Il mercante Ignazio da
Toledo è morto, o almeno così pensano tutti, dopo aver sottratto all’astrologus
personale dell’Imperatore Federico II di Svevia Il Merlino, una raccolta di profezie attribuite al leggendario
personaggio.
Michele Scoto, magister della Corte di Sicilia, vuole recuperare il
manoscritto che gli è stato rubato e per farlo è disposto a tutto. L’unico in
grado di potergli garantire un valido aiuto è però il figlio del mercante, Uberto Alvarez. Così, pur di assicurarsi
la sua collaborazione, non esita a farne rapire la moglie e la figlia.
In realtà Moira e la piccola Sancha sono
all’oscuro di quel che sta accadendo intorno a loro anche perché vengono trattate da
Michele Scoto più come due gradite ospiti che come due prigioniere.
Uberto, nel frattempo, si
rende conto che non solo lo
Scoto è interessato a quel libro. Sulle tracce del prezioso manoscritto ci sono
infatti in gioco numerose forze ben più pericolose del magister tra cui la
terribile Saint-Vehme ossia il tribunale segreto, la loggia dei sicari che
nascondono i loro volti dietro a delle maschere.
A questo punto è
evidente che la protezione che Michele Scoto è in grado di offrire alla
famiglia di Uberto è ormai di vitale importanza.
“La profezia delle pagine perdute” è il quinto libro della saga dedicata alla
figura di Ignazio da Toledo nata dalla penna di Marcello Simoni.
Non esistono difficoltà
oggettive nel leggere questo romanzo senza aver letto i precedenti volumi, ma
credo che leggerli in ordine cronologico renderebbe senza dubbio più agevole la
comprensione della storia nel suo insieme.
Infatti, se è vero che non ci sono problemi a seguire lo svolgersi
della trama, resta un po’ più difficile mettere a fuoco i rapporti che legano
tra loro i vari personaggi.
Un esempio su tutti è
il rapporto tra il padre Ignazio e il figlio Uberto. Leggendo il racconto si
percepisce che nel passato tra i due ci sono state divergenze e incomprensioni,
ma non si hanno sufficienti elementi per comprenderne né la ragione né l’entità.
I personaggi sono molto numerosi e ben cateterizzati, ma tra loro affiorano
spesso figure del passato per le quali vale lo stesso discorso di cui sopra.
La trama corre su due binari paralleli: da una parte
abbiamo la storia di Uberto e della ricerca del manoscritto, dall’altra quella
di Ignazio
che, lungi dall’essere veramente morto, in compagnia del pirata Antar che lo ha
fatto prigioniero rincorre il sogno di ritrovare
l’Arca dell’Alleanza trafugata dalla Regina di Saba a Re Salomone.
Il personaggio che mi
ha affascinata di più è senza dubbio quello di Michele Scoto. Una figura misteriosa capace di incutere rispetto e
timore, ma che nasconde allo stesso tempo anche quel lato umano che non ti
aspetteresti. Senza dubbio un personaggio presente anche nei romanzi
precedenti e del quale mi sarebbe piaciuto poter avere qualche riferimento in
più soprattutto riguardo ai suoi legami con il mondo della negromanzia e dei
culti druidici.
Il romanzo di Marcello
Simoni è un giallo molto ben costruito,
ricco di colpi di scena; la scrittura scorrevole rende la lettura molto piacevole.
Esiste un finale anche
se piuttosto aperto per cui non ci resta che attendere la prossima uscita e
magari nel frattempo sfruttare il tempo per recuperare i quattro volumi
precedenti.