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domenica 10 novembre 2024

“Il priore oscuro” di Jack Roland

Il campo di battaglia è disseminato di cadaveri, l’Ordine Bianco è stato sconfitto, ma la strega non è morta, la guerra non è finita. È solo questione di tempo prima che l’esercito di Wèn (Vortingern), torni a seminare terrore e morte.

I dodici Priori, i custodi dei dodici elementi sui quali si basa l’equilibrio del mondo, stanno morendo. Wèn, la creatrice del tredicesimo elemento, la stregoneria, ne sta distruggendo la stabilità con il suo esercito di strigoi e lamie.

Ad un cavaliere risorto per mano dei Priori spetterà il compito di fermare la strega e le sue orde di spettri. Ad affiancarlo, in questo incarico dagli esiti quantomai incerti, ci saranno tre donne: la gatta mutaforma Vesper, la veggente Avril e la regina Valka, conosciuta da tutti anche come Valka la Sanguinaria o la Madre dei Predoni.

Il romanzo di Jack Roland è un racconto in cui nulla è come sembra e dove la sottile linea che distingue il bene dal male è fragilissima. Bene e male non possono mai essere concetti assoluti e il personaggio del cavaliere Tristo è l’incarnazione stessa del principio per cui, talvolta, un male diventa necessario quando il bene che ne scaturisce è superiore.

La conoscenza di Jack Roland dei grandi classici del ciclo arturiano è indubbia così come è vasta la sua conoscenza della letteratura fantasy, possiamo citare due saghe su tutte quella di The Witcher di Andrzej Sapkowski e quella del Trono di Spade di George R.R. Martin. Jack Roland, però, conosce altrettanto bene i racconti del terrore, si potrebbero in questo caso citare come Lovecraft e Poe.

Jack Roland è stato bravo a trarre ispirazione da questa vasta materia letteraria per ricreare un mondo tutto suo, dove i personaggi hanno una loro propria identità. Non è facile creare un mondo dove una veggente, che a tratti richiama alla mente la leggendaria Morgana, e un cavaliere, che presenta alcune caratteristiche tipiche dei paladini arturiani e allo stesso tempo quelle di un Geralt di Rivia, riescano a risultare credibili aggirandosi tra vampiri e inquisitori. Eppure, non solo il racconto è estremamente piacevole, ma i personaggi sono tutti dotati di un carisma e un fascino non comuni. 

Interessante poi la sottotraccia del racconto in cui si evidenza l’importanza di una convivenza civile e rispettosa tra le varie etnie e le varie professioni di fede, una tematica estremamente attuale.

Quella narrata nel Priore Oscuro è una storia molto interessante e coinvolgente, a suo modo anche originale, senza dubbio un racconto cupo e potente come i suoi protagonisti.  

  

 


domenica 24 marzo 2024

“Il mago m.” di René Barjavel

Più di mille anni fa, in Bretagna, viveva un mago di nome Merlino. Inizia così il romanzo con cui René Barjavel (1911-1985) dà forma e unità alla “materia di Bretagna” riportando in vita la leggenda di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.

Merlino, il mago che pur umano non viene sfiorato dal tempo perché possiede l’eterna giovinezza delle foreste, Viviana, la giovane fanciulla da lui amata e nelle cui vene scorre il sangue dell’antica regina di quelle stesse foreste, Lancillotto, bello e valoroso cavaliere innamorato della regina Ginevra, moglie di Re Artù Morgana, donna intelligentissima ma anche tremendamente pericolosa perché dotata di una bellezza satanica, sono i protagonisti principali del libro di Barjavel.  A fare poi da cornice alle loro avventure e a quelle dei cavalieri della Tavola Rotonda troviamo tra le pagine di questo splendido romanzo anche una pletora di dame e cavalieri, di re e regine, di uomini e donne del popolo, di animali comuni e fantastici.

Un mondo fiabesco e ancestrale dove il divino entra continuamente in contatto con l’umano, dove ogni cosa è possibile, dove gli antichi dei si sono fatti da parte per lasciare spazio al Dio dei Cristiani, ma non sono scomparsi del tutto, un mondo dove il diavolo parla agli uomini e si palesa costantemente a loro, dove gli eventi inspiegabili sono all’ordine del giorno per cui gli uomini non si fanno troppe domande, tanto più quando si tratta di avvenimenti positivi.

Merlino è un mago in grado di esercitare poteri immensi, ma neanche lui può nulla sui sentimenti degli uomini e delle donne e, dal momento che è egli stesso umano, nulla può neppure sui propri.

L’Avventura insieme all’amore che lega Merlino a Viviana sono il filo conduttore del romanzo. Tra incantesimi e sortilegi, paesaggi stregati e castelli magici che appaiono e scompaiano senza lasciare traccia, intrighi e tradimenti, amori e passioni travolgenti, tornei e battaglie, scorrono dinnanzi agli occhi del lettore, come in un film, le storie che vedono protagonisti i cavalieri alla ricerca del Santo Graal, ma a solo uno di loro, il più puro, sarà concesso il permesso di alzare il velo del Calice e vedere cosa esso contenga.   

La narrazione è veloce, senza dubbio anche per merito dell’ottimo lavoro svolto dalla traduttrice Anna Scalpelli. Il lettore si trova talmente immerso nel flusso del racconto da sentirsi egli stesso quasi un personaggio della storia, in grado di udire il clangore delle spade in battaglia o percepire la presenza di Merlino ogni volta questo si palesi.

Una particolarità da sottolineare è il fatto che l’autore in alcuni punti ha introdotto elementi moderni facendo riferimento, ad esempio, a macchine escavatrici o al traffico di alcune nostre grandi città. Quando questo accade, accade sempre in concomitanza di eventi legati all’operato del diavolo, quasi a voler sottolineare una contrapposizione tra la bellezza e i valori del tempo del mito e i tempi moderni segnati dal progresso; un tempo futuro che avrà in sè qualcosa di diabolico e contaminato.    

