IO, CATERINA
di Francesca
Riario Sforza
TEA
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Caterina, figlia di Galeazzo Maria
Sforza e della sua amante Lucrezia Landriani, nacque nel 1463 e fu allevata, con i fratelli nati dalla medesima
relazione, insieme ai figli legittimi del duca nati dal matrimonio con Bona di
Savoia.
Caterina Sforza diede prova del suo forte
carattere già da bambina quando, ad appena dieci anni, accettò di sposare senza alcun
timore il pretendente per lei scelto,
Girolamo Riario, nipote di papa Sisto IV, un matrimonio che l’avrebbe resa la
figura femminile più importante dello Stato Pontificio.
Quando quattordicenne giunse a Roma per
le nozze, Caterina trovò un ambiente che la ammaliò per il suo sfarzo ma che
allo stesso tempo fu in grado di stimolare il suo già vivo interesse per l’arte
e la cultura.
Dopo che il marito venne assassinato, a
seguito di una congiura ordita ai suoi danni, Caterina dimostrò ancora una
volta tutta la sua fierezza e la sua
propensione al comando.
Infatti, come già accadde in occasione della
morte di papa Sisto IV, quando ella non esitò a barricarsi dentro Castel
Sant’Angelo tenendo in scacco l’intero Stato Pontificio pur di salvare le
proprietà del marito, così, anche in questa occasione, la Tigre di Forlì non si tirò indietro pur di difendere quanto
spettava al legittimo erede di Girolamo, Ottaviano Riario, che all’epoca era
solo un bambino.
La
vita di Caterina Riario Sforza fu una vita davvero avventurosa e vivace.
Rimasta vedova, dopo una breve e
passionale relazione con Antonio Maria Ordelaffi, sposò in seconde nozze Giacomo Feo, fratello del suo castellano,
molto più giovane di lei e, quando pure lui morì per mano della congiura
ordita tra gli altri anche dal suo primogenito Ottaviano, sposò Giovanni de’ Medici, fratello di Lorenzo de’ Medici e figlio di
Pierfrancesco de’ Medici, appartenenti al ramo cadetto dell’illustre famiglia.
Proprio dal matrimonio con Giovanni nascerà l’ultimogenito di Caterina Sforza,
l’ultimo di molti figli nati da lei nel corso degli anni.
Il
piccolo Giovanni, che passerà alla storia con il nome di Giovanni dalle Bande Nere,
sarà il padre del futuro Cosimo I de’ Medici, il primo Granduca di Toscana.
Caterina Sforza lottò a lungo per
difendere i suoi possedimenti di Imola e di Forlì; unica donna in mezzo agli uomini, riuscì per anni a destreggiarsi tra
guerre, faide e congiure, fino a quando anche lei, come molti altri, dovette arrendersi di fronte al famigerato
Cesare Borgia, il duca Valentino, il
figlio del tanto discusso papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia.
Caterina, dopo essere stata rinchiusa
per quasi un anno in una prigione senza sapere quale sarebbe stato il suo
destino, venne finalmente liberata e le
fu concesso di vivere gli ultimi anni della sua vita lontano dalla scena
politica nella città di Firenze dove morì nel 1509.
Caterina Sforza fu una donna fuori dal
comune, capace di guidare un esercito in
battaglia, così come di saper fronteggiare gli avversari nel più sottile gioco
della politica e della diplomazia.
Possedeva una cultura vastissima che sconfinava anche in quei campi che fino
ad allora erano stati di esclusivo appannaggio maschile come l’alchimia e la
chimica.
Appassionata di erbe, di medicina e di
cosmesi, scrisse lei stessa un trattato
giunto ai giorni nostri con il titolo di Experimenti
composto da quattrocentosettantun ricette per combattere le malattie del corpo
e conservare la bellezza.
Dotata di un fascino speciale oltre che di
una particolare bellezza, riuscì ad
ammaliare artisti quali Leonardo Da Vinci e Botticelli, nei dipinti dei quali
è oggi forse possibile individuare alcuni tratti che la ritraggono.
Nel libro si fa riferimento ad esempio al
volto di una delle Grazie nella “Primavera” del Botticelli ed al sorriso della “Gioconda”
di Leonardo Da Vinci.
“Io, Caterina”, scritto proprio da una
discendente della protagonista del romanzo, Francesca Riario Sforza, è un libro
molto piacevole e di facile e scorrevole lettura.
I riferimenti storici e l’ambientazione sono
stati quasi sempre rispettati tranne laddove ovviamente l’autrice ha dovuto
prendersi qualche licenza a favore dell’economia narrativa, non possiamo
dimenticare che si tratta pur sempre di un romanzo.
Caterina Sforza fu indubbiamente un
personaggio davvero singolare, una donna
che pure alla fine dei suoi giorni non riuscì a rassegnarsi all’idea di dover
ormai ricoprire un ruolo da comprimaria, lei che aveva voluto essere sempre
padrona del suo destino anche a costo di pagare duramente le proprie scelte.
Aveva saputo lottare come una tigre per
difendere gli interessi suoi e dei suoi figli distinguendosi, in un mondo di
uomini, come una donna indipendente,
forte e coraggiosa.
Caterina Sforza fu in grado di anticipare i tempi, una donna
moderna alla quale, seppur vissuta quasi seicento anni fa, dovremmo ancor oggi ispirarci guardando a lei come ad un esempio da cui trarre ispirazione.