Paul, giovane esponente
della famiglia Botsch, è cresciuto a Firenze dove, grazie alla cospicua fortuna
della sua famiglia, ha potuto studiare all’Università.
Qui ancora giovanissimo
viene scelto dal Granduca di Toscana come precettore
per la bella e intelligente Claudia de’ Medici.
Un giorno, complice
anche una dissertazione sul V canto della Divina Commedia, tra i due giovani divampa
la passione. Un amore proibito come
quello di Paolo e Francesca ai quali entrambi non sono in grado di resistere.
Presto Claudia però è
costretta a lasciare Firenze. Per lei, infatti, è giunto il momento di adempiere
ai suoi doveri e sposare Federico Ubaldo
della Rovere, un matrimonio combinato anni prima dalle rispettive famiglie.
Claudia non riuscirà
mai a dimenticare il suo primo amore, ma poco importa perché le loro vite
saranno destinate ad incrociarsi ancora.
Io narrante di questo
breve romanzo, o forse sarebbe meglio chiamarlo lungo racconto trattandosi di
appena una cinquantina di pagine, è proprio Paul Botsch, personaggio immaginario ma piuttosto verosimile in
quanto appartenente ad una famiglia realmente esistita il cui nome Botsch è una germanizzazione del
cognome originario de’ Rossi. I de’ Rossi, uomini d'affari e banchieri, si trasferirono nel XIII secolo a
Bolzano per fare fortuna in Tirolo.
Claudia de’ Medici, personaggio
storico meno conosciuto rispetto ad altri esponenti della sua famiglia, fu una
figura di spicco per la città di Bolzano, città natale dell’autore del romanzo.
Claudia de’ Medici (1604-1648), figlia di Ferdinando I e
Cristina di Lorena,
fu duchessa di Urbino per aver sposato, appena diciassettenne, in prime
nozze (1621) Federico Ubaldo della Rovere e arciduchessa d’Austria e contessa del Tirolo a seguito delle
seconde nozze contratte nel 1626 con l’Arciduca Leopoldo V d’Austria.
Il primo matrimonio con il duca di Urbino fu un matrimonio
infelice, lo sposo si rivelò da subito un uomo vizioso, violento e
scavezzacollo. Dalla loro unione nacque una bambina Vittoria della Rovere, futura Granduchessa di Toscana e moglie di
Ferdinando II.
Fortunatamente per
Claudia il duca di Urbino morì appena due anni dopo le loro nozze, nel romanzo
si dice a seguito di un colpo apoplettico, ma alcuna storiografia non esclude un
veleno inviato da Firenze e forse destinato più che a lui alla sua amante (vedi
Giuseppe Conti, “Firenze. Dai Medici ai Lorena).
Claudia ebbe maggior
fortuna con il secondo matrimonio, ma purtroppo anche l’arciduca morì presto. Dopo
solo sei anni (1632) la Medici si ritrovò nuovamente vedova e assunse quindi la reggenza del Tirolo in vece del figlio
Ferdinando Carlo d’Austria fino al 1646. Un periodo non facile quello in
cui si trovò al potere, proprio allora infuriavano le guerre tra cattolici e protestanti e per lei, una straniera
proveniente da una famiglia cattolicissima, non fu semplice riuscire a mantenere
salde le redini dello Stato.
Claudia de’ Medici fu figura rilevante per la città di Bolzano.
Sotto il suo governo vennero incrementati gli scambi commerciali e, proprio a
tale scopo, venne istituito anche il Magistrato
Mercantile con l’intento di accrescere l’importanza internazionale della città.
Il racconto di Pasquali
non si addentra nei particolari storici e tende a non approfondire più di tanto
neppure i sentimenti e la psicologia dei vari personaggi ma, pur rimanendo in
superficie, il racconto non risulta mai banale sebbene talvolta l’uso del “tu”
tra Paul e Claudia strida un poco.
Il vero protagonista
del libro diventa quindi la delicata storia d’amore,
un amore che si trasforma seguendo le fasi della vita, un legame talmente forte
da piegarsi dinnanzi alle avversità senza mai spezzarsi.
Sullo sfondo troviamo le vicende dell’epoca: le guerre di
religione, la ragion di stato e quella figura di Claudia de’ Medici che ha segnato profondamente lo sviluppo economico di una
città che ancora la ricorda con gratitudine e affetto come testimonia proprio
questo libro.
È un’aria insolita
quella che si respira tra le pagine di questo romanzo; anche laddove si parla
di Firenze si percepisce che il racconto
è filtrato attraverso una cultura e una sensibilità differente da quella
toscana; nelle licenze letterarie così come nelle atmosfere è forte il
richiamo alla storia dell’Austria e del Tirolo anche quando il racconto ci
narra di realtà fiorentine.
Ho scoperto questo
volume per caso durante una visita in Alto Adige, direi una sorpresa gradita quanto
inaspettata per un’appassionata di storia medicea come me.
“Una Medici a Bolzano”
è un romanzo che invoglia senza dubbio ad approfondire la storia del Tirolo e chissà
che magari non nasca in me una nuova passione.