Ho scoperto “Il mago m.” di René Barjavel per caso curiosando tra gli stand del Book Pride a Genova. Lo considero un incontro decisamente fortunato. Un libro assolutamente da leggere.


domenica 14 gennaio 2024

“The house of the Wolfings” di William Morris

William Morris (1834-1896) fu un uomo dotato di una mentalità estremamente versatile; molteplici furono i suoi interessi che spaziarono nei più diversi campi artistici e culturali sino ad approdare alla militanza politica. Egli fu uno dei primi socialisti inglesi.

Tra le sue innumerevoli passioni ci furono la mitologia nordica e il romanzo medievale in particolar modo quello islandese. Questi argomenti influenzarono largamente la sua produzione letteraria.

“The house of the Wolfings” è il romanzo che ha ispirato la nascita del genere fantasy. Lo stesso J. R. R. Tolkien affermò di aver tratto ispirazione proprio da quest’opera per le storie ambientate nella sua “Terra di Mezzo”.

La storia del romanzo di William Morris racconta della lotta tra i Goti e gli invasori Romani, inframmezzando alla realtà storica elementi mitologici e fantastici.

In un alternarsi di prosa e poesia, la fusione di elementi di magia e di verità del passato danno vita ad un racconto epico carico di pathos e raffinato lirismo.

Protagonista del racconto è Thiodolf, condottiero degli Wolfings, una della Casate più importanti della Marca. Spetterà a lui, scelto come Comandante di Guerra insieme ad Otter dei Laxings, condurre gli eserciti per difendere le Terre delle Genti dal famelico invasore.

William Morris esalta in queste pagine il valore, l’ardore e l’eroismo dei Goti contrapponendolo all’avidità e all’irreggimentazione proprie dei Romani sebbene non manchi, comunque, di riconosce a questi un grande coraggio in battaglia.

È appassionante poter leggere la storia da un altro punto di vista, quello dei Goti appunto, essendo noi quasi sempre abituati a leggerla dal punto vista dei Romani.

“The house of the Wolfings” è un romanzo che affronta temi che, oltre ad interessare i cultori del genere fantasy che qui potranno ritrovare le atmosfere all’origine del loro genere preferito, diventano anche un importante spunto di riflessione sociale considerando proprio la visione politica utopistica dell'autore.

Qualche parole deve assolutamente essere spesa per la casa editrice Black Dog: molto bella la veste grafica del volume, ottima la qualità della carta e particolarmente felice l’idea di corredare il volume con le bellissime illustrazioni in bianco e nero opera di Elena Massola. Infine, da sottolineare l’interessante prefazione a cura di Andrea Comincini che qui ci racconta il genio dimenticato di William Morris.




sabato 13 novembre 2021

“The Witcher - La stagione delle tempeste” di Andrzej Sapkowski”

Ultimo volume nato dalla penna di Andrzej Sapkowski, per la precisione l’ottavo della saga di The Witcher, “La stagione delle tempeste” si rifà ad eventi accaduti prima che Geralt incontrasse Ciri mentre per quanto riguarda Yennefer i loro destini si erano già incrociati o forse sarebbe più giusto dire si erano già scontrati.

Geralt di Rivia è ancora un semplice strigo che si guadagna da vivere facendo il mestiere per cui è stato addestrato e trasformato ovvero uccidere mostri tenendo così al riparo gli esseri umani da creature malvagie e pericolose quali vampiri, licantropi, strigi e quant’altro.

Un giorno, dopo aver portato a termine un compito e forse anche un po’ per l’amarezza dovuta all’esito non proprio limpido di questo lavoro, decide di fare una deviazione e di fermarsi a Kerack attratto dall’idea di consumare un pranzo gourmet in una rinomata locanda del paese.

Qui viene arrestato apparentemente senza alcun motivo e gettato in carcere per ben quattro giorni. A farlo imprigionare, salvo poi pagare subito la cauzione per farlo uscire, è una famosa e avvenente maga che risponde al nome di Lytta Neyd, Corallo per gli amici, soprannome dovuto al colore del rossetto che usa.

Cosa vuole la maga dallo strigo? Perché farlo arrestare per poi adoperarsi subito per il suo rilascio? E chi ha rubato le spade che Geralt aveva lasciato in custodia appena entrato in città?

Questi sono solo alcuni dei numerosi interrogativi che il lettore inizia a porsi fin dalle prime pagine quando, come sempre, viene trascinato immediatamente nel vortice degli eventi che si susseguono senza sosta sostenuti da una scrittura fluida e dal ritmo serrato.    

Se la conclusione della saga mi aveva lasciata un po’ perplessa per il finale troppo amaro e indefinito della storia, questo ultimo volume mi ha di nuovo conquistata totalmente.

A differenza dei primi due volumi che erano due raccolte di racconti, quest’ultimo libro è un romanzo completo.

Nonostante sia stato scritto ormai a saga già risolta, ho ritrovato in queste pagine tutta la vivacità e la freschezza dei primi scritti.

Ammetto che ero piuttosto scettica in quanto ad aspettative e invece il libro si è rivelato una piacevolissima sorpresa. Contrariamente ad alcune opinioni negative che avevo letto principalmente legate al fatto che a saga conclusa non avesse alcun senso riprendere una storia ormai pienamente definita, ho trovato questo libro una più che apprezzabile soluzione per ritrovare quei personaggi che per tanto tempo ci avevamo coinvolto e appassionato con le loro storie.

Per concludere con le parole dell’autore Il racconto continua. La storia non finisce mai e chissà forse un giorno…

A tal proposito vi ricordo che da dicembre sulla piattaforma Netflix è prevista l’uscita della seconda stagione della serie tv tratta dai romanzi.

 



mercoledì 3 novembre 2021

“Il Corvo e la Rosa. La strega” di Chiara Mattozzi

La storia si svolge nell’Inghilterra della seconda metà del Duecento quando i Lord si scontravano per pochi acri di terra o meglio lasciavano che a combattere per quei pochi acri fossero i loro prodi cavalieri.

In quel tempo cavalieri senza macchia e senza paura, guidati dal senso dell’onore, timorati di Dio, che avevano giurato incondizionata fedeltà ai loro Lord si affrontavano senza esclusione di colpi.

