Harry, unico figlio del generale
Feversham, è l’ultimo discendente di una famiglia i cui membri fin dalla prima
generazione hanno abbracciato la carriera militare.
Il destino del giovane è stato scritto
il giorno della sua nascita: arruolarsi e seguire le orme paterne è la sua unica
opzione.
Rimasto orfano della madre da piccolo, Harry è cresciuto nel timore di non essere
all’altezza delle aspettative paterne, ma nonostante le sue diverse
inclinazioni e le sue paure, non si tira indietro dinanzi alle sue
responsabilità e entra tra le fila dell’esercito di Sua Maestà.
Purtroppo per Harry il luogotenente
Sutch, l’unico ad aver intuito la sua solitudine e la sua sofferenza quando lui
era poco più che un adolescente, non aveva trovato il coraggio di provare a
scardinare la sua reticenza a esternare il proprio malessere.
Siamo nel 1882, Harry ha ventisette anni e sta per sposare una ragazza
irlandese; proprio la sera in cui sta comunicando la lieta notizia agli amici, il giovane riceve
un telegramma in cui gli si notifica l’imminente partenza per una campagna
militare che lo porterà a combattere in prima linea in Egitto e in Sudan.
Harry
decide di dimettersi dall’esercito;
le imminenti nozze e la poca propensione della futura sposa a lasciare il suo amato
Donegal potrebbero essere motivazioni più che sufficienti a giustificare la sua
scelta, ma Harry sa che dietro il proprio gesto c’è molto più di questo.
Il
giorno del fidanzamento Harry riceve dai suoi compagni tre piume bianche,
simbolo della sua codardia, a queste la sua fidanzata Ethne Eustace, sconvolta per l’accaduto, ne aggiunge una quarta strappandola dal
proprio ventaglio.
Harry ha ormai perso tutto: l’onore,
l’amore della sua donna e l’affetto del padre.
Gli resta solo un modo per provare a riabilitarsi dinnanzi agli
occhi della gente, ma soprattutto davanti agli occhi di Ethne, partire per l’Africa e lì attendere un’occasione
per riscattare il proprio onore.
Da questo romanzo sono state tratte
diverse trasposizioni cinematografiche;
ricordo quella del 2002 che, nonostante l’ottimo cast, non mi aveva
entusiasmato per niente. Proprio per questo motivo sono stata a lungo in dubbio se
leggere o meno il libro.
Si dice spesso che i film non sono quasi mail
all’altezza del romanzo, credo che mai come in questo caso si possa essere d'accordo con tale affermazione.
“Le quattro piume” è un romanzo d’avventura e d’amore, ma è anche
sopratutto un romanzo psicologico.
Ciò che lo rende particolarmente interessante infatti sono i personaggi stessi
e l’indagine approfondita della loro psicologia da parte dell’autore, il loro
modo di saper reagire ai cambiamenti così come, per alcuni di loro, l’incapacità
di saper contrastare gli eventi restando ostinatamente fermi sulle proprie
posizioni.
Terminata la lettura del romanzo ho
deciso di rivedere il film per rendermi conto del perché il mio giudizio fosse
stato così negativo; ebbene, al di là di molti episodi completamente distorti,
quello che davvero manca al film è l’introspezione psicologica, i personaggi
del film sono piatti, privi di emozioni e incapaci di trasmetterne.
I
personaggi del romanzo al contrario riescono a coinvolgere emotivamente il
lettore e questo non vale
solo per il protagonista Harry, ma anche per tutti gli altri, in particolar
modo per Ethne e il colonnello Durrance.
Quando
Harry rassegna le sue dimissioni e riceve le famose quattro piume non cambia
solo il corso della propria storia, ma anche la vita di coloro che gli sono
vicini.
