LA SPADA E IL ROSARIO
di Adriana Assini
SCRITTURA &
SCRITTURE
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Nell’anno
1516 il Regno di Sicilia è ancora sotto il giogo spagnolo e Palermo è governata
in modo sconsiderato dal viceré Hugo de
Moncada.
Re Ferdinando II è in punto di morte e presto dalle
lontane Fiandre gli succederà il nipote Carlo che, se poco conosce gli affari
spagnoli, tanto più ignora la situazione politica siciliana.
In questo clima rovente un
gruppo di mercanti di origini pisane, capeggiati da Gian Luca Squarcialupo, insieme
ad un nutrito numero di nobili palermitani tramano nell’ombra per rovesciare il
governo spagnolo e
riportare sul trono palermitano qualcuno originario del luogo nel tentativo di
cambiare il deplorevole stato delle cose.
Ai
limiti della bancarotta e strangolati dai debiti e dalle tasse, afflitti
dall’ascesa economica di famiglie dell’alta burocrazia e della finanza sostenute
dal viceré, la nobiltà isolana e la
classe mercantile versano in pessime condizioni economiche.
Morto
Ferdinando II, Hugo de Moncada verrà sostituito dal nuovo protetto della corona
spagnola, Ettore Pignatelli, ma
nulla cambierà per la popolazione che continuerà ad essere oggetto di malversazioni
ed ingiustizie.
La
logica di governo resterà quella che secoli dopo sarà riassunta perfettamente
nella famosa frase fatta pronunciare da Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Tancredi
nel suo “Il Gattopardo”: Se vogliamo che
tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.
Espressione
che Adriana Assini fa sua facendo pronunciare a Squarcialupo le seguenti
parole:
In Continente lo sanno
bene che la Sicilia è una mucca da mungere (…). In apparenza tutto cambia, ma
non nella sostanza.
Ma
chi è Gian Luca Squacialupo, il
protagonista di “La spada e il rosario”?
Nato
a Palermo da genitori pisani, lo Squacialupo si sente palermitano al cento per
cento.
Innamorato
da sempre della bella e fiera Francesca
Campo, non ha però esitato a sposare un’altra donna la cui dote gli ha
permesso di estinguere i suoi tanti debiti, debiti che immediatamente hanno iniziato
ad accumularsi nuovamente, non essendo egli in grado né di fare economia né di
contenersi negli appetiti di qualsiasi genere essi siano.
Gian
Luca Squacialupo è un capopopolo nato, impulsivo,
ostinato ed impaziente, uno che ha fegato da vendere.
E’
pieno di contraddizioni, non solo in
campo amoroso, ma è anche un amico
fidato, un uomo d’onore, un uomo che sa mantenere i patti.
A
fare da contraltare a Gian Luca Squacialupo troviamo un altro personaggio, Vincenzo De Benedetto, un arrivista
meschino e gretto, un doppiogiochista che pur di raggiungere i propri fini non
si fa scrupolo di tradire i compagni e persino il suo stesso fratello.
Gian
Luca Squarcialupo non è perfetto, anch’egli all’inizio come gli altri non esita
ad anteporre i propri interessi a quelli del prossimo, ma alla fine arriva ad
appassionarsi veramente al diritto e alla giustizia.
Per Vincenzo
De Benedetto invece non c’è alcuna redenzione, egli è un giuda che non
cerca né desidera il riscatto, fino alla fine troverà delle giustificazioni ai
misfatti commessi scorgendo sempre il modo di addossare agli altri la colpa.
Tra
Squarcialupo e Vincenzo troviamo il personaggio di Cristoforo, migliore amico del primo e fratello del secondo; sempre
pronto a schierarsi a fianco di Gian Luca e a giustificare i comportamenti di
Vincenzo, sottovalutandone la pericolosità.
Cristoforo
De Benedetto, forte e nobile, onesto e leale,
non riesce purtroppo a comprendere
quanto invidia, gelosia e sete di potere abbiano reso suo fratello Vincenzo un
uomo abietto e spregevole.
Adriana Assini ancora una volta riesce ad offrirci un
piccolo affresco di un tempo lontano e lo fa, come sempre, attraverso minuziose e dettagliate descrizioni
dell’epoca e dei luoghi, ma soprattutto affascinandoci con personaggi seducenti
ed intriganti.
Le
parole in palermitano, i detti popolari, tutto concorre a rendere vivo il racconto tanto che al lettore sembra
davvero di assistere a quegli stessi fatti in prima persona.
E’
già il terzo libro che leggo di questa autrice eppure ogni volta resto
incantata davanti alla sua abilità nel saper rendere la narrazione così scorrevole e coinvolgente, davanti alla sua bravura
nel riuscire in poche righe a delineare perfettamente la scena sulla quale si
muovono i suoi personaggi sempre così
veri e vitali.
Nel
sottotitolo del libro però sono nominati anche altri personaggi: chi erano i Beati Paoli?
La
loro esistenza è legata ad una leggenda
palermitana; chi loro fossero in realtà non è dato sapere. Forse una setta religiosa? Qualcuno
pensa che fossero dei monaci appartenenti all’ordine di San Francesco da Paola
o forse chissà non erano neppure veri religiosi.
Nessun documento purtroppo
è giunto fino a noi che ci parli di loro, tutto si rifà solamente alla tradizione orale.
Si narra si incontrassero
nelle grotte sotterranee di Palermo e che incutessero timore ai nemici.
Ma
chi erano i loro nemici? La leggenda narra che i Beati Paoli fossero schierati
dalla parte del popolo, fossero difensori degli oppressi, ma c’è anche chi
invece ritiene che i loro interessi fossero di tutt’altra natura e che i Beati
Paoli fossero tutt’altro che uomini onesti e virtuosi.
Quale
sia il ruolo svolto dai Beati Paoli nel romanzo di Adriana Assini lascio a voi
il compito di scoprilo, non vi svelerò il mistero, per cui se volete saperne di
più non vi resta che leggere il libro, certa che non ne resterete delusi.
“La
spada e il rosario” è infatti un avvincente
romanzo storico popolato da personaggi affascinanti e misteriosi che riaffiorano
da un passato dimenticato e sfuggente.
Un
libro assolutamente da leggere.
Della stessa autrice nel mio blog:
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