LA LIBRERIA DOVE TUTTO
È POSSIBILE
di Stephanie Butland
GARZANTI
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A York, nel Nord dell’Inghilterra, c’è una piccola libreria, Giro di Parole, dove i collezionisti possono
scovare prime edizioni dei loro autori preferiti e i lettori comuni possono trovare
un libro di seconda mano, un volume che sta aspettando proprio loro per dare
inizio a una seconda vita.
“Giro di Parole” è per Loveday Cardew
un luogo sicuro e accogliente, una seconda casa. Tra i vecchi libri e gli
scaffali sgangherati, la ragazza si sente protetta, i libri la conoscono e lei
conosce loro, non c’è bisogno di fingere con i libri, nulla da cui nascondersi.
Le storie appartengono ai lettori che in esse possono trovare riflessa la loro stessa vita. Loveday ha scelto per questo
di tatuarsi gli incipit dei romanzi che più
sente affini: Anna Karenina, Jane Eyre, I bambini della ferrovia…
E’ un bene per lei che ci siano i libri a ricordarle che il mondo è pieno di
storie dolorose che, almeno potenzialmente, assomigliano alla sua.
Abbandonata dalla madre naturale all’età di dieci anni, Loveday è cresciuta con una madre affidataria.
Annabel era una donna gentile e
premurosa, ma nonostante i ripetuti sforzi, non era mai riuscita nel corso
degli anni ad abbattere il muro di silenzio che Loveday, per proteggersi dal
mondo esterno, aveva costruito attorno a sé.
Appena possibile, spinta dal desiderio
di rendersi indipendente, Loveday aveva cercato un lavoro che le
permettesse di mantenersi dignitosamente.
Assunta giovanissima, quindici anni
appena, a Giro di Parole, in Archie, il suo proprietario, Loveday aveva trovato, fin da subito, un amico più che un capo vero e proprio.
Archie è un tipo eccentrico e socievole, che ama parlare con la gente e
raccontare di sé e di come sia stata movimentata la sua vita prima di acquistare la
libreria.
Loveday e Archie sono
caratterialmente agli antipodi: introversa e riservata lei, estroverso e
ciarliero lui; ma il loro sodalizio sembra aver trovato un equilibrio
perfetto anche perché gli opposti hanno il grande vantaggio di compensarsi a vicenda.
Un giorno qualcosa spezza la
tranquilla routine della vita in libreria: in negozio vengono consegnati strani
volumi.
Loveday si ritrova giorno dopo giorno a sfogliare dei libri che sono strettamente legati alla sua infanzia.
Difficile capire chi li abbia recapitati, ma pensare ad una coincidenza diventa ogni giorno più improbabile.
Chi invia questi volumi conosce Loveday,
la sua famiglia e sopratutto quel passato misterioso e doloroso dal quale lei
ha cercato in tutti i modi di fuggire.
Loveday sarà così costretta a fare i conti con quanto ha sempre cercato di
dimenticare e dovrà trovare il coraggio di affrontare quanto accaduto nella sua
infanzia, se vorrà essere finalmente libera di vivere la sua vita.
Il libro di Sthephanie Butland è una
lettura piacevole, una storia che riesce a catturare l’attenzione del lettore
fin dalle prime pagine; personalmente l’ho letto tutto d’un fiato in un sol
giorno, cosa che non sarebbe stata assolutamente possibile, se il romanzo non
mi avesse profondamente coinvolta.
La scrittura è scorrevole, veloce e il
ritmo serrato.
La narrazione del presente si
intreccia con il racconto degli eventi passati.
Due sono le finestre aperte su quanto accaduto precedentemente nella vita di
Loveday: da una parte il racconto della breve e incresciosa storia sentimentale
con Rob, un uomo conosciuto in libreria, dall’altra il racconto dell’infanzia
di Loveday, che svela al lettore il mistero sulla sua famiglia.
La fluidità della narrazione,
nonostante questa si svolga attraverso continui salti temporali, non ne risente
minimamente e, contrariamente a quanto spesso accade in questi casi, non
confonde per nulla il lettore che ne rimane anzi piacevolmente coinvolto.
I personaggi che animano la storia
sono tutti ben caratterizzati psicologicamente.
Ognuno di loro è parte integrante della narrazione in quanto elemento di ausilio
all’economia della trama.
Loveday è un personaggio che incanta
il lettore il quale viene conquistato dalle sue contraddizioni.
E’ una ragazza forte e determinata,
ma allo stesso tempo fragile e insicura.
Gli eventi tragici del suo passato l’hanno segnata profondamente e, sebbene
possieda un carattere indipendente, non è facile per lei riuscire a mantenere quel
distacco nei confronti del prossimo che tanto si impone di provare.
La sua scarsa fiducia in se stessa la
frena nei rapporti con gli altri, facendola apparire distante, ma la sua è solo
una maschera.
Annabel prima e Archie dopo di lei, hanno provato a perforare la corazza di
Loveday: Annabel ha fallito miseramente, Archie ha invece riportato una
vittoria ma solo parziale.
Spetterà a Nathan, con i suoi tratti da troppo
bello per essere vero, riuscire a fare breccia nel cuore di Loveday.
Nathan è un bel ragazzo, dolce, premuroso, comprensivo, non fa domande, è un
poeta e un mago, ma anche lui come tutti nasconde un suo lato misterioso.
Tutti i personaggi portano con sé qualcosa
che li ha emotivamente segnati: Rob, Nathan, Melodie, Loveday, Archie, ognuno
di loro deve fare i conti con il proprio passato, le proprie debolezze, le
proprie insicurezze.
Qualcuno, come Nathan, ha trovato la forza per rialzarsi, altri invece, come
Rob, non ce l’hanno fatta.
C’è una citazione che spesso troviamo in rete, una frase dall’attribuzione incerta
(forse di Platone o Filone di Alessandria, forse di Ian Maclaren, certamente
citata da Carlo Mazzacurati) che si adatta perfettamente ai personaggi di
questo libro, quella frase è un invito affinché ciascuno di noi si ricordi di cercare
di essere sempre gentile con chiunque si incontri perché ogni uomo sta
combattendo una battaglia di cui non sappiamo nulla.
“La libreria dove tutto è possibile” è un
romanzo che crede nel potere terapeutico e salvifico dei libri, è una vera
dichiarazione d’amore nei loro confronti.
Come diceva Montesquieu “non ho mai provato un dolore che un'ora di lettura
non sia riuscita a far svanire”.