giovedì 5 maggio 2022

“Il cimitero di Venezia” di Matteo Strukul

Il calderaio Sante sta rientrando a casa quando la sua imbarcazione urta contro qualcosa, quello che riaffiora dall’acqua è il corpo di una donna. L’efferato delitto è stato commesso da qualcuno senza dubbio spinto da una rabbia e una ferocia inaudite visto che la donna ha il petto squarciato e il cuore le è stato strappato.

Antonio Canal, soprannominato Canaletto, è l’artista più ammirato di Venezia. Tutti gli amanti dell’arte veneziani e stranieri ambiscono a possedere una sua opera poiché nessuno come lui sa cogliere in un dipinto la luce e la bellezza della città lagunare. 

Canaletto si è preso, almeno così sostiene, una pausa dalla sua attività legata al teatro, in verità sta lavorando ad una scenografia per un’opera di Antonio Vivaldi che promette di essere piuttosto sovversiva.

Quando Antonio Canal viene convocato d’urgenza a Palazzo Ducale dall’Inquisitore Rosso, Sua Eccellenza Matteo Dandolo, che lo riceve nella camera del tormento insieme al Capitano Grando Giovanni Morosini, capo dei Signori di Notte al Criminal, teme che questa convocazione abbia a che fare proprio con questo suo lavoro. I due magistrati invece sono interessati al suo quadro che raffigura il Rio dei Mendicanti il luogo legato al ritrovamento del corpo della donna assassinata e, prima di congedarlo, gli intimano di tenersi alla larga da certi ambienti che pullulano di bordelli e ridotti,

Finito il colloquio però Canaletto viene convocato addirittura dal Doge Alvise Mocenigo che, in compagnia di una donna misteriosa, inizia ad interrogarlo su uno dei tre uomini da lui dipinti in quello stesso quadro. L’uomo a cui sono interessati il Doge e la donna che vuole mantenere l’anonimato altri non è che il marito di lei. Alvise Mocenigo chiede a Canaletto di investigare sul perché l’uomo si trovasse presso l’Ospedale dei Mendicanti e il pittore, per quanto stupito e preoccupato per la missione assegnatagli, non può certo esimersi dall’accettare un incarico affidatogli dal al Doge in persona.

Inizia così una corsa contro il tempo in una escalation di rivelazioni che renderanno l’indagine sempre più complicata e pericolosa.

Venezia vive un momento particolare: l’epidemia di vaiolo, gli efferati omicidi, l’antisemitismo crescente e il malcontento popolare contro l’oligarchia al potere fanno della città una polveriera pronta ad esplodere.

Tantissimi i personaggi sulla scena ognuno caratterizzato fin nei più piccoli dettagli sia fisici che psicologici: il medico ebreo Isaac Liebermann, il feldmaresciallo conte Johann Matthias von der Schulenburg, l’irlandese Owen McSwiney, il cicisbeo Olaf Teufel solo per citarne alcuni.

Ovviamente trattandosi di un thriller storico-avventuroso non posso addentarmi di più nella descrizione dei protagonisti per non rovinarvi il piacere della lettura e l’effetto sorpresa. Posso però anticiparvi che non potrete non farvi coinvolgere dalla figura di Canaletto che pagina dopo pagina, acquistando sempre più fiducia in se stesso anche grazia al sentimento che nascerà in lui per la bellissima e appassionata Charlotte, si trasformerà da uomo timido ed esitante in un uomo pronto a tutto e quasi spericolato.

Ancora una volta Matteo Strukul è riuscito a ricreare splendidamente l’atmosfera del tempo che ha scelto di raccontare. Ogni particolare, ogni dettaglio è frutto di precise ricerche e attenti studi. L’autore ha la grande capacità di riuscire a fondere la finzione narrativa con la storia, sicché personaggi storici realmente esistiti si sposano perfettamente sulla scena con personaggi di pura invenzione.

“Il cimitero di Venezia” è una storia carica di suspense che affascina il lettore proiettandolo nella Venezia del Settecento all’inseguimento di spie e spietati assassini, introducendolo nei palazzi del vizio, rendendolo edotto sull’arte del vetro e conducendolo per le calli, i rii e i fondaci della città.

Un romanzo assolutamente ben costruito, dalla trama avvincente e dai personaggi terribilmente affascinanti che siano essi schierati dalla parte del bene o arruolati tra le oscure file del maligno.

Sarei davvero curiosa di conoscere gli sviluppi della storia del dottor Liebermann e Viola ma, visto che è inevitabile per qualsiasi lettore non affezionarsi a Canaletto, chissà che in futuro l’autore non decida magari di regalarci una seconda indagine condotta da questo pittore ormai perfettamente a suo agio nelle vesti di un settecentesco Sherlock Holmes.

  

 

 

2 commenti:

  1. Questo romanzo sembra davvero avvincente. Povero Canaletto, però, suo malgrado si trova coinvolto negli eventi, da quanto ho inteso.

    Pare che Strukul si sia lanciato in un nuovo progetto: a una prima indagine non può che seguirne una seconda...

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    1. Sembrerebbe proprio di sì. Lo sai, non sono particolarmente attratta dalle serie però in questo caso ci sono alcuni aspetti della storia che mi piacerebbe fossero sviluppati. Chissà magari ancora un volume..

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