sabato 30 marzo 2013

Beatrix Potter (Londra 1866 – Sawrey 1943)


Ho pensato che per farvi gli auguri di Buona Pasqua il modo migliore fosse quello di raccontarvi la vita di una celebre illustratrice, scrittrice e naturalista inglese, famosa soprattutto grazie ai suoi libri per bambini. Sto parlando ovviamente di Beatrix Potter che tutti ricorderete per il racconto di Peter Rabbit conosciuto qui in Italia come Peter Coniglio.

Beatrix Potter nacque nel 1866 da genitori che disponevano di rendite ereditate dai loro genitori. La famiglia della scrittrice era quindi una tipica famiglia benestante di epoca vittoriana: il padre, avvocato, raramente esercitava la sua professione e preferiva trascorrere il tempo nei circoli esclusivi, mentre la madre era impegnata nel fare visite e  nel ricevere ospiti.
Betarix Potter fu allevata insieme al fratello Bertram, di sei anni più giovane, in un’atmosfera ovattata, dalle baby sitter e dalle governanti.
Non frequentò la scuola e la sua educazione fu delegata a delle istitutrici. Più tardi uno zio tentò di farla accedere come studente presso i Royal Botanic Gardens di Kew, ma fu respinta in quanto donna. Da bambina la scrittrice non ebbe alcuna possibilità di frequentare i suoi coetanei e i suoi unici compagni furono quindi i piccoli animali che teneva nello studio.
Per tre mesi all’anno, durante l’estate, il padre affittava una casa in campagna dapprima in Scozia e successivamente nel Lake District. Proprio qui Beatrix Potter ebbe la possibilità di osservare il mondo della natura e gli animali di cui amava studiare i comportamenti e fare schizzi.
La passione per la natura, per il mondo animale e per la pittura (soprattutto l’acquerello) furono il leitmotiv della sua vita fin dall’infanzia.
La carriera di Beatrix Potter come artista e scrittrice ebbe inizio nel 1902, anno in cui fu pubblicato il suo primo racconto “La storia di Peter Coniglio” grazie alla Frederick Warne & Co.
Si fidanzò segretamente con il suo editore Norman Warne nonostante l’opposizione dei suoi genitori i quali non potevano approvare che la figlia spossasse un uomo che lavorava per vivere. Lei decise di sposarlo ugualmente, ma purtroppo il giovane morì qualche mese prima del matrimonio a causa di un’anemia perniciosa.
La  Potter era un’anima libera e possedeva un’invidiabile determinazione. Grazie alla sua fervida e prorompente fantasia scrisse in media due libri all’anno fino al 1910. Protagonisti dei racconti erano conigli, anatre, topolini, maialini, scoiattoli…tutti antropomorfizzati.
Il denaro che guadagnava con le sue pubblicazioni, le consentì una certa indipendenza economica e nel 1905 comprò la sua prima proprietà nel Lake Disctrict, la fattoria di Hill Top nel villaggio di Sawrey. Nel 1913 sposò il suo avvocato, William Heelis e fissò definitivamente la sua residenza a Sawrey. Quando fu costretta a mettere da parte la scrittura per problemi di vista iniziò a dedicarsi all’agricoltura, all’allevamento delle pecore ed all’acquisto di terreni nella campagna del Lake Districk. Alla sua morte avvenuta nel 1943 lasciò alla nazione, e più precisamente al National Trust, più di quattromila acri di terra e quindici fattorie.
Fu una donna straordinaria, caparbia e piena di senso intuitivo, dotata di un grande talento letterario e artistico. I suoi libri in tutti questi anni non hanno mai perso popolarità e oggi le sue opere sono vendute in milioni di copie e tradotte in trenta lingue.
Verso la fine della sua vita scrisse:

Se mai ho dato un contributo, anche piccolo, per insegnare ai bambini ad apprezzare piaceri semplici e onesti, allora qualcosa di buono l’ho fatto.

Nel 2006 è stato realizzato un film intitolato “Miss Potter” in cui la scrittrice era interpretata da Renèe Zellweger mentre la parte dell’editore Norman Warne era stata affidata ad Ewan McGregor. La critica l’ha definito un po’ troppo lezioso e noioso, un film dal sapore di un’occasione mancata… Non credo sia un capolavoro del cinema ed è vero che a volte è  forse un po’ troppo lento ma nell’insieme l’ho trovato un film interessante, belli i costumi, bella la scenografia e simpatica l’idea dell’animazione dei disegni.