Il libro si apre proprio su una di queste sanguinose battaglie. Gli eserciti che si stanno affrontando sul campo appartengono a due Lord rivali di lunga data: Lord Randall Threston e Lord Alexander.

Richard, cavaliere di Lord Randall, cade a terra ferito e resta privo di sensi; viene soccorso da Claire, una giovane dai capelli rossi, che lo porta nella sua casa nel bosco.

Al risveglio il cavaliere si accorge di essere stato soccorso da una strega. Ebbene sì, Claire è una strega e a farle compagnia nella sua casetta ci sono un corvo di nome Morgana, un gatto di nome Horus e il suo amico fantasma di nome Cradoc.

Richard è terrorizzato dall’idea di trovarsi a contatto con una strega tanto più perché scopre, curiosando in un grimorio, che Claire aveva previsto il suo arrivo da molto tempo.

Claire sa che Richard è il suo uomo, la chiave che le permetterà di attuare la sua vendetta. Da tanto tempo infatti Claire attende il giorno in cui potrà finalmente mandare all’Inferno colui che ha lasciato che sua madre morisse tra le fiamme.

In verità, nonostante Richard denunci la presenza della strega a Lord Randall non riuscirà a disinteressarsi del suo destino e anzi si sentirà in dovere di proteggerla; Claire, da parte sua, contrariamente a quanto programmato, non riuscirà a usare Richard per i propri scopi temendo per l’incolumità del giovane a cui si è irrimediabilmente affezionata.

L’amore è una forza superiore a cui nessuno dei due sarà in grado di resistere, ma quale futuro potrà mai esserci per una strega e un cavaliere?

La veste grafica del libro è molto accattivante: ogni capitolo presenta il capolettera decorato in stile medievale ed è preceduto da una bella illustrazione opera di Fabiana Castellani il cui stile in alcune tavole ricorda un po’ quello di Victoria Francés, un’illustratrice che io amo moltissimo.

“Il corvo e la Rosa. La Strega” ha il sapore delle fiabe antiche, una storia delicata e dal ritmo non serratissimo proprio come erano le fiabe di un tempo.

L’autrice lascia ampio spazio all’introspezione psicologica dei personaggi ed è giusto che sia così perché non è tanto la trama a fare la differenza in questo romanzo, seppur sia assolutamente ben strutturata, coinvolgente e ricca di colpi di scena, quanto piuttosto il sentire dei vari protagonisti. Durante la lettura si percepiscono infatti chiaramente i loro dubbi, i loro timori, le loro fragilità e la difficoltà a comprendere cosa sia giusto o sbagliato in un mondo dove ogni cosa non è mai bianca o nera, ma spesso assume tutte le sfumature del grigio.

La storia è ambientata nell’Inghilterra del Medioevo, ma certe tematiche sono profondamente attuali: il ruolo della donna, l’accettazione del diverso, il condizionamento psicologico e la difficoltà a liberarsi dei pregiudizi.

Eppure, argomenti così moderni non stridono assolutamente all’interno  del romanzo, ma anzi portano il lettore a riflettere senza distoglierlo dal racconto facendo crescere in lui un forte rapporto empatico con i vari personaggi.

Il romanzo come ogni favola che si rispetti ha una sua morale, il finale però resta aperto e chissà che non sentiremo parlare ancora di Claire e dei suoi doni.

 


domenica 1 agosto 2021

“Nuvole al tramonto” di Domenico Corna

Sin da bambina Martina era stata piuttosto complicata tanto che i suoi genitori avevano incontrato numerose difficoltà nel gestire quel suo essere diverso.

Non interagiva con gli altri bambini perché non comprendeva come loro potessero essere appagati di usare la loro fantasia per riprodurre per gioco la vita reale degli adulti. 

La fantasia di Martina aveva ali più grandi, era capace di creare nuovi mondi. Martina era dotata di una sensibilità fuori dal comune, soffriva quando d’autunno le foglie cadevano dagli alberi e amava parlare non solo con i cani, ma con tutti gli esseri viventi.

Martina, costretta tanto tempo prima dai genitori e dalla vita a dimenticare quell’universo di bambina fatto di fantasia, si trova un giorno all’improvviso nuovamente avvolta da quel suo mondo immaginario.

Lei però non è più la Martina di un tempo, ne è spaventata e non lo riconosce; da adulta non comprende come possa esserci un mondo dove coesistano montagne innevate accanto ad aridi deserti, dove dal fitto dei boschi di abeti ci siano scoiattoli burloni che si divertono a tirare ghiande ai passanti.

La giovane si sente perduta così divisa tra due mondi, quello della fantasia e quello della realtà. Non sarà facile per lei ricomporre il puzzle, affrontare quella che ha tutto l’aspetto di essere una malattia; ci vorrà davvero una grande forza di volontà per superare la paura che l’attanaglia e la diffidenza di chi le sta accanto.

Il libro di Domenico Corna è un libro molto particolare e di non facile classificazione: fantasy, drammatico, contemplativo, filosofico.

È un libro evocativo in cui il lettore viene indotto a perdersi nel flusso di riflessioni e ricordi della protagonista. Spesso il lettore si trova egli stesso a fluttuare tra quelle nuvole rosse che portano con sé storie e pensieri.

Martina è una novella Alice nel paese delle meraviglie, ma anche un piccolo principe che incontra la volpe. Ginetta ed Edi accompagnano Martina nel suo difficile percorso alla ricerca di se stessa come fantasmi del Natale dickensiano.

“Nuvole al tramonto” è anche un romanzo che racconta il disagio giovanile e lo fa attraverso le storie dei ragazzi della piazza che Martina frequenta per un periodo della sua vita. Sono le storie di Daniele con la sua chitarra, di Laura con la passione per la politica, di Giulio il ragazzo sensibile che cade vittima dell’eroina, di Luisa in perenne fuga dalla madre prostituta, del piccolo Giovanni che grazie all’intervento di Martina riesce a salvarsi in tempo e a ricostruire il rapporto con la madre.

