CANONE INVERSO
di
Paolo
Maurensig
MONDADORI
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Filo
conduttore della storia è un antico
violino del Seicento opera del famoso liutaio Jakob Stainer.
La particolarità
di questo strumento è una testina
antropomorfa intagliata sul cavigliere al posto della chiocciola tradizionale.
Il violino viene acquistato ad un’asta
di strumenti musicali di Christie’s da un ricco e distinto signore.
Il giorno successivo all'acquisto lo strumento viene consegnato al nuovo proprietario nell'hotel dove questi è alloggiato e dove qualche ora dopo si presenta un uomo che dice di essere uno scrittore intenzionato ad acquistare il violino.
La
motivazione addotta come giustificazione per una tale insolita richiesta è che
lo strumento sarebbe stato per lui l’unica prova della veridicità di una storia
singolare raccontatagli l’anno prima da un uomo conosciuto per caso.
Lo scrittore inizia il suo racconto.
Una sera in un’osteria viennese aveva assistito alla performance di un artista di strada dal talento straordinario, questi, che si
sarebbe poi presentato con il nome di Jenő Varga,
quel giorno aveva eseguito su sua richiesta un pezzo difficilissimo per
qualunque violinista, la Ciaccona
di J.S. Bach, e lo aveva eseguito in modo oltremodo impeccabile.
Il giorno
successivo all'incontro, lo scrittore che si trovava a Vienna per le
celebrazioni del trecentesimo anno della nascita di Bach, aveva deciso che
doveva assolutamente saperne di più su quello strano personaggio e così si era
messo alla ricerca dell’uomo che ovviamente, solo per puro caso, era stato in grado di
ritrovare.
Il violinista iniziò su richiesta dello
scrittore a raccontare la sua storia.
Jenő Varga era originario di
Nagyret, un paese
dell’Ungheria al confine con l’Austria e la Slovenia.
Figlio naturale, viveva solo con la
madre; del padre non conosceva neppure il nome
anche se in età adulta avrebbe avuto poi modo di farsi un’idea della sua
identità.
L’unico ricordo che gli rimaneva di quel
genitore mai conosciuto era un violino.
La madre di Jenő era
una bella donna e quando lui era ancora piccolo si era sposata con il suo
datore di lavoro, un uomo piuttosto ordinario, ma di buon cuore.
L’uomo si
era preso cura del bambino come se fosse stato suo figlio, ma Jenő non riusciva
a vedere in lui il padre che non aveva mai conosciuto.
Jenő sentiva
di non avere nulla in comune con quell'uomo rozzo, mentre la musica faceva
parte di lui ed il suono del violino lo faceva entrare in contatto con il suo
vero padre ovunque egli fosse.
Aveva iniziato dapprima a studiare come
autodidatta, la musica sgorgava da lui come per magia, poi gli era stato
permesso di prendere lezioni.
Jenő Varga era un talento non comune e presto aveva vinto una borsa di studio che lo aveva
portato a studiare nella più prestigiosa scuola di musica.
Il Collegium Musicum, contrariamente a
quanto ci si potesse aspettare, era un ambiente malsano dove insegnanti gretti
e meschini mettevano a dura prova la resistenza psicologica dei loro allievi.
Tra quelle
mura fredde ogni rapporto umano era bandito e la competizione regnava sovrana, ma
nonostante questo un giorno in quel
terribile luogo Jenő aveva fatto la
conoscenza di Kuno Blau, il suo primo ed unico amico.
Kuno e Jenő erano
entrambi violisti eccellenti, ma mentre
il primo era un barone, un aristocratico, l’altro era semplicemente un figlio
del popolo.
Una volta
diplomati, Kuno invita l’amico a passare qualche tempo nel suo castello, ansioso
di presentargli la sua blasonata famiglia.
Jenő decide di accettare, ma ben
presto si accorgerà che Kuno è una persona molto diversa da quella conosciuta
in collegio .
La famiglia
Blau nasconde molti segreti, molti dei
quali inconfessabili riguardano proprio la vita di Jenő.
Nonostante
“Canone inverso” sia un romanzo molto breve, sono solo 150 pagine, la storia è
molto intensa e la narrazione piuttosto complicata, abbiamo infatti tre diversi narratori: l’acquirente del
violino, lo scrittore e l’artista di strada.
“Canone
inverso “ è una storia avvincente e appassionante che si svolge nella metà
degli anni ’80 ma che grazie a continui flashback ci riporta continuamente indietro negli anni ’30.
Jenő Varga è il virtuoso che vive
per la sua arte, insegue il suo sogno
senza curarsi della sofferenza che provoca nelle persone a lui vicine, la madre
ed il patrigno in primis.
La musica è
la sua passione, ma questa passione lo consuma tanto da costringerlo addirittura
a dover abbandonare il suo strumento per qualche tempo onde evitare di mettere irrimediabilmente
a repentaglio la sua salute fisica e
mentale.
L’amore per Sophia e l’amore per la
musica sono per certi versi due facce della stessa medaglia.
Per Jenő
Sophie Hirschbaum è la personificazione
della musica stessa, si innamora di lei da bambino ancora prima di vederla,
si innamora di lei semplicemente ascoltandola suonare attraverso le assi del
pavimento e da quel momento ne fa la sua musa.
Jenő Varga prova invidia nei confronti
di Kuno, vorrebbe
potersi vantare come l’amico dei propri antenati, ma a lui tutto questo è
precluso; allo stesso tempo però Kuno
mostra insofferenza nei confronti dell’amico perché in cuor suo non può che riconoscerne la superiorità, sa
che la sua tecnica mai potrà competere con il talento innato di Jenő.
La trama del
romanzo è indubbiamente coinvolgente ed intensa anche se il triplice piano narrativo non facilita sempre
la fluidità del racconto e crea qualche problema di comprensione soprattutto nel
finale laddove uno straordinario quanto inaspettato
colpo di scena attende il lettore.
L’autore
dimostra una capacità eccezionale nel saper indagare e descrivere la
complessità dell’animo umano nelle sue molteplici sfaccettature.
Avventura, introspezione psicologica,
mistero, passione sono solo alcuni degli
ingredienti di questo romanzo che sa toccare le corde del cuore.
Da questo
romanzo è stato liberamente tratto nel 2000 un film pluripremiato intitolato
“Canone inverso. Making Love” per la
regia di Ricky Tognazzi.
Un film
bellissimo, assolutamente da vedere, anche se la trama, soprattutto per quanto
riguarda la storia d’amore, si discosta
tantissimo da quella del romanzo.
Ho apprezzato in egual misura il libro ed il film, ognuno di loro a suo modo riesce a coinvolgere ed emozionare il lettore e lo spettatore come solo le grandi storie
hanno la capacità di fare.
Tra i vari
premi ricevuti dal film assolutamente da ricordare l'assegnazione del David di Donatello per la straordinaria colonna sonora di Ennio
Morricone.