Tantissime sono le edizioni dei racconti di Beatrix Potter in lingua italiana, di tutti i tipi e formati, ma quello che consiglierei, perché più completo, è “Il mondo di Beatrix Potter” edito da Sperling & Kupfer.
Questo volume riunisce, infatti, tutti i 23 racconti in versione integrale e le poesie, accompagnati dalle illustrazioni originali a colori e in bianco e nero. Le storie sono presentate nella sequenza in cui furono pubblicate e, poiché spesso traggono spunti da persone, luoghi e animali reali,  sono tutte precedute da una brevissima nota introduttiva. Da segnalare inoltre che questa edizione comprende quattro storie inedite: “Tre topolini”, “La vecchia gatta infida”, La volpe e la cicogna” e “La festa di Natale dei conigli”.






domenica 17 marzo 2013

“Stil Novo” di Matteo Renzi


Devo ammettere che sono stata a lungo indecisa se scrivere o no un post su questo libro. Il dubbio nasceva dal fatto che commentare un libro scritto da Renzi, soprattutto in questo momento, potesse essere considerato come una dichiarazione di apparenza ad uno schieramento politico preciso.  In realtà il mio incontro con questo testo è stato piuttosto casuale. Ero in libreria quando, passando davanti allo scaffale dei libri di attualità, sono stata colpita dal titolo “Stil Novo” e così, nonostante il mio marcato scetticismo per la classe politica in generale, ho deciso di seguire il mio istinto e ne ho comprato una copia. Risultato? Ho letto il libro in un giorno. Ammetto che si tratta di un volume di meno di 200 pagine, ma chi legge sa che se una lettura non è avvincente anche un libretto di poche pagine può diventare un mattone. Per dovere di cronaca bisogna ammettere che se un libro è alla quinta edizione a meno di un anno dalla sua prima pubblicazione qualche messaggio positivo dovrà pur trasmetterlo…
Come recita il sottotitolo “la rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter” il libro non vuole essere un testo di storia tout court ma piuttosto vuole, attraverso la storia di Firenze, scoprire differenze e similitudini con il mondo contemporaneo e nel contempo ricercare proprio nei fatti del passato degli spunti per affrontare il presente perché “le impronte del passato servono a indirizzare il cammino futuro. Una città non è un ammasso casuale di pietre. Ha un’anima che parla e va ascoltata”.
Lo ammetto non sarà un’idea originale ma Renzi in questo libro è riuscito a bilanciare bene il racconto storico con il suo pensiero politico. Pensiero che, visto il suo ruolo di esponente di partito e sindaco di Firenze, è inevitabile venga espresso. Renzi l’ha fatto però in maniera molto delicata, per nulla forzata, con una giusta carica di ironia e attraverso una scrittura asciutta e diretta.
Devo essere sincera, il fatto che le cose che ho letto, mi abbiamo trovato quasi sempre d’accordo non gioca a favore della mia obiettività sul libro, ma concedetemi che non si trova tutti i giorni un politico che parli in modo diretto e appassionato di cultura, letteratura, pittura, biblioteche, teatro, istruzione, “ambientalismo senza paraocchi ideologico” e perché no anche di bellezza che non è quella della farfallina di Belen ma quella dei monumenti e dell’arte. Forse quello che colpisce di più è proprio la passione, non solo la passione per la politica ma anche l’amore per la propria città, per la propria terra, per le proprie radici. Poco importa quindi se quando nelle ultime pagine del libro descrivendo gli affreschi del suo ufficio a Palazzo Vecchio (la sala di Clemente VII) scrive “Alla mia destra c'è La Battaglia di Gavinana, il quartiere che nel 1530, diventa teatro dello scontro tra le forze della Repubblica e quelle di Carlo V che tenta di riportare i Medici in città" confondendo il piccolo centro sulla montagna pistoiese teatro dello scontro con l’omonimo quartiere Gavinana di Firenze. La mia domanda è: quanti politici conoscete che con uffici in palazzi storici ne conoscono la storia o si interessano ad essa? Con questo non voglio giustificare l’imprecisione…
Però una cosa la devo dire, se non altro per quel campanilismo che tanto contraddistingue anche i Toscani, va bene che Firenze sia stata una città così importante nel passato, ma concedetemi che se il capoluogo Toscano aveva il fiorino a Genova avevamo il genovino con potere d’acquisto non inferiore, se Amerigo Vespucci ha dato il nome all’America è pure vero che il nuovo mondo è stato scoperto da un genovese che rispondeva al nome di Cristoforo Colombo, se è vero che Firenze ha inventato le banche, il sistema bancario moderno è nato nel 1406 a Genova con il Banco di San Giorgio e potrei andare avanti così per ore…
Il punto è che come l’autore scrive nelle prime pagine spiegando il valore e lo scopo della bellezza “il discorso vale ovviamente anche per le altre città, quello scrigno prezioso di relazioni umane, di vicende esemplari, di monumenti artistici, di ingegni creativi che fanno del nostro Paese qualcosa di più che un semplice ammasso di codici fiscali”.
Qualche giorno fa sono stata ad un incontro presso il Teatro Stabile di Genova dove tra gli ospiti era presente Alessandro Gassman. Parlando di tagli alla cultura, al teatro e affini esponeva l’idea che si debba credere fermamente che la cultura vada aiutata non solo per sostenere lo spirito ma perché in grado di creare anche nuovi posti di lavoro. Il fatto che il teatro, nonostante la crisi economica, fosse comunque tutto esaurito era un chiaro segnale da parte delle persone di voler vivere e coltivare le proprie passioni. Gassman sosteneva che proprio finché ci saranno persone mosse dalla passione, sebbene si stia attraversando un periodo buio, potrà esserci la speranza per un futuro migliore.
Anche Renzi in “Stil Novo” sostiene l’idea che non sia vero che con la cultura non si mangi e crede fortemente che proprio attraverso di essa si possano creare nuovi posti di lavoro e nuova ricchezza. Nonostante mi spaventi un po’ l’idea che il “marketing” possa prendere il sopravvento, sono d’accordo con questa visione delle cose perché penso che alla fine se non troveremo, e presto, un modo per salvaguardare il nostro patrimonio artistico e culturale perderemo tutto.  Forse ha ragione Renzi quando scrive che bisogna avere coraggio perché “il passato ci dà valori e suggerimenti splendidi, ma le idee, i metodi, le persone debbono rinnovarsi se non vogliono vivere di perdente nostalgia”.