“Nuvole al tramonto” ci parla dei difficili rapporti genitori-figli, dell’incomunicabilità e della difficoltà di riuscire a fare le scelte giuste, ci parla delle fragilità di ciascuno di noi e della paura di crescere, ma  soprattutto ci spiega quanto siano importanti la fantasia e l’immaginazione nelle nostre vite perché

Due sono le vite: una da vivere, un’altra da inventare. La prima si è spesso costretti a viverla come viene. Talvolta si riesce a cambiarla e allora sembra che tutto funzioni bene, talvolta invece non funziona per niente. Ma c’è un’altra vita, ti può condurre dove non esiste l’angoscia, lontano dagli incubi. Non nasce quando nasce il corpo e non termina quando bisogna lasciarlo. Esiste da sempre, lì ad attenderti.




lunedì 12 luglio 2021

“The Witcher – La Signora del Lago” di Andrzej Sapkowski

Con “La Signora del Lago” siamo giunti al capitolo finale della saga di The Witcher.

Geralt di Rivia e la sua compagnia si sono fermati a Toussaint per rimettersi in forze prima di riprendere il loro viaggio alla ricerca di Ciri.

In questo regno di incomparabile bellezza Ranuncolo, con sua somma soddisfazione e gioia, diviene oggetto delle attenzioni della duchessa Anna Henrietta, sua vecchia fiamma, mentre la maga Fringilla Vigo, su istruzioni della Loggia, si impegna a sedurre Geralt per cercare di estorcergli utili informazioni.

Mentre Yennefer si trova sempre prigioniera del pericoloso mago Vigefortz, Ciri, dopo essere riuscita a sfuggire ai suoi inseguitori usando il portale magico all’interno della Torre della Rondine, è ora ospite degli Elfi. In realtà la principessa di Cintra si accorgerà ben presto che l’interesse degli Elfi nei suoi confronti non è per nulla disinteressato e lei non è affatto loro ospite, ma piuttosto loro prigioniera.

Se nulla nel precedente volume poteva fare presagire un qualche legame con le leggende del ciclo arturiano, tranne forse per una bambina di nome Nimue, qui il titolo stesso del libro non può che richiamare alla memoria la celebre Dama del lago e con lei tutta una serie di personaggi di cui in effetti viene fatta in parte menzione in questo capitolo finale.

Senza dire niente che possa compromettere il piacere della lettura, posso anticiparvi che Ciri in quest’ultimo libro prenderà finalmente piena coscienza di cosa davvero significhi essere il Sangue Antico, la Signora dei Mondi in grado di esercitare il potere sul tempo e sullo spazio.

Ho trovato quest’ultimo romanzo un po’ diverso dai precedenti e non vi nascondo che all’inizio ho fatto un po’ di fatica a metter a fuoco la storia. In particolare, ho trovato un po’ dispersiva l’idea di introdurre dei personaggi che nulla hanno a che fare con la storia principale e contribuiscono invece a rendere piuttosto confuso e disomogeneo il racconto.

La seconda parte del romanzo invece acquista l'abituale ritmo incalzante dei precedenti libri e la storia riprende slancio. I personaggi principali tornano con tutta la loro forza per arrivare con la loro consueta dinamicità all’atto conclusivo della storia. 

Ci sono alcuni passaggi del racconto che hanno suscitato in me alcune perplessità come, ad esempio, lo strano comportamento di Emhyr var Emreis che non sembra avere una logica spiegazione o l’uscita di scena improvvisa di alcuni personaggi; a difesa dell’autore va detto però che ci sono anche diversi colpi di scena inaspettati e di grande effetto.

Come sempre non è facile accomiatarsi da dei protagonisti che così a lungo ci hanno fatto compagnia, soprattutto se con essi abbiamo stretto un profondo legamene empatico.

Non posso dirvi che abbia amato il finale che l’autore ha scelto per questa saga, avrei preferito senza dubbio un epilogo più lieto e meno indefinito, ma non sarebbe stato giusto. Credo che la conclusione scelta da Sapkowski sia quella più coerente con il mondo da lui creato e senza dubbio più corrispondente al carattere e alla storia dei suoi protagonisti.

L'ultima pagina del romanzo non è un vero addio a Geralt di Rivia, ma solo un arrivederci. Ad attendere il lettore, infatti, c’è ancora una raccolta di racconti intitolata “La Stagione delle Tempeste” e per gli appassionati delle serie Tv è stato già annunciato, proprio in questi giorni, che dal 17 dicembre 2021 sarà disponibile su Netflix la seconda stagione di The Withcher.

 



 

 

sabato 5 giugno 2021

“The Witcher – La Torre della Rondine" di Andrzej Sapkowski

Il precedente volume si era concluso con Geralt di Rivia fatto cavaliere dalla regina Meve dopo la vittoria contro le truppe nilfgaardiane.

Questo nuovo episodio di The Witcher, penultimo capitolo della saga, si apre con la descrizione dell’infernale Caccia Selvaggia che si svolge durante la notte dell’equinozio autunnale e che, come narrano le leggende, è portatrice di morte e sventura.

Tutti coloro che sono legati emotivamente alla principessa Cirilla hanno avvertito un funesto presagio che la riguarda.

La Leoncina di Cintra infatti giace ferita e svenuta nella paludi di Pereplut dopo essere riuscita a sfuggire ai suoi inseguitori. I suoi amici Ratti sono stati tutti barbaramente assassinati davanti ai suoi occhi. A soccorrerla è un anziano eremita, Vysogota di Corvo, che grazie alle sue conoscenze mediche riesce a strapparla alla morte.

Durante la convalescenza Ciri racconterà al vecchio le sue avventure rendendo così partecipe anche il lettore di quanto accaduto.

Geralt insieme ai suoi compagni, nel frattempo, cerca di raggiungere i Druidi con la speranza di riuscire ad ottenere informazioni su Ciri, ma anche i nemici non hanno smesso di cerarla con insistenza.

Le macchinazioni governative delle varie fazioni continuano senza sosta; nelle fila nilfgaardiane qualcuno trama contro l’Imperatore, la Loggia delle maghe vuole Ciri per portare a compimento il proprio disegno politico e il mago Vilgefortz è sempre più ossessionato dalle sue ricerche sul Sangue Antico.