Ethne è il personaggio che meno ho amato del
libro anche se pagina dopo pagina ho dovuto addolcire il mio giudizio nei
suoi confronti. Non è facile da accettare che proprio colei che ama Harry e sta
per legarsi a lui per la vita lo ferisca aggiungendo addirittura il carico
della quarta piuma. Lei, più di tutti, avrebbe
dovuto cercare di comprenderlo e invece lo condanna crudelmente preoccupata
di quello che potrebbe pensare la gente, rivelando così di essere proprio lei
la vera codarda della coppia.
Harry trarrà forza dal dolore e dalla
delusione inferti involontariamente a Ethne per cercare il proprio riscatto e
mai, neppure per un secondo, la
incolperà di qualche mancanza nei suoi confronti.
La
paura di Harry ha origine dalla sua immaginazione; è sempre stato solo e il padre lo ha cresciuto usando il
pugno di ferro, non ha mai potuto confidarsi con nessuno. Il suo timore nasce dalla paura di potersi comportare da codardo, non
nasce assolutamente dalla mancanza di coraggio tanto è vero che saprà dimostrare
grandemente a tutti il proprio valore.
Il suo però non potrà mai essere il valore cieco e indottrinato proprio del soldato
perché la sua capacità immaginifica lo
porterà sempre a prevedere gli eventi e sono proprio queste possibilità future a intimorire
Harry. Tutto ciò non ne fa necessariamente un codardo anzi, proprio
nel momento del pericolo, egli è in grado di dare il meglio di sé e superare di
gran lunga gli altri per valore e temerarietà nell’azione.
Altro personaggio che non si può non
amare è l’amico di Harry, Jack Durrance;
l’empatia nei suoi confronti cresce inevitabilmente pagina dopo pagina.
La sua posizione non è facile fin
dall’inizio quando, innamorato della
donna che sta per diventare la moglie del suo migliore amico, quella donna
che lui stesso gli ha presentato, accetta di farsi da parte in silenzio, senza
scalpore, senza lasciare trapelare nulla dei propri sentimenti feriti.
Durrance
trae ispirazione dalla musica e come la vera musica egli non si lamenta. L’ouverture della Melusina è la colonna
sonora del romanzo, la musica del
violino di Ethne è sempre sincera e rivelatrice dei suoi stati d’animo; per
un attento uditore come Durrance non possono esserci fraintendimenti nell’interpretare,
attraverso il suono del violino, i veri sentimenti di Ethne tranne in rari casi
in cui l’uomo viene sopraffatto da false speranze.
Non posso davvero rivelarvi di più sul
personaggio di Jack Durrance per non
rovinarvi la lettura del romanzo, ma vi assicuro che egli è il protagonista indiscusso di meravigliose
pagine cariche di tensione emotiva laddove ingaggia con Ethne una vivace e
acuta battaglia psicologica fatta di schermaglie ricche di arguzia e non comune
ingegno.
Afred
E.W. Mason fu un
politico e un militare dalla vita avventurosa e questo indubbiamente lo ha
facilitato nella stesura delle pagine dedicate alle azioni di guerra che sono
scritte con cognizione di causa, ma è soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi che egli ha saputo dare il
meglio di sé.
Egli ha dimostrato di essere un notevole esperto di psicologia ed è
facile sovrapporre la sua figura di scrittore a quella di uno dei personaggi, il luogotenente Sutch, descritto come un appassionato
dello studio della natura umana e dotato di grande spirito di osservazione.
Sono grata a Scrittura & Scritture
per aver riproposto a distanza di cinquant’anni dalla sua ultima pubblicazione
“Le quattro piume”; il libro di Afred E.W. Mason è un classico da non perdere, una storia affascinante che merita di
essere letta e non conosciuta solo attraverso le trasposizioni
cinematografiche che, per quanto fedeli possano essere, non saranno mai in grado di rendere giustizia
alla profonda psicologia dei personaggi nati dalla penna dello scrittore.
Un’ultima parola voglio spenderla per l'impeccabile qualità della veste grafica sempre molto accurata dei libri editi
da questa casa editrice che, anche in questo particolare caso, risulta essere oltremodo elegante, accattivante e azzeccata.