domenica 10 marzo 2013

“Shakespeare” di Giorgio Melchiori


Prima di parlarvi di questo volume, vorrei davi qualche informazione riguardo al suo autore che fu uno degli studiosi più importanti di Shakespeare.

Giorgio Melchiori (1920 - 2009) fu insegnante di letteratura inglese all’università di Torino, presso La Sapienza di Roma e negli ultimi anni presso l’Università Roma Tre.  Allievo di Mario Praz, fu studioso e ricercatore principalmente di Shakespeare e di tutta la letteratura del periodo elisabettiano, ma non tralasciò di analizzare anche la letteratura e la poesia delle epoche successive sino al Novecento. Fu insignito negli anni di numerose onorificenze nazionali ed internazionali. Fu socio corrispondente della British Accademy e dell’Accademia delle Scienze di Torino nonché socio nazionale dell’Accademia dei Lincei.
Melchiori ci ha lasciato una numerosa quantità di saggi, traduzioni, recensioni tutti di notevole qualità ed interesse.

“Shakespeare – genesi e struttura delle opere” (Biblioteca Storica Laterza, pp. 683 – € 25,00) è un testo completo in cui Melchiori analizza una per una tutte le quaranta opere del più grande drammaturgo di tutti i tempi inquadrandole non solo nel preciso contesto storico, ma analizzandone ogni particolare per poterne così ricostruire il processo creativo.

Il volume inizia con un esaustivo ed interessassimo capitolo introduttivo dal titolo “Shakespeare e il mestiere del teatro” in cui Melchiori spiega cosa significasse essere uomo di teatro nell’epoca elisabettiana (Elisabetta I regna fino al 1603) e in quella giacomiana (Giacomo I regna da 1603 al 1625). L’introduzione presenta un’ampia spiegazione della differenza tra il teatro, espressione del mondo letterario e dei circoli studenteschi, ed il teatro pubblico, la cui funzione equivaleva a grandi linee a quella dei moderni mass-media. Ritroviamo inoltre, sempre in questa parte introduttiva, diverse pagine dedicate alla storia dei teatri e delle compagnie oltre che alla descrizione della struttura del teatro in epoca elisabettiana ed al ruolo degli editori nel tramandare le opere teatrali. Davvero rilevanti e di grande interesse sono poi le notizie storiche relative alla Guerra delle due Rose, che vide contrapporsi gli York ed i Lancaster, all’avvento della dinastia Tudor, al regno di Elisabetta I ed alle problematiche legate alla successione di quest’ultima mancando la stessa di eredi diretti. Proprio da qui nasceva il compito di Shakespeare di legittimare, attraverso i suoi drammi storici, la dinastia Tudor riuscendo a districarsi in un ambiente condizionato fortemente dai mutevoli scenari politici e dalle interferenze di una censura sempre attenta e vigile.
Il volume, seguendo un criterio cronologico, è diviso in cinque parti:
-          Il primo Shakespeare: da collaboratore a drammaturgo 1588 -1594
-          Intermezzo: le opere non drammatiche
-          I Chamberlain’s Men 1594 - 1603
-          I King’s Men 1603 - 1608
-          Il Blackfriars 1608 - 1616

Melchiori per ogni singola opera ci informa sulle date reali o presunte di composizione del testo, sulle fonti alle quali Shakespeare ha fatto riferimento, analizza approfonditamente la trama ed i personaggi e conclude con un attento esame della struttura drammaturgica del testo.
 “Shakespeare” è davvero un testo fondamentale per chiunque voglia approfondire e conoscere l’opera del drammaturgo. Il libro è a tutti gli effetti un manuale e pertanto, se si decide di leggerlo tutto d’un fiato, bisogna essere davvero motivati. Non è di facile lettura e a volte può risultare troppo impegnativo. Non lo si può certamente definire una lettura scorrevole, ma è davvero un testo molto valido e completo che ritengo non dovrebbe assolutamente mancare nella libreria di tutti coloro che, come me, sono innamorati del Grande Bardo.
Se proprio devo trovargli un difetto, a voler proprio essere pignoli, forse avrei inserito qualche estratto in più delle opere di Shakespeare così da rendere le spiegazioni più chiare ed immediate. Inoltre se deciderete di leggere singolarmente i testi di Shakespeare, potrete benissimo utilizzare questo manuale come commento all’opera scelta.