Yennefer, da tutti accusata ingiustamente di tradimento, cerca in ogni modo di rintracciare la sua pupilla che proprio in questo libro per la prima volta pensando alla maga si rivolgerà a lei chiamandola mamma.

Chi riuscirà a raggiungere per prima Ciri? Geralt? Yennefer? O i suoi nemici? Ciri che, dismessi i panni della terribile Falka, è tornata a rivestire quelli dell’erede di Cintra è davvero così indifesa come tutti coloro che la amano sembrano pensare oppure il suo potere si è del tutto manifestato e la profezia è ormai prossima a compiersi?

Il racconto scorre veloce fin dalle prime pagine, il ritmo è incalzante, tanti i colpi di scena e gli avvenimenti che si susseguono senza interruzioni.

La narrazione brillantemente bilanciata presenta una perfetta alternanza di pagine dedicate a combattimenti senza esclusione di colpi e adrenalinici inseguimenti e di altrettante pagine dedicate alla descrizione di intrighi di corte, cospirazioni, incontri diplomatici e trame politiche.

In questo libro, inoltre, forse più che nei precedenti, si illustrano le caratteristiche che contraddistinguono le diverse popolazioni e i vari regni. In modo particolare davvero interessanti sono le pagine dedicate alle isole Skellige e al regno di Kovir.

“La Torre della Rondine” ci catapulta a tutta velocità verso l’epilogo della storia. Non siete un po’ curiosi di sapere come finirà? Allora a presto con il capitolo finale della saga ossia “La Signora del Lago”.



venerdì 7 maggio 2021

“The Witcher - Il battesimo del fuoco" di Andrzej Sapkowski

Geralt, ferito gravemente durante la rivolta scoppiata sull’isola di Thanedd, viene curato dalle driadi nei boschi di Brokilon. Qui conosce Milva, una giovane spia al servizio della regina delle driadi, che si adopera a mettere in salvo gli Scoiattoli in difficoltà.

Grazie a lei Geralt viene a conoscenza che la sua “bambina sorpresa” è sopravvissuta e si trova a Nilfgaard prigioniera dall’Imperatore Emyr var Emreis.

Nonostante non sia ancora del tutto guarito lo strigo decide di rimettersi in cammino per raggiungere il palazzo imperiale nilfgaardiano e liberare la sua Ciri.

L’impresa ovviamente si rivelerà più complicata del previsto perché la guerra infuria ovunque e tutte le strade sono pattugliate da ronde di soldati.

Ad accompagnare Geralt nel suo viaggio troviamo oltre a Milva anche una vecchia conoscenza, il simpatico poeta Ranuncolo; la compagnia è però destinata ad allargarsi grazie agli imprevedibili incontri fatti lungo la strada.

Tra questi l’incontro più affascinante è quello con il barbiere Regis, una figura molto interessante e misteriosa che nasconde un arcano segreto.

Geralt incrocerà anche un’altra vecchia conoscenza del lettore, il pericoloso Cavaliere Nero, il peggiore incubo della fiamma di Cintra; il cavaliere però si rivelerà un personaggio molto diverso da quello conosciuto nei libri precedenti.

Sappiamo, dalla fine dello scorso volume, che colei che a Nilfgaard viene fatta passare per la principessa Cirilla è in realtà solo una sosia; la vera leoncina di Cintra  scorazza infatti libera in compagnia dei Ratti, una pericolosa brigata di banditi.

Geralt troverà Cirilla? Che fine ha fatto Yennefer? La maga aveva davvero tradito? È sopravvissuta? E qual è il futuro della magia? Tante le domande a cui rispondere in questo terzo volume della saga (quinto in ordine di lettura).

Di tutti il libri “Il battesimo del fuoco” è forse quello che parte più lentamente; per il primo centinaio di pagine non accade molto, ma poi il racconto riprende il consueto ritmo e l’avventura ritorna il tema dominante. Potremmo considerarlo un volume di passaggio, dopo i fatti di Thannedd questo terzo libro prepara il lettore al futuro sviluppo della storia.

Ovviamente per non svelare qualcosa che possa guastare il piacere della lettura non posso dire molto di più, ma sia Regis che il Cavaliere Nero sono due personaggi che mi hanno davvero colpita. Anche Milva è indubbiamente una figura ben caratterizzata e non priva di fascino, ma è un personaggio più scontato mentre gli altri due sorprendono davvero il lettore pur se in modi diversi tra loro.

Sorprese e colpi di scena, come sempre, non mancano mai nei libri di Andrzej Sapkowski.  Prossimo appuntamento: “La torre della Rondine”.





domenica 14 febbraio 2021

“The Witcher – Il tempo della guerra” di Andrzej Sapkowski

“Il tempo della guerra” è il secondo capitolo della saga di The Witcher, ma come ormai voi ben sapete è in realtà il quarto libro in ordine di lettura considerando anche i primi due volumi di racconti. La storia vera e propria è narrata in cinque romanzi e viene completata da un ultimo volume di racconti aggiuntivi da leggersi come epilogo conclusivo dell’intera opera di Sapkowski.

Yennefer e Ciri sono dirette all’isola di Thanedd dove Yennefer è attesa alla riunione annuale dei maghi e la principessa di Cintra entrerà nella scuola di Aretuza per completare il suo addestramento.

Nonostante la maga abbia cercato di prendere ogni precauzione possibile per raggiungere incolumi la loro destinazione, tre sicari sono sulle loro tracce e riuscirebbero senza dubbio a portare a termine il lavoro per cui sono stati ingaggiati, se Geralt non fosse pronto ad intervenire in difesa di Yennefer e della Fiamma di Cintra.

La guerra è sempre più vicina: la gente è spaventata, le alleanze tra i vari regni vacillando, le truppe nilfgaardiane si fanno sempre più pericolose e gli Scoiattoli imperversano seminando il terrore tra la popolazione.

I maghi litigano assumendo posizioni sempre più divergenti tanto che quella debole intesa che li teneva uniti sembra a questo punto destinata a spezzarsi definitivamente.

In questo nuovo rischioso scenario Thanedd si rivelerà essere un posto molto pericoloso per la Leoncina di Cintra.

