
unire l’Italia con lui come unico principe a dominarla; gli Orsini duecento
anni prima furono senza dubbio la
famiglia che più di tutte provò a costruire un regno e una dinastia autoctoni.
Il libro di Andrea
Frediani è il racconto della feroce
lotta che una delle dinastie più ambiziose di Roma, gli Orsini appunto,
condusse per il proprio prestigio e non solo.