STORIA DI UNA LADRA DI
LIBRI
di Markus Zusak
FRASSINELLI
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Vi
svelo subito una curiosità sul titolo di questo libro. Non tutti sono a
conoscenza del fatto che questo romanzo, il cui titolo originale è “The Book Thief”, in realtà era già
stato pubblicato nel 2007 da Frassinelli con il titolo “La bambina che salvava i libri”.
A
febbraio del 2014, in
occasione dell’imminente uscita del film tratto dal romanzo, la casa editrice
ha deciso di ristampare il libro proprio con il titolo del film ovvero “Storia di una ladra di libri”, titolo
tra l’altro molto più vicino all’originale.
Il
romanzo è ambientato a Molching, un paese vicino a Monaco. La vicenda si svolge tra il 1939 e il 1943. Siamo nella Germania
nazista, è l’epoca dell’antisemitismo, delle persecuzioni e dei campi di
concentramento, l’epoca della seconda guerra mondiale, della paura dei
bombardamenti e dei deliri di onnipotenza del Fuhrer.
Io narrante della storia è la Morte in persona, che sin dalle prime pagine presentandosi al lettore
lo invita a fidarsi perché lei sa essere allegra, amabile persino affettuosa,
può avere un sacco di qualità, anche se non potrà mai essere bella.
Per
questo motivo, per distrarsi, osserva i
colori e a volte cerca delle belle storie da raccontare, storie che possano
dimostra che l’esistenza degli uomini vale la pena di essere vissuta.
La
storia di Liesel Meminger, la ladra di libri, è proprio una di queste.
Liesel ha appena nove anni quando la madre, per motivi
politici e problemi economici, è costretta a darla in affidamento. La bambina viene affidata ad una coppia di Molching, i
coniugi Hubermann.
Liesel
stringe quasi immediatamente un forte legale con il padre adottivo. Hans Hubermann è una persona di grande
valore. Nonostante all’apparenza sembri un uomo insignificante, Hans è invece un
uomo dotato di grande umanità e sensibilità.
La
moglie Rosa, apparentemente burbera e volgare, in un primo momento sembra non
riuscire ad entrare in sintonia con Liesel, ma ben presto anche lei non potrà
fare a meno di affezionarsi alla piccola.
Rosa Hubermann è in verità una buona madre e una brava donna che
non esita un secondo a dare tutto il suo sostegno al marito in ogni occasione
persino quando questi deciderà di nascondere l’ebreo Max Vandenburg nella loro cantina mettendo in pericolo tutta la
famiglia. Rosa è una donna in gamba che sa dare il meglio di sé nei momenti
critici.
Liesel
non sa leggere e per questo motivo viene presa in giro dai compagni di scuola, da
tutti tranne che dal suo più caro amico Rudy
Steiner, il suo vicino di casa.
Ma
Liesel ama i libri e le parole scritte
più di ogni altra cosa e così, grazie all’aiuto del padre, esercitandosi
giorno dopo giorno non solo impara a leggere ma diventa un’eccellente lettrice.
La storia di Liesel è scandita dai suoi
libri. Ogni libro rubato dalla ladra di libri ha una sua storia ed è legato ad
un particolare ricordo della sua giovane vita.
Tutto
ha inizio al cimitero quando viene sepolto il fratellino di Liesel e lei raccoglie
da terra, nella neve, il suo primo
volume: “Il manuale del necroforo”.
Ebbene
quel libro ha per la bimba due importanti significati, che nulla hanno a che
vedere ovviamente con il testo. Quel libro porta con sé il ricordo dell’ultima
volta in cui la piccola ha visto due persone a lei molto care: il fratello e la
madre.
Da
quel momento Liesel metterà insieme una
sua piccolissima biblioteca fino al
giorno in cui sarà in grado di scrivere lei stessa un suo libro, il diario a cui affidare i suoi ricordi e la storia delle persone a lei vicine.
“Storia
di una ladra di libri” è un romanzo toccante e coinvolgente. Un romanzo che
commuove il lettore fin dalla prima pagina.
I personaggi sono talmente veri che il
lettore non può fare a meno di appassionarsi alle loro storie, di piangere e
gioire con loro.
Ci
sono pagine terribilmente crude come la descrizione della sfilata degli ebrei
condotti al campo di concentramento di Dachau e altre, che pur nella loro
tristezza, raggiungono i più alti livelli di poesia.
Impossibile
non soffermarsi a rileggere passi come gli auguri di Natale di Max Vandenburg a
Liesel:
“A volte vorrei che tutto questo
finisse, ma poi tu scendi in cantina con un pupazzo di neve tra le mani”.
Il
mondo di “Storia di una ladra di libri” è un mondo dove bene e male, giusto e sbagliato non
hanno confini netti, un mondo dove ogni giorno si combatte una battaglia per
capire se sia meglio fare il proprio dovere di tedeschi o seguire la propria
coscienza.
Un mondo dove le parole possono salvare
una vita, dare conforto o al contrario se, usate in modo sbagliato, portare la
morte.
Il
romanzo di Markus Zusak è un romanzo che parla al cuore delle persone, è un romanzo che parla di odio e paura, di
amore e amicizia, di lealtà e riconoscenza.
Ho
fatto una corsa contro il tempo per riuscire a finire il libro prima
dell’uscita del film nelle sale italiane, ma dopo aver letto il romanzo non
sono più così entusiasta di andare al cinema nonostante il film vanti
interpreti di eccellenza del calibro del premio Oscar Geoffrey Rush e di Emily
Watson.
Il
libro è talmente perfetto nella scelta delle parole, così originale con le sue
storie nella storia e con le sue illustrazioni che credo sia legittimo avere il
dubbio che il film possa in qualche modo danneggiare quelle emozioni e quelle
sensazioni che la lettura ha saputo regalare al lettore.