Con la guerra alle porte è necessario schierarsi, la neutralità non è più un’opzione praticabile e anche Geralt di Rivia ne è ormai ben consapevole.

Come i precedenti volumi anche “Il tempo della guerra” è un romanzo ricco di colpi di scena, adrenalinico, in grado di far volare il lettore con la fantasia in un mondo popolato da strane creature, maghi, elfi e ogni altra cosa possiate immaginare.

L’autore descrivere minuziosamente non solo gli stati d’animo dei protagonisti, ma anche il paesaggio circostante nonché lo svolgersi degli avvenimenti con tutti gli effetti ad essi connessi e alle ripercussioni che le scelte di ogni singolo personaggio inevitabilmente producono sulle decisioni altrui.

In questo libro troviamo forse, rispetto al precedente volume, meno introspezione psicologica dei personaggi e molta più azione; la scrittura invece resta molto veloce rendendo come sempre oltremodo scorrevole e piacevole la lettura.

“Il tempo della guerra” è un tempo sospeso dove nulla è ancora deciso, dove tutto può ancora succedere, dove nulla è davvero come sembra e non è dato essere certi di chi veramente abbia tradito chi.

L’appuntamento è quindi al prossimo episodio “Il battesimo del fuoco” il cui solo titolo sembra già essere foriero di scenari molto appassionanti e avvincenti.




sabato 9 gennaio 2021

“The Witcher - Il sangue degli Elfi" di Andrzej Sapkowski

Primo capitolo della saga di The Witcher, in realtà terzo libro in ordine di lettura, “Il Sangue degli Elfi” racconta quanto accaduto dopo il massacro di Cintra e la successiva vittoriosa battaglia di Sodden contro gli invasori nilfgaardiani.

I due volumi precedenti (“Il guardiano degli innocenti” e “La spada del destino”) sono infatti una raccolta di racconti dedicati agli avvenimenti occorsi fino alla battaglia di Sodden e al trattato firmato dai regni settentrionali con Nilfgaard, una tregua fragile che costringe, almeno per il momento, i nilfgaardiani a non oltrepassare il confine dello Jaruga.

Geralt di Rivia, il Lupo Bianco, ha finalmente incontrato il suo destino, la sua bambina sorpresa, Cirilla la principessa di Cintra.

Ciri, dopo la morte della nonna, la regina Calanthe, avvenuta durante il massacro di Cintra, è riuscita miracolosamente a mettersi in salvo e a sfuggire al terrificartene nero cavaliere di Nilfgaard che le dava la caccia.

Ora la bambina è con Geralt, lo strigo a cui era destinata fin da prima della sua nascita.

Geralt ha tutte le intenzione di difendere la sua protetta e per questo la conduce a Kaer Morhen, la dimora degli strighi, il luogo dove questi vengono addestrati.

Ciri vorrebbe ella stessa diventare uno strigo, il primo strigo donna, ma quando una sera si manifestano i primi segni delle sue forti capacità psichiche, Geralt deve necessariamente affidarsi all’aiuto di qualcuno più esperto.

La principessa Cirilla è la bambina dal Sangue Antico, lei è la Fiamma di Cintra e la profezia di’Itlina sta per compiersi.

Sapevo, dopo aver letto i racconti, che sarei andata avanti nella lettura perché ero rimasta piacevolmente sorpresa dalla storia nata dalla penna di Andrzej Sapkowski che, a parer mio, merita pienamente il successo raggiunto con la sua saga.

Avevo sentito invece pareri contrastanti sulla serie tv tratta dai suoi libri così, prima di affrontare la  lettura dei romanzi, ho pensato fosse giusto vederla per farmi un’idea.

La serie tv di Netflix non mi è affatto dispiaciuta anche perché non era per niente facile riuscire a rendere uniforme il materiale piuttosto frammentario fornito dai primi due volumi. Direi anche più che indovinata la scelta di Henry Cavill nel ruolo di Geralt di Rivia e quella di Anya Chalotra per interpretare Yennefer di Vengerberg.

Indubbiamente però mi sento in dovere di consigliare la lettura dei racconti prima della visione della serie Tv per comprendere al meglio non tanto la storia quanto la psicologia dei personaggi.

Consiglio che, a mio avviso, dovrebbe essere messo in pratica prima di vedere qualunque trasposizione cinematografica o televisiva relativa a qualsivoglia romanzo.

Veniamo adesso a “Il sangue degli Elfi”, il primo dei cinque romanzi, nato dalla penna di colui che è definito oggi uno degli scrittori fantasy più letti d’Europa.

Diciamo subito che rispetto ai libri di racconti, trattandosi di un romanzo, nonostante qualche salto temporale e alcuni flashback, la trama è ovviamente più omogenea.

Le linee narrative tendono a semplificarsi e quindi è più facile seguire la storia e con essa il succedersi degli avvenimenti.

In questo romanzo la dimensione avventurosa è forse meno preponderante rispetto a quella presente nei racconti, viene dato più spazio all’introspezione psicologica dei protagonisti e all’approfondimento delle dinamiche che legano tra loro i vari personaggi; la trama però resta sempre avvincente e il ritmo serrato e incalzante regala numerosi momenti di suspense che permettono di mantenere sempre altissima l’attenzione del lettore.

Gli intrighi e i tradimenti la fanno da padrone, nessuno è mai ciò che sembra e soprattutto nessuno può mai essere sicuro di aver accordato la  propria fiducia alla persona giusta.

Ciri è molto legata a Geralt e lui a lei, ma Ciri ora è molto legata anche a Yennefer e la maga, si sa, è sempre stata una donna imperscrutabile e pericolosa. Inoltre ciò che lega Geralt e Yennefer è qualcosa di forte e indissolubile anche se loro stessi per primi sembrano non crederci fino in fondo.

Con i suoi numerosi colpi di scena e la sua prosa coinvolgente, “Il Sangue degli Elfi” non ha tradito le mie aspettative, sebbene fossero molto alte. Non mi resta quindi che continuare la mia avventura e dedicarmi quanto prima alla lettura del prossimo romanzo intitolato “Il tempo della guerra”.


