Il libro dovrebbe
essere il primo volume di una collana dedicata agli studi e alle scoperte sulla
famiglia Medici. Dico dovrebbe perché
in realtà le mie ricerche in rete per adesso non hanno prodotto alcun risultato sulla
pubblicazione di ulteriori volumi dell’opera.
La collana si
prefiggeva come scopo quello di rendere noti i dati scientifici, storici e
storico artistici che sarebbero emersi nel corso degli studi legati al Progetto
Medici. Un progetto che prese avvio nel 2004 con lo scopo principale di effettuare una ricognizione sui resti del ramo
Granducale della famiglia partendo da Cosimo I fino ad arrivare all’ultimo
esponente Gian Gastone.
Questo volume è la
prima pubblicazione istituzionale su quanto emerso dalle prime ricerche
effettuate dall’Università di Firenze, dall’Università di Pisa e dalla Soprintendenza
affiancate dall’Opificio delle Pietre Dure, dall’Opera Medicea Laurenziana, dalla
Parrocchia di San Lorenzo e da numerosi altri istituti di ricerca.
Il libro fu pubblicato nel 2008 in occasione della mostra ospitata nella
Cappella dei Principi dedicata alla contraddittoria figura di Gian
Gastone; in questa occasione venne anche esposto per la prima volta il piccolo corredo
funebre rinvenuto nella sepoltura dell’ultimo Granduca Medici.
Contrariamente all’idea
iniziale di seguire l’ordine cronologico per le esumazioni, fu
scelto di esumare per primo il corpo di Gian Gastone. Infatti, mentre le
altre famiglie erano state esumate negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento,
la sepoltura di Gian Gastone non era stata più visitata dall’anno 1857. L’intervento
si rendeva quindi prioritario soprattutto per i danni che senza dubbio, come fu
subito chiaro all’apertura dell’ipogeo, erano seguiti all’inondazione dell’Arno
del 1966.
Nel libro diversi saggi
sono dedicati proprio a come si è
operato per il recupero dei materiali, quali difficoltà si sono incontrate nel
corso delle indagini e quali sono state le misure adottate per mettere in
sicurezza il sito.
Alcuni saggi sono dedicati
al ritrovamento e al restauro del corredo funerario altri alle indagini radiodiagnostiche effettuate sui
resti di Gian Gastone. Tali indagini hanno evidenziato alcune patologie la
cui sintomatologia potrebbe confermare alcuni disturbi di cui la cronaca dell’epoca
ci ha lasciato memoria.
Molto interessante è il
saggio di Franco Ugo Rollo in cui si vuole
verificare attraverso la tecnica di sovrapposizione cranio-facciale la
somiglianza dei ritratti di Gian Gastone giunti sino a noi con il suo vero
volto.
I primi due saggi del
volume sono dedicati invece alla storia di Gian Gastone.
Il primo, scritto da
Giovan Battista de’ Medici di Toscana (Principe di Ottajano, Duca di Sarno),
come si evince dal titolo stesso “Due
matrimoni sbagliati”, indaga su quanto abbiano influito negativamente sulla
personalità di Gian Gastone la figura inesistente della madre Marguerite Louise
d’Orléans e quella della moglie Anna Maria Franzisca di Saxe Lavemburg, vedova
del principe Filippo di Neuburg. Una politica matrimoniale quella franco-fiorentina
che si rivelò deleteria per la dinastia medicea.
Il secondo saggio del
volume molto più articolato ad opera di Patrizia
Urbani racconta la vita dell’ultimo Granduca della famiglia Medici cercando di
indagarne la complessa psicologia e,
attraverso quanto emerso proprio dagli ultimi studi e indagini, comprendere quanto ci sia di vero sugli
eccessi di cui fu accusato Gian Gastone e quanto invece sia dovuto ad una falsa
propaganda lorenese per cercare di legittimare la propria posizione come
successori.
Patrizia Urbani ci
racconta di un Gian Gastone che senza dubbio fu soggetto fin da giovane a crisi
depressive, un giovane dal carattere
introverso che mal si adattò alla rigida etichetta di Palazzo Pitti e al
cerimoniale di corte.
Gian Gastone rimase schiacciato dal peso delle proprie responsabilità e non resse la tensione di dover dare per forza un erede alla dinastia. Patrizia Urbani non esclude inoltre che la sua misoginia potesse derivare sia dall’abbandono materno in giovane età sia dal pessimo rapporto che ebbe con la moglie. Non possiamo dimenticare che gli eccessi nel gioco e nel bere di Gian Gastone si manifestarono come diretta conseguenza dell’afflizione matrimoniale, un modo di evadere dalla gabbia a cui la politica paterna lo aveva condannato.
Se negli ultimi anni della sua
vita vi furono eccessi di altro tipo le indagini non escludono che potessero
essere causate da una malattia degenerativa forse causata anch’essa dall’eccesso
di alcol e dall’intensificarsi delle crisi depressive. Non va però dimenticato
che i racconti di coloro che
incontrarono Gian Gastone alle corti europee lo descrivevano sempre come un
principe che sapeva ben comportarsi, elegante e piacevole, tanto che lo
stesso Cosimo III ricorreva spesso alle grandi doti da mediatore del suo figlio
cadetto.
Gian Gastone era un uomo colto, nonostante fosse il
secondogenito aveva ricevuto un’istruzione di prim’ordine, era un principe filosofo, amante delle arti,
curioso e dalle maniere squisite la cui immagine venne purtroppo cancellata da
quella di dissoluto e vizioso con la quale la cronaca lo ha fatto poi passare
alla storia.
Il libro è corredato da un’amplia documentazione
fotografica sia relativamente all’iconografia del Granduca e non solo sia come
supporto esplicativo delle varie fasi degli studi (indagine del sito, indagini
radiodiagnostiche, salvaguardia dei materiali e relativo restauro).
Non è facile riassumere
questo libro in poche righe in quanto si tratta di una ricca raccolta di saggi molto approfonditi e ben strutturati.
Il mio giudizio potrebbe
essere un po’ offuscato vuoi perché mi sono appassionata da tempo alla figura
di Gian Gastone de’ Medici vuoi perché da laureata in archeologia la materia
trattata mi è piuttosto familiare, ma credo che la lettura possa essere
affrontata tranquillamente e interessare tutti nonostante all’apparenza alcuni
aspetti trattati possano sembrare ostici per i non addetti ai lavori.
Un libro vivamente consigliato a chiunque voglia approfondire le sue conoscenze su, come recita la dedica del volume:
GIOVAN GASTON DE’
MEDICI
PRINCIPE DI GRAN MENTE
DI SOMMA AFFABILITÀ
E DI UNA VOLONTÀ TUTTA
INCLINATA
AL PUBBLICO BENE