 



domenica 13 settembre 2020

“Il mare senza stelle” di Erin Morgenstern

Il quasi venticinquenne Zachary Ezra Rawlins è uno studente della facoltà di Nuovi media, frequenta il secondo anno di laurea specialistica e la sua materia di studio sono i videogiochi.

È un ragazzo schivo, nella sua vita qualche conoscenza, ma nessun vero amico; l’unica persona che potrebbe essere annoverata come tale è solo la sua compagna di studi Kat Hawkins, laureanda in Nuovi media e in Discipline teatrali.

Zachary ama leggere e perdersi nelle storie; assiduo frequentatore della biblioteca del campus, viene spesso scambiato per uno studente della facoltà di Letteratura.

Un giorno, prima dell’inizio dell’anno accademico, piuttosto casualmente si imbatte in biblioteca in uno strano volume intitolato “Dolci rimpianti”, un libro che racconta strane storie come quella del pirata e la fanciulla e di un mondo fantastico regolato da un ordine segreto di cui fanno parte custodi, adepti e guardiani.

A prima vista potrebbe sembrare una raccolta di storie fantastiche come tante altre se non fosse che, tra le varie storie, Zachary riconosce un episodio della sua infanzia.

Un giorno, quando era ancora un ragazzino, tornando da scuola aveva scorto in un vicolo una porta dipinta su un muro, apparentemente un trompe l’oeil molto ben eseguito, ma così realistico che Zachary si era trattenuto a stento dal tentare di aprire quella porta.

Zachary oggi si chiede cosa sarebbe accaduto se ci avesse provato.

Quale mondo avrebbe scoperto al di là di quella finta porta così perfetta da sembrare vera e che forse vera lo era realmente sebbene tutto sembri così surreale?

Il giovane ormai ossessionato dal libro verso il quale ha sviluppato un insolito e smisurato istinto di possesso, tanto da portarlo con sé in ogni suo spostamento, decide di indagare sulla provenienza del volume.

Seguendo il solo indizio a sua disposizione, i simboli impressi sulla copertina del libro (un’ape, una chiave e una spada), si reca a Manhattan per partecipare ad una festa in maschera, organizzata da una anonima società di beneficenza, dove Zachary crede di avere buone possibilità di conoscere qualcuno in grado di illuminarlo sul mistero del contenuto del libro e sulla sua provenienza.

Proprio alla festa gli eventi precipitano, Zachary entra in contato con personaggi singolari come l’affascinante Dorian, la pericolosa Allegra e l’originale Mirabel.

Sarà proprio Mirabel a condurlo nel mondo fantastico delle storie, un mondo sotterraneo popolato da strane creature, dove i personaggi non sono mai quello che sembrano, dove si trovano innumerevoli porte che si aprono su altrettante innumerevoli storie, storie di amori impossibili, persi e ritrovati, storie di bambole e case di bambole, di feste e di  luoghi fantastici.

Questa è a grandi tratti la trama del romanzo, a grandi tratti perché “Il mare senza stelle” in realtà contiene in sé infinite storie.

Dalla trama principale, che vede appunto il giovane Zachary protagonista della sua avventura, si dipanano tutti gli altri racconti sia quelli presenti nei libri con i quali Zachary entra direttamente in contatto, sia quelli che egli incontra lungo il suo cammino, sia quelli che si celano dietro le porte che Zachary e gli altri protagonisti del racconto principale aprono o avevano aperto nel passato.

Un mondo fatto di storie e di racconti, stanze piene di libri che arrivano fino al soffitto sfidando ogni legge gravitazionale, ricordano un po’ il cimitero dei libri dimenticati del compianto Carlos Ruiz Zafón, ma quello dello scrittore spagnolo era un’immensa biblioteca, mentre il mondo nato dalla penna di Erin Morgenstern è un mondo dove le storie non restano sulle pagine, ma prendono vita e i personaggi che le popolano interagiscono tra di loro e con i protagonisti della storia principale che, in alcuni casi, sono essi stessi personaggi di quelle stesse storie svoltesi in un altro tempo e in un altro luogo.

Tantissimi sono i riferimenti alla letteratura alcuni più espliciti quando vengono menzionati autori quali Fitzgerald o Chandler, altre volte solo sottintesi come quando ci si riferisce ad esempio all’armadio delle Cronache di Narnia di Lewis o a un luogo come Gran Burrone tratto dal Signore degli Anelli di Tolkien.

Innumerevoli sono i riferimenti ad “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll che ritroviamo nella storia della bambina che cade nel mondo sotterraneo per non parlare dei richiami al Bianconiglio e così via.

“Il mare senza stelle” è un inno a tutta la letteratura, ad esempio non si può non pensare al racconto “Davanti alla legge” di Kafka quando si legge

Altri, di fronte alla porta, la lasciano indisturbata, anche se la loro curiosità è stimolata. Pensano che gli serva un permesso. Credono che la porta aspetti qualcun’altro, anche se, in realtà, sta aspettando loro.

Non sono solo i riferimenti alla letteratura a colpire il lettore, ma ci sono anche citazioni come la scritta incisa sulla fiancata della nave che solca il mare senza stelle Cercare e Trovare di vasariana memoria o il cartello sopra una porta che recita conosci te stesso e impara a soffrire, richiamo al “conosci te stesso” del tempio di Apollo di Delfi.

Numerosi sono inoltre i riferimenti alla mitologia classica come la Luna che si innamora di un uomo, un locandiere, così come la Luna si innamorò di Endimione; ma più di tutte al mito classico si rifà la storia di Tempo e Fato, lo smembramento di Fato il cui solo cuore viene salvato dal topolino coraggioso, richiama alla mente il mito di Dionisio Zagreo fatto a pezzi dai Titati e il cui cuore viene salvato da Atena e da questa riportato a Zeus.

Possiamo infine parlare delle corrispondenze tra i culti iniziatici e le prove a cui vengono sottoposti gli adepti del mondo del mare senza stelle o dello scorrere del tempo diverso tra il mondo in superficie e quello sotterraneo che molto ricorda la differenza tra Chrònos e Aiòn.

“Il mare senza stelle” è un libro piuttosto complesso e senza dubbio di non semplicissima interpretazione, tanto che al termine rimangono aperti alcuni interrogativi, ma è pur vero che come è scritto nel romanzo stesso forse le storie migliori sono

quelle che danno la sensazione di proseguire, da qualche parte, fuori dallo spazio della storia

La lettura non è agevole e a tratti è piuttosto impegnativa, non tanto per le storie che si sovrappongono le une alle altre, quanto piuttosto per la lentezza di alcuni passaggi e per le lunghe descrizioni che, per quanto utili a tratteggiare un luogo totalmente sconosciuto, tendono a rallentare e a spezzare un po’ troppo il ritmo della narrazione.

Per quanto mi sia appassionata alla trama del racconto e alle varie storie correlate, in particolare ho trovato davvero emozionanti quelle della Luna e del locandiere e quella di Tempo e Fato, non sono rimasta altrettanto affascinata dal mondo sotterraneo che personalmente ho trovato un po’ troppo claustrofobico; preferendo per natura gli spazi aperti, l’idea di questo mondo sotterraneo mi ha inquietata parecchio.

Al di là però di quelli che possono essere chiamiamoli i miei “stati di ansia”, ho trovato “Il mare senza stelle” un romanzo molto particolare e di difficile definizione.

Credo sia uno di quei romanzi che o li si ama o li si odia, ma difficilmente possono lasciare indifferente il lettore.

Il mio consiglio, quindi, può essere solo quello di non fidarvi delle opinioni espresse da altri perché mai come in questo caso il giudizio su un libro è davvero molto, molto soggettivo e solo voi, leggendolo, sarete in grado di capire se schieravi tra i suoi sostenitori o tra i suoi detrattori.

                                 

 

lunedì 27 luglio 2020

“The Witcher” (Il guardiano degli innocenti – La spada del destino) di Andrzej Sapkowski

Geralt di Rivia, il protagonista della saga nata dalla penna del polacco Andrzej Sapkowski, è uno strigo.

Il suo lavoro consiste nell’uccidere o nel rendere inoffensiva ogni tipo di creatura malvagia (vampiri, demoni, orchi, doppler e quant’altro), creature terrificanti che nessuno avrebbe mai il coraggio di affrontare.

Geralt ha un suo codice da rispettare e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è né un assassino senza scrupoli né un comune mercenario.

Come ogni strigo anche lui è stato strappato alla famiglia di origine quando era solo un bambino e, attraverso un duro e difficile addestramento, è stato trasformato in un individuo che neppure i guerrieri più forti sono in grado di battere.

Attraverso la somministrazione di erbe e pozioni Geralt di Rivia ha subito una trasformazione che lo ha mutato profondamente nell’aspetto e nello spirito.

La mutazione dovrebbe avergli interdetto ogni comune sentimento umano, ma Geralt non è come gli altri della sua specie, non solo è il più potente di tutti, ma spesso sembra provare emozioni che non dovrebbe e delle quali lui stesso è il primo a stupirsi.

La saga di The Witcher si compone di otto libri, tre libri di racconti e cinque romanzi.

Vi indico i titoli secondo l’ordine di lettura, non quello di pubblicazione:

- Il guardiano degli innocenti

- La spada del destino

- Il Sangue del Elfi

- Il tempo della guerra

- Il battesimo del fuoco

- La Torre della Rondine

- La Signora del Lago

- La stagione delle tempeste

I primi due libri sono raccolte di racconti da leggersi per primi perché propedeutici alla lettura dei romanzi dove si trovano riferimenti a fatti già accaduti e si incontrano personaggi con i quali si è già fatto precedentemente conoscenza.

Pur non amando particolarmente il genere letterario del racconto, non ho trovato alcuna difficoltà nel leggere “Il guardiano degli innocenti” e “La spada del destino”.

I racconti di Sapkowski sono molto ben strutturati e collegati tra loro; alcuni personaggi inoltre si ritrovano spesso in più di un racconto agevolando così ulteriormente la lettura ed evidenziando l’interdipendenza delle varie storie.

A tutti gli effetti questi due volumi più che una raccolta di racconti vera e propria potrebbe considerarsi come un unico romanzo dalla trama piuttosto frammentaria.

La lettura risulta molto scorrevole, il ritmo veloce e la suspense sempre molto alta.

Tra i personaggi che ricorrono più spesso nei primi due libri troviamo: Ranuncolo, il bardo amico dello strigo e Yennefer, la maga della quale Geralt sembrerebbe essere innamorato.

Ho usato volontariamente il condizionale perché Geralt per dirsi innamorato dovrebbe essere in grado di provare emozioni, ma questo non contrasta forse con la sua natura di strigo?

E poi, come ignorare la possibilità che Yennefer abbia ammaliato Geralt con le sue arti magiche?

Infine c’è la piccola Ciri, nipote della regina Calanthe, la bimba destinata fin dalla nascita a Geralt.

Lo strigo però non crede al destino: quale sarà quindi il ruolo di Ciri? Geralt dovrà ricredersi sul potere che il destino esercita sulla vita degli uomini?

Non è ovviamente mia intenzione svelarvi nulla di più perché spetta a voi scoprire la verità leggendo la storia.

Non è facile trovare una saga fantasy avvincete ed emozionante tanto da volersi impegnare a leggere molti volumi, ma The Witcher mi ha totalmente conquistata con la sua trama coinvolgente, i suoi intriganti personaggi, il suo affascinante mondo popolato di creature fantastiche e mostruose, e con i suoi numerosi e continui riferimenti alla letteratura fantasy, alla favolistica e alla mitologia.

Da questa saga, dalla quale è nato anche un videogioco, è stata ultimamente tratta anche una serie TV andata in onda su Netflix nei mesi scorsi.

Al videogioco non sono assolutamente interessata; per quanto riguarda invece la serie TV sono molto indecisa se guardare ora la prima stagione o attendere di aver terminato di leggere tutti i volumi perché dal trailer sembrerebbe discostarsi parecchio dai primi due libri